lunedì 31 dicembre 2018
Contromessaggio di fine anno 2018
mercoledì 5 dicembre 2018
Ambrosini Carni: oltre al danno la beffa a cui rispondiamo con la lotta!
Riceviamo dai compagni del Sol Cobas di Bergamo e volentieri pubblichiamo
Con questo comunicato vogliamo rendere noto quanto, da troppo tempo, avviene all’interno dell’azienda Ambrosini Carni di Brusaporto (BG).
UN PO’ DI STORIA : IL DANNO
Dopo tantissimi anni di attività lavorativa in condizioni estremamente precarie, diversi lavoratori organizzati con il Sol Cobas decidono di alzare la testa e cominciare a porre fine ad un regime particolarmente aggressivo, dove la giornata cominciava alla prime luci del mattino e finiva ben oltre il tramonto per almeno 6 giorni alla settimana.
Non stiamo a descivere nel dettaglio le tipologie di contratto e la paga oraria facilmente intuibili.
Dopo la prima serie di scioperi si cominciano a vedere i primissimi passi di una inversione di rotta attuati attraverso la lotta radicale portata avanti con la solidarietà attiva e militante dei cobas aziendali principalmente del territorio di Bergamo.
Le prime vittorie contemplano la stabilizzazione dei contratti a 8 ore per tutti, ritmi di lavoro sostenibili e ovviamente il blocco degli straordinari praticamente a livello semi gratuito.
Con l’arrivo della cooperativa Futura del consorzio KMO, la lotta procede con la richiesta di rispettare i parametri della paga oraria a norma del ccnl di categoria come ulteriore passo verso la piena applicazione della piattaforma proposta nel tempo ai vari appaltatori
In linea con il passato, arriva un secco no visto che l’appaltante AMBROSINI non è disposto ad aumentare le tariffe ergo non ci sono i margini “NEMMENO PER RISPETTARE LA LEGGE” come riferiscono gli stessi responsabili della cooperativa stessa.
ULTIMO INCONTRO : LA BEFFA
Se non fossimo stati testimoni oculari della vicenda penseremmo ad una piecès teatrale tragi-comica.
All’incontro concordato dalle parti, la cooperativa Futura, si fa promotrice di una linea dura nei confronti di tutti i propri dipendenti : METTE SUL TAVOLO 20 ESUBERI per continuare competitiva sull’appalto.
Vista la situazione assolutamente irricevibile la delegazione sindacale interrompe la trattativa chiamando i lavoratori affiliati allo sciopero immediato e programmando una assemblea direttamente ai cancelli il cui esito è scontato: piano di battaglia fino al totale ritiro della proposta di esuberi.
A questo proposito facciamo appello a tutti i lavoratori operanti in Ambrosini e a tutti i dipendenti Futura del consorzio KMO, ad organizzare una mobilitazione comune a prescindere dalle appartenenze sindacali per respingere questo gravissimo attacco che, se non riceverà opposizione adeguata andra’ ad essere operativo entro fine 2018.
BASTA GIOCHETTI SULLA PELLE DEI LAVORATORI!!!
UNITI E IN LOTTA POSSIAMO DIFENDERE I NOSTRI DIRITTI!!!
SOL COBAS AMBROSINI CARNI
martedì 27 novembre 2018
Riceviamo dai compagni della Cub di Alessandria e volentieri pubblichiamo per diffusione
- negli anni scorsi i lavoratori hanno sempre lavorato anche nel periodo invernale e non si è mai fatto riferimento all’interruzione della raccolta;
- in ogni caso, rimane in piedi il diritto dei lavoratori alla stabilizzazione.
sabato 17 novembre 2018
Documento di sintesi del I incontro internazionale del sindacalismo combattivo del settore aereo
- Controllo pubblico del settore aereo attraverso la nazionalizzazione delle compagnie di bandiera e delle gestione aeroportuali, essendo entrambe un patrimonio pubblico, un bene comune, con un conseguente piano di internalizzazione di tutte le attività (handling, manutenzione, informatica, sicurezza ecc.) ponendo fine alle sub-contrattazioni/terziarizzazioni. Un controllo pubblico che livelli i costi dei servizi a terra attraverso una tariffa unica, uguale e senza distinzione tra le compagnie (Low Cost) e che equipari e controlli le tasse aeroportuali a partire dalle capitali degli stati della EU;
- Lotta alla precarietà in un settore in cui l’impiego costante, per tutto l’anno, di contratti a termine e part-time, non è in alcun modo giustificato ma viene solamente utilizzato per tenere sotto ricatto salariale ed occupazionale le lavoratrici e lavoratori, i quali oltre ad essere condannati ad una vita senza prospettive, vedranno sempre più lontana e povera la propria pensione. Rivendichiamo la stabilizzazione dei contratti;
- Rispetto della conciliazione lavoro - tempo libero in un settore in cui l’orario di lavoro si basa costantemente sulla flessibilità senza mai tener conto delle esigenze delle lavoratrici e lavoratori con turni che si intercambiano ad ogni ora del giorno e della notte e con il costante obbligo di lavorare la domenica, incidendo sulla qualità della vita personale e famigliare e sulla salute. A farne le spese, all’interno di una società patriarcale, ne sono ancora di più le donne. Rivendichiamo una riduzione generale dell’orario di lavoro al di sotto delle 35 ore settimanali, anche per far fronte alla robotizzazione ed automatizzazione, con turni di lavoro full-time (part-time solo volontario) basati solo su 3 turni giornalieri, e richiediamo inoltre una normativa che regoli l’assistenza e relativi sussidi sociali, paritari uomo-donna, per la gestione delle problematiche familiari senza alcuna perdita di salario;
- Equiparazione dei salari, delle condizioni di lavoro (normativa) e dei diritti tra tutte le figure professionali del settore aereo fino al raggiungimento di un unico contratto (convenio) collettivo di lavoro di settore internazionale, chiaramente a partire dalle migliori condizioni in essere. Da anni, ormai, con la liberalizzazione del mercato e l’avvento delle compagnie Low Cost, la concorrenza tra le varie compagnie e aziende del settore si basa sempre di più sulle differenze salariali e normative (costo del lavoro) e non sulla qualità del servizio e sicurezza offerto ai passeggeri, generando in questo modo un inarrestabile “dumping sociale”, addirittura nelle stesse compagnie/aziende con filiali Low Cost, con una sistematica rincorsa al ribasso dei salari. In questo contesto rivendichiamo, inoltre, il rispetto e il riconoscimento universale della rappresentanza sindacale e del diritto di dissenso e sciopero;
- Riconoscimento, per le figure professionali del settore aereo-aeroportuale, di svolgere un lavoro usurante, colpevole di generare specifiche malattie professionali di cui rivendichiamo, conseguentemente, il riconoscimento economico e normativo. La quasi totalità delle figure professionali del settore sono soggette ad un continuo sollecitamento fisico, ad inquinamento da scarichi, polveri sottili ed acustico nonché a continue radiazioni che mettono quotidianamente al repentaglio la salute e la sicurezza. Inoltre come denunciato nei punti precedenti, la flessibilità oraria e i turni di lavoro generano un continuo stress dovuto dall'instabilità della conciliazione lavoro - tempo libero e quindi anche alla qualità del riposo e dell’alimentazione. Evidenziamo che più le lavoratrici e i lavoratori operano in ambienti salubri e sicuri, più aumentano di conseguenza gli standard di sicurezza per i passeggeri. In questo contesto rivendichiamo l’età pensionabile (Pensione) a 55 anni e, facendo riferimento al punto sulla precarietà, evidenziamo di nuovo l’importanza della stabilizzazione dei contratti;
- Ripudio ad ogni tipo di oppressione: il settore aereo non è immune dalle discriminazioni di genere, di diversità sessuale di razza e religione e, come in tutti gli altri ambiti lavorativi, il razzismo e il maschilismo sono un’arma per mettere uno contro le lavoratrici e lavoratori con lo scopo di dividerli nelle lotte e nelle rivendicazioni. Denunciamo il fatto che proprio le donne e gli immigrati sono tra i più sfruttati e oppressi: negli aeroporti i lavori più umili e sottopagati vengono fatti svolgere proprio ad immigrati e neri soprattutto perchè, essendo messi ai margini della società, sono costretti ad accettare qualsiasi contratto pure di aver un minimo di salario per sopravvivere. Alle donne, in particolare, vengono affidati i servizi al pubblico, diventando il bersaglio di insulti ed aggressioni.
- La femminilizzazione del lavoro nel settore dell'aviazione e l'aumento dell'insicurezza lavorativa femminile.
Si tratta di una realtà che il sistema capitalistico patriarcale utilizza nella divisione sessuale del lavoro, a cui consegue uno squilibrio, nonostante l'aumento delle salariate, abbiamo un numero maggiore di posti di lavoro a bassa retribuzione e un alto tasso di condizioni precarie.
In Europa, il lavoro delle donne nel settore dei servizi è del 70%, le donne hanno condizioni di lavoro molto povere, i contratti a tempo parziale sono una realtà costante per tutta la loro vita.
Sotto una prospettiva di genere anticapitalista e di classe, le strategie di lotta rivoluzionarie che le organizzazioni sindacali devono adottare, sono la creazione di una base consolidata di rivendicazioni in termini di uguaglianza.
Questo è il motivo per cui le organizzazioni sindacati devono fare pressione sulle aziende affinchè i piani di uguaglianza siano implementati, tenendo un carattere reale nelle politiche di parità in modo che siano eseguiti senza che rimanga un semplice documento in cui l’azienda esprime i suoi migliori auguri alle lavoratrici senza poi mai eseguirli.
Per una vera uguaglianza già nel mondo del lavoro.
martedì 6 novembre 2018
lunedì 29 ottobre 2018
A proposito dell'elezione di Bolsonaro...
Di Fabiana Stefanoni (Esecutivo nazionale PdAC)
Qualcuno, anche a sinistra, vede nella vittoria elettorale di Bolsonaro, rappresentante dell’estrema destra brasiliana, il segno evidente di una sorta di tendenza mistica dell’attuale fase storica a un’inesorabile "deriva reazionaria": un concetto idealistico che nulla ha a che spartire con il marxismo e che ricorda più che altro le "tappe" dell'evoluzione dello Spirito di hegeliana memoria.
Altri vedono in questa elezione la conferma della necessità di ripensare le categorie stesse del marxismo. Se gli operai votano in massa personaggi come Bolsonaro, Salvini e Trump forse c'è qualcosa che non funziona nel concetto stesso di “alternativa di classe”: non sarebbe meglio – ci spiegano questi teorici del “postmoderno” - pensare a qualche strategia che prescinda dalla classe operaia?
Altri ancora, infine, interpretano questa elezione come la conseguenza inevitabile di un presunto "golpe" in atto da tempo: golpe che, non si capisce perché, avrebbe bisogno ancora di utilizzare gli strumenti elettorali per dispiegarsi al meglio…
La verità, come spesso accade, è meno fantasiosa e più semplice: chi non la vuole vedere è chi si rifiuta di riconoscere le gravissime responsabilità dei partiti che oggi sono egemoni nel movimento operaio. Le masse proletarie e povere hanno votato in massa Bolsonaro perché stremate da una crisi del capitalismo che ai loro occhi ha visto complici Lula e Dilma nelle politiche di rapina dell'imperialismo: all'ombra dei governi del PT (“Partito dei Lavoratori”) i rappresentanti delle ricche multinazionali non hanno forse fatto i migliori affari della storia in Brasile, mentre milioni di operai morivano di fame nelle favelas? Le masse proletarie e povere hanno votato in massa Bolsonaro perché subiscono quotidianamente la violenza del sistema capitalistico, ma non credono in quello che la sinistra riformista e stalinista di tutto il mondo ha citato a modello come il "socialismo del XXI secolo", cioè i regimi borghesi bonapartisti di Chavez e Maduro: del resto chi riporrebbe fiducia in un “socialismo” che costringe alla fuga dal Venezuela ogni giorno decine di migliaia di disperati che muoiono di fame?
Non è vero che la situazione sociale e politica in America Latina è "reazionaria": è una situazione di crisi economica e sociale profonda e, per questo, come già scriveva Trotsky in relazione all'Europa dell'inizio degli anni Trenta (Germania pre-hitleriana inclusa), è una situazione pre-rivoluzionaria (lo dimostrano le enormi mobilitazioni di questi ultimi mesi in Nicaragua, Argentina, Costa Rica, Honduras, Paraguay e nello stesso Brasile). Ma, dialetticamente, sono proprio le situazioni pre-rivoluzionarie quelle che inducono settori della borghesia a ricorre, spesso loro malgrado, a personaggi come Bolsonaro. Quando le tensioni sociali si inaspriscono, quando la lotta di classe rischia di mettere in discussione i profitti delle multinazionali, la borghesia non esita a fare accordi persino con i nostalgici delle dittature.
Se volete trovare dei colpevoli per spiegare l'elezione a presidente di Bolsonaro in uno dei Paesi in cui le lotte sono state (e ancora sono) tra le più dure e radicali del mondo, non guardate in cielo per cercare mistiche tendenze "reazionarie". Guardate in basso: i responsabili sono Lula, Dilma, Chavez e Maduro, che hanno infangato la lotta anticapitalista e antimperialista – e la stessa parola socialismo - con politiche di collaborazione di classe e di vile subordinazione all'imperialismo.
Da domani le lotte riprenderanno in Brasile, più forti che mai. Ma questa lezione ci dice con chiarezza che le lotte non bastano: bisogna costruire la direzione rivoluzionaria che non le tradirà e che le farà vincere.
lunedì 8 ottobre 2018
I INCONTRO INTERNAZIONALE DEL SINDACALISMO COMBATTIVO DEL SETTORE AEREO (MADRID 15-16 OTTOBRE 2018)
Abbiamo avviato un percorso di scambio di idee, informazioni e progetti di lotta internazionale.
"LA LOTTA È L'UNICO CAMMINO"
giovedì 13 settembre 2018
Bari: La lotta di classe arriva in piazza Carabellese con la voce dei suoi protagonisti
Sabato 15 settembre, alle 17.30, si svolgerà a Bari un importante dibattito pubblico sul tema caldo dell'opposizione di classe all'ennesimo governo borghese che indossa le vesti xenofobe e populiste del M5S e della Lega. Gli ospiti relatori del dibattito sono importanti protagonisti della lotta di classe in Italia: Fabiana Stefanoni, insegnante e dirigente storica del PdAC, impegnata da sempre nelle lotte della scuola e oggi alle prese con la vertenza delle maestre diplomate magistrali che rischiano il più grande licenziamento di massa nella storia repubblicana; Giordano Spoltore, operaio FCA-Sevel, attivista sindacale del coordinamento Slai-Cobas di Chieti, tra i principali promotori del coordinamento FCA e membro del Gruppo operativo nazionale del Fronte di Lotta No Austerity; Monica Dal Maso, laureata in economia e specializzata in pedagogia interculturale, da quindici anni si occupa d'immigrazione ed è stata volontaria tra gli ultimi (dai campi rom baresi alle favelas brasiliane), coordinatrice di progetti per l'Arci a sostegno di donne vittime della tratta e dei detenuti.
Un evento imperdibile che sul tema dello sfruttamento offrirà al pubblico un dibattito di altissima qualità dove verranno esposti quelli che non esitiamo a definire tra i più autorevoli punti di vista sulla lotta di classe.
La redazione di CUBlog, nel ringraziare i compagni baresi di Spazio 17, con cui condivide il comune impegno nel Fronte di Lotta No Austerity, invita tutte le lavoratrici e i lavoratori della provincia di Bari (e non solo) a partecipare numerosi!
venerdì 7 settembre 2018
IMMIGRAZIONE: IL NUOVO (SPORCO) GIOCO DELLA POLITICA IN CUI TRA RAZZISMO, SOVRANISMO, MENZOGNE, OPPORTUNISMO E IPOCRISIA, I VARI LEADERS, DEI DIVERSI SCHIERAMENTI, SI CONTENDONO IL CONSENSO SFRUTTANDO LA DISPERAZIONE SIA DEI NATIVI CHE DEI MIGRANTI.
domenica 26 agosto 2018
Firenze: un altro attentato incendiario al Rovo da parte di chi vuole portare spaccio e degrado in uno spazio sociale
giovedì 12 luglio 2018
mercoledì 4 luglio 2018
Diplomati magistrali: presidio davanti a Montecitorio il 6 luglio
Diplomati magistrali saranno in presidio a Montecitorio il 6 luglio
Comunicato stampa
Viste le ultime notizie del Governo e del cosiddetto Decreto Dignità che prevede un congelamento per i Diplomati magistrali per ulteriori 120 giorni, chiediamo con fermezza un DECRETO RISOLUTIVO! Non possiamo esser ancora esser mortificati con ulteriore CONGELAMENTO! Siamo stati congelati da dicembre ad ora, ma ormai siamo giunti a luglio e le temperature sono “calde”, vogliamo soluzioni CONCRETE!
Un decreto con tale nome non può pensare che sia DIGNITOSO congelare la nostra situazione ancora per altri 4 mesi! Dobbiamo esigere una soluzione qui ed ora. Durante la campagna elettorale le varie forze politiche dicevano di avere le idee chiare, di aver già trovato le soluzioni più opportune, hanno preso i nostri voti, ora dobbiamo pretendere i FATTI CONCRETI!
Venerdì 6 luglio saremo in presidio a Montecitorio: in quell’occasione abbiamo chiesto un incontro all’On. Bussetti (Ministro dell’Istruzione) e all’On Pittoni (Presidente della Commisione Istruzione pubblica del Sentato). Abbiamo chiesto di essere ricevuti ufficialmente presso gli uffici del Miur o del Senato.
Non ci stiamo ad essere presi in giro!
Lavoratori Scuola Uniti
Diplomati Magistrali Cub Sur
Diplomati Magistrali Cobas Scuola
martedì 19 giugno 2018
Reparto ruote Alitalia. Picchi di produzione + carenza di organico = picco di sfruttamento
DIVISIONE MANUTENZIONE ALITALIA - REPARTO RUOTE
TRA SOTTORGANICO, PICCHI DI PRODUZIONE E MACCHINARI OBSOLETI:
ALLA RICERCA DELL’HIGHLANDER!!
Sono anni ormai, dalla privatizzazione di Alitalia, che anno dopo anno
vanno peggiorando le condizioni di lavoro all’interno del Reparto Ruote e
se a breve non verranno prese delle minime precauzioni, ci troveremo ad
affrontare la peggiore gestione della summer season da parte della
dirigenza az; sarebbe veramente un primato (negativo) riuscire a fare
peggio delle precedenti fallimentari gestioni Cai ed Etihad!!!
Sono anni che denunciamo il pesante sottorganico che assilla il settore
che dal 2009 non vede nessun tipo di turnover e nessun incremento di
personale, anzi le “2 privatizzazioni” ne hanno determinato una
riduzione, generando negl’anni una vera e propria situazione di
sfruttamento dei lavoratori : ad oggi sono molti i colleghi a cui, per
problemi fisici annessi alla tipologia di lavoro, sono state riconosciute
delle temporali limitazioni. Tutto ciò sta generando un sovraccarico di
lavoro per i pochi lavoratori rimasti, per ora, “abili” e un conseguente
crollo della produttività, mettendo seriamente a rischio la produzione e
l’operatività nel periodo più delicato dell’anno.
Mancanza di investimenti e valutazioni totalmente errate sono alla base
della crisi gestionale che sta colpendo il reparto ruote, sono mesi che
sono inascoltate le grida d’allarme dei lavoratori e dei responsabili di
reparto, mai come negli ultimi 12 mesi ci siamo trovati a gestire delle
scelte miopi che stanno portando al collasso i lavoratori e la produzione,
vedi l’utilizzo di cigs e il trasferimento di colleghi in altri reparti per lunghi
periodi. Tutto ciò non ha portato nessun risparmio nelle tasche
dell’azienda ma solo problematiche gestionali con il conseguente
aumento dei costi.
Serve da subito un cambio di passo per sopperire alla crisi di organico del
reparto, con un intervento duraturo e strutturale condiviso con i
lavoratori, in mancanza del quale saremo costretti ad intraprendere tutte
le iniziative sindacali necessarie a difesa della loro salute ed occupazione.
18.06.18 CUB TRASPORTI – AIRCREW COMMITTEE
giovedì 31 maggio 2018
giovedì 3 maggio 2018
Caro Calenda... La lettera aperta delle ex lavoratrici e degli ex lavoratori Almaviva di Roma al ministro Calenda.
Prima del testo della lettera ci teniamo a ribadire che siamo al fianco degli ex lavoratori Almaviva di Roma, la loro è stata una bellissima lezione di forza e dignità che ha arricchito tutti gli operai in lotta. La colpa di fallimenti, tagli, e licenziamenti di massa NON È MAI DEI LAVORATORI!
Ministro Calenda, si vergogni! Quello che scrive per darsi un tono sui social è riprovevole. Lei può avere tutte le poltrone che vuole, ma rimarrà sempre un patetico fallito!
La redazione di CUBlog
Ancora una volta leggiamo un suo attacco diretto, Ministro Calenda, nei confronti della RSU romana fomentando l' odio verso le persone con menzogne ormai di livello vergognoso!!
Dichiara inoltre che le stesse non abbiano richiesto la consultazione dei lavoratori in merito a quanto scritto su quell’intesa. “Quanto dichiarato e scritto corrisponde a falsità”!!
“Quella notte è stato chiesto al viceministro Bellanova di permetterci di andare a parlare con le persone. La risposta è stata una seconda lettura dell’accordo e la firma immediata in quanto i termini della procedura erano scaduti.
Ma inutile continuare a scrivere fiumi di parole da parte nostra; non avendo noi i potenti mezzi economici del Governo per poter acquistare intere pagine di quotidiani chiediamo a Lei, Ministro, un confronto in luogo pubblico alla presenza dei giornalisti che mettono nero su bianco amenità assurde e delle telecamere per poter parlare ai cittadini spiegando anche la nostra versione.
Siamo certi che non si sottrarrà al confronto con i soliti abusi di potere. Metta anche noi in condizione di spiegare cosa è accaduto quella notte, nei mesi precedenti e quelli a seguire. Di poter dire a tutti che avete permesso che Almaviva licenziasse le mamme, che Almaviva assumesse durante le procedure, che Almaviva effettuasse migliaia di ore di straordinari mentre si era in ammortizzatori sociali pagati da tutti i cittadini, che avete aiutato Almaviva ad ingrassare in Brasile con i soldi pubblici di tutti i cittadini italiani (caso Simest), che avete elargito incentivi ad Almaviva, incentivi = soldi pubblici, e poi permesso che se ne andasse in Romania senza richiedere nulla indietro. Ecco, dopo tutto questo, ancora oggi siamo costretti a leggere menzogne sui quotidiani e social ed essere messi alla gogna per non aver accettato un ricatto.
Questi mezzi biechi di “pilotare”le vertenze ed eventuali accordi a stretto giro in altre sedi, strumentalizzando Roma, sono davvero indegni di chi rappresenta il Governo Italiano. Vogliamo una data!!
Barbara Sbardella, Piero Coco, Pasquale Mazzitello, Stefania Iaccarino, Massimiliano Montesi, Norma Coccia, Fabio Taddei, Davide Mennuti, Sabrina Linzi.
martedì 10 aprile 2018
Riceviamo, condividiamo e volentieri pubblichiamo questo volantino di solidarietà al compagno Luciano. Licenziato da Carrefour perché scomodo
Il volantino di solidarietà a Luciano
giovedì 5 aprile 2018
Sebastian non si tocca! Pubblichiamo la sua lettera aperta
Sono un operaio come tanti altri, ma è da più di tre mesi che non vedo la mia famiglia, i miei amici, i compagni della fabbrica e le persone a me vicine.
Sono perseguitato come se fossi un terrorista perché ho fatto parte delle migliaia di persone che il 18 dicembre hanno resistito per le strade alla rapina che in parlamento si stava realizzando ai danni dei pensionati. Nonostante la riforma delle pensioni sia stata votata, quel giorno la ostacolammo, e questo non ci viene perdonato.
Giovedì scorso, Gustavo Homo e Ana Maria Figueroa della Sala I della Camera di Cassazione mi hanno nuovamente respinto una richiesta di scarcerazione, esattamente com’è stato fatto dal giudice Torres e dalla Sala II della Cámara Criminal y Correccional. Il governo mi vuole incarcerato per spaventare tutti quelli che stanno lottando. Per questo io chiedo a tutti di condividere e diffondere il più possibile questa lettera.
La persecuzione ha portato anche al mio licenziamento dalla General Motors, dove ero un rappresentante dei lavoratori. Proprio lì i miei colleghi continuano la lotta per smascherare i delegati traditori che sostengono i licenziamenti.
Per spaventarmi e portarmi alla resa, mi minacciano e aggrediscono la mia famiglia, i miei amici e i compagni del Pstu. Hanno persino bruciato l’auto di uno dei miei avvocati, Martin Alderete. Però ovviamente la giustizia non ne parla.
Quale autorità può avere un governo il cui presidente è accusato di nascondere denaro dello Stato, un governo che ha ucciso Rafael Nahuel, Facundo e tanti altri poveri ragazzi, un governo che nasconde l’assassinio di Santiago Maldonado da parte della polizia, che tiene prigionieri senza motivo i compagni arrestati il 14 dicembre, che ha incarcerato Milagro Sala per aver occupato una piazza, un governo che ha estradato Jones Huala in quanto “terrorista’”? Come può essere che mentre chiedono a livello internazionale l’arresto per ‘’il matto del mortaio’’ (come mi hanno soprannominato alcuni della stampa, come se fossi dell’Isis), stanno liberando i militari genocidi dell’ultima dittatura? Bisogna porre fine a questa persecuzione contro di me, Arakaki e Dimas Ponce, ugualmente sotto attacco.
Vogliono arrestarmi perché hanno paura che saranno sempre di più coloro i quali contrastano i piani del governo Macri. Però, nonostante le minacce e il fatto di non poter vedere la mia famiglia, non mi arrendo, affinché gli stessi lavoratori non si arrendano. Mi sento come uno delle centinaia di minatori di Rio Turbio che resistono ai licenziamenti occupando le miniere e affrontando la polizia con quello che hanno a portata di mano. Loro sono un esempio di quello che bisogna fare! La popolazione di Azul e gli indigeni del nord stanno lottando per il pane e per le proprie famiglie! Non possiamo continuare a subire in questo modo, non possiamo rassegnarci a un futuro di fame per i nostri figli e a morire nei luoghi di lavoro. Basta!
Per questo voglio mandare un messaggio ai lavoratori che leggono questa lettera: non abbandoniamo le strade! Non permettiamo che i nostri compagni vengano licenziati! Non lasciamo che ci rovinino con misure che colpiranno le nostre famiglie! Dobbiamo organizzarci in maniera unitaria e batterci contro questo governo che ci affama! I dirigenti sindacali che dicono di voler affrontare il governo devono proclamare lo sciopero generale, altrimenti occorre imporlo dal basso!
I lavoratori, le donne e i giovani che stanno lottando per i propri diritti, tutti i settori popolari, devono cacciare il governo Macri esattamente come cacciammo De La Rùa nel 2001. Fate assemblee con tutti i compagni in tutti i luoghi di lavoro, organizzate la lotta! Non c’è altra strada, o loro o noi!
Via Macri!