giovedì 27 aprile 2017

Pubblichiamo molto volentieri questa intervista a Flavia Intallura a cura di Patrizia Cammarata per Progetto Comunista*

Intervista a Flavia Intallura, “Mamma Africa” dei profughi nella provincia di Vicenza

“Occupiamoci della sofferenza dei rifugiati e dei richiedenti asilo”




Venerdì 3 febbraio i leader europei si sono incontrati a Malta per approvare le nuove disposizioni volte a chiudere la rotta dei migranti dalla Libia all’Italia. Nel memorandum triennale d’intesa firmato il 2 febbraio scorso dal Presidente del Consiglio Paolo Gentiloni e dal premier libico Fayez al Sarraj si prevede di finanziare il governo di Tripoli e le agenzie umanitarie attive in Libia per la gestione dei migranti.  Nonostante i leader abbiano ripetuto il loro impegno per la tutela dei diritti dei migranti, con l’accordo raggiunto dall’Italia con la Libia, chi conosce la realtà libica, e ha ascoltato i racconti di chi ha attraversato la Libia per arrivare in Italia, sa bene che in questo modo centinaia di migliaia di uomini, donne e bambini, già in fuga da guerra e persecuzioni, non saranno tutelati come vogliono farci credere ma, anzi, subiranno nuovi abusi e sofferenze.  È un accordo avente lo stesso obiettivo di quello siglato fra Unione Europea e Turchia, che ha consegnato al regime di Erdogan il respingimento di uomini, donne, bambini e anziani che fuggono dalla guerra in Siria. Il governo Gentiloni affida al governo fantoccio libico di Serraj il criminale lavoro di respingimento di chi cerca di uscire e fuggire da fame, guerre e disperazione.
Ed è proprio venerdì 3 febbraio che incontro, nella sede del sindacato Usb di Vicenza in via Zaguri, Flavia Intallura, addetta allo sportello migranti e segretaria dell’Associazione Senza Confini con sede a Schio (Vicenza). Flavia, invece, di questa disperazione si fa carico e, anzi, questa disperazione vuole organizzarla, darle una dignità e una prospettiva contro un sistema razzista e ingiusto.
Flavia, perché hai scelto di dedicarti alle tematiche dell’immigrazione?
“Io stessa provengo da un’esperienza di emigrazione, anche se non ai livelli tragici vissuti dalle persone di cui mi occupo. Anch’io, però, ho conosciuto il razzismo; l’ho provato su me stessa, quando ancora ero una bambina, essendo figlia di siciliani emigrati in Germania. Sono nata in Germania dove sono rimasta fino all’età di vent’anni. Mio padre era operaio, poi negli ultimi anni, siccome parlava correttamente quattro lingue, è diventato mediatore culturale. Ma io ricordo ancora l’emarginazione e la sofferenza di quando dovevo giocare da sola perché i bambini tedeschi mi escludevano dai loro giochi… Sento molta empatia con chi è immigrato. Forse anche per questo mi conquisto la loro fiducia e qualcuno di loro, qui a Vicenza, mi chiama “Mamma Africa”.

Quando è nata l’associazione “Senza Confini”?
“E’ nata lo scorso anno, nel 2016. Ci sono centinaia di sportelli, nel Veneto, che si occupano d’immigrazione, ma la nostra Associazione è l’unica, a quanto mi risulta, che si occupa specificatamente dei richiedenti asilo”.

E’ un’associazione del sindacato Usb (Unione sindacale di base)?
“No, l’associazione è indipendente ma la collaborazione con Usb Vicenza è molto importante. Non solo, il rappresentante legale regionale di Usb Federazione del Veneto, Germano Raniero, ci consente di avere uno sportello nella sede di Vicenza alcuni giorni la settimana. C’è, soprattutto, una fattiva collaborazione con il sindacato per quanto riguarda gli aspetti legali, la necessità di un avvocato, i rapporti con la Questura e la Prefettura e, soprattutto, l’organizzazione di manifestazioni, presidi, un aiuto per analizzare anche dal punto di vista della lotta di classe quello che succede, un aiuto per interloquire con i lavoratori italiani, iscritti e organizzati dal sindacato, e portare loro il punto di vista dei profughi, cercando di sottrarli al razzismo della Lega e di altre forze politiche. Noi cerchiamo di occuparci, come associazione, anche delle cose pratiche (vestiario, cibo, ecc.) ma il rapporto con il sindacato è importante perché è il sindacato che ci ricorda sempre che il nostro non è il ruolo della Caritas, che noi abbiamo il dovere di fare un intervento politico, di organizzare queste persone per dignità e diritti e non per lasciarli in una situazione di sudditanza e richiesta di carità”.

Parlando del razzismo, spesso i titoli di diversi fra i principali giornali locali associano profugo con smartphone…
“E’ veramente indegna la strumentalizzazione sugli smartphone usati dagli immigrati! Se uno ha un cellulare normale o usa un telefono, telefonare in Africa costa tantissimo! Solo con lo smartphone queste persone (che hanno degli amici, degli affetti, una famiglia, nostalgia di casa) possono stare in contatto con la loro famiglia e poter comunicare facendo sapere di essere ancora vivi, e al contempo ricevere notizie da casa!”

 I titoli dei giornali parlano di soggiorno gratuito in alberghi…
“Dobbiamo ricordare che la maggior parte dei richiedenti asilo per poter partire dal proprio Paese d’origine fa una raccolta di soldi fra i parenti e gli amici. Nel loro Paese soffrono la fame, non hanno prospettive, vedono morire familiari per mancanza di cibo o di una banale medicina! Dal Senegal, da altri Stati in Africa, attraversano il deserto per arrivare in Libia dove alcuni sono vittime di storie orrende (torture, amputazione delle orecchie, le donne sono violentate…). Una volta che riescono, attraversando il mare nelle condizioni che sappiamo, ad arrivare in Italia, sono consegnati a delle cooperative che, quasi sempre, hanno l’unico scopo di fare profitto sulla loro disperazione. Le cooperative guadagnano circa € 35,00 il giorno per ogni richiedente asilo. Sono anche 150 le persone “accolte” in alcune cooperative. Fai il conto del guadagno! E considera che nel Veneto circa l'ottanta per cento dei richiedenti asilo riceve un esito negativo alla richiesta. Appena ricevuta la risposta negativa, dopo il ricorso, queste persone, spesso ragazzi molto giovani, sono buttati fuori dalle cooperative: buttati fuori senza lavoro, senza sapere la lingua, perché quasi sempre non si è insegnato loro nulla. E così ragazzi spesso giovanissimi si trovano da un momento all’altro in strada, senza casa, senza cibo, senza amici. Chiaramente, in queste condizioni, in balia della criminalità.
La maggior parte delle cooperative è interessata solo al profitto, non a dare una prospettiva a queste persone”.

I  comitati che si oppongono all’arrivo dei profughi trovano sostegno anche sull’onda di queste false informazioni che mirano a mettere italiani contro immigrati (smartphone, alberghi “di lusso”, ecc.)…
“Certo, basti pensare alle dichiarazioni di Joe Formaggio, sindaco di Albettone, paese in provincia di Vicenza, che continua a rilasciare dichiarazioni che, purtroppo, hanno grande spazio sui giornali. Dichiarazioni come: “Gli immigrati sono sessualmente pericolosi”, “ Mia figlia mai con uno di colore”, “Hitler ha fatto anche cose giuste. I rom? Non servono alla società, rubano tutti”.
Come sai, contro i comitati razzisti abbiamo organizzato nei mesi scorsi un presidio che ha fatto molto scalpore. Si è trattato di un presidio indetto dal nostro sportello Usb Migranti, con Germano Raniero e con l’Associazione Senza Confini e altri gruppi antirazzisti della provincia.  Il giorno dopo i giornali, e vari spazi su facebook, sono stati costretti a non fare i soliti titoli razzisti ma ad aprire con la notizia: “La provincia di Vicenza è solidale” e “Costruiamo ponti, non barricate” riprendendo i due striscioni che hanno aperto il corteo di circa trecento persone. Penso sia importante farci vedere, organizzare la solidarietà.

La situazione delle donne?
“Le donne sono penalizzate il doppio degli uomini, come accade nella maggior parte degli ambiti della società! Intanto, quando arrivano in Italia - ho saputo proprio da alcune di loro - vengono subito intercettate, appena sbarcano a Lampedusa, ma succede anche qui nel Veneto, dalle cosiddette “Madames” che sono spesso loro connazionali immigrate senza scrupoli che all’arrivo di queste giovani ragazze, impaurite e sole, si fingono parenti, le accolgono e le portano in strada a prostituirsi. Le ragazze, che non conoscono la lingua, che non hanno denaro, che arrivano stremate da un viaggio da incubo, non hanno alternative, sono alla loro mercé e completamente sotto ricatto. Ma anche quando non sono intrappolate in questo tranello la loro sorte è drammatica. Sono spesso consegnate a delle cooperative che le rinchiudono in qualche struttura isolata”.

Ricordo che l’otto marzo dello scorso anno siete intervenuti in una situazione simile…
“Sì, è stata una storia in cui abbiamo avuto un ruolo positivo sia come associazione, sia come Usb. E’ successo che un privato ha acquistato una struttura in un paese isolato, in montagna, nella provincia di Vicenza. Si è rivolto poi a una cooperativa, offrendo la struttura, e la cooperativa ha portato undici ragazze, undici profughe. Il proprietario della struttura, con la scusa che la proprietà era sua, ha imposto la sua presenza giorno e notte e rimaneva lui con le ragazze in questa situazione d’isolamento mentre l’operatrice della cooperativa faceva visite saltuarie. Quest’uomo faceva continuamente delle avances alle ragazze ricattandole e, quando loro volevano tenere le distanze, minacciava che avrebbe usato la sua influenza affinché fosse loro negato il Permesso di soggiorno. Allora, come “Associazione Senza Confini”, con l’appoggio di Usb Vicenza, abbiamo iniziato a fare blitz in questa struttura e l’otto marzo scorso abbiamo chiamato gli organi d’informazione e abbiamo consegnato alle ragazze delle rose rosse come simbolo di rispetto e di lotta. Siamo stati pesantemente minacciati dal proprietario ma ci siamo guadagnati la fiducia delle ragazze. Alcune di loro, le più coraggiose, sono uscite dalla struttura e hanno raccontato la loro storia. La Prefettura è stata costretta a trasferirle in una situazione più dignitosa, sottraendole al ricatto e all’isolamento in cui erano costrette”.

Dall’inizio dell’anno si è parlato molto, soprattutto nel Veneto ma la vicenda ha avuto eco nazionale, della tragica vicenda di Sandrine Bakayoko…
Sandrine Bakayoko era una giovane donna di venticinque anni della Costa d’Avorio ed è morta il 2 gennaio scorso nel superaffollato centro di prima accoglienza (ex base militare) di Cona (che “ospitava” 1500 persone fra cui diversi minori), in provincia di Venezia. Sandrine era arrivata in Italia il 30 agosto 2016 ed era in attesa di avere una risposta alla sua richiesta d’asilo. Ha avuto un malore ed è stata trasportata in ospedale a Piove di Sacco in ambulanza, ma è morta durante il trasporto. Gli immigrati che erano nel Centro di Cona hanno subito accusato la cooperativa che gestiva il Centro, affermando che la ragazza era stata soccorsa tardi, che c’era stata negligenza e che l’ambulanza è arrivata solo otto ore dopo. La rivolta è scoppiata nel giro di poco all'interno del Centro di accoglienza: venticinque operatori - tra i quali due medici e un'infermiera - si sono barricati dentro gli uffici, intorno a loro i migranti bloccavano le uscite. La tragedia di Sandrine ha fatto emergere anche la situazione drammatica di molti minori che sono accolti in queste caserme sovraffollate, come quella di Cona, dove spesso manca anche il riscaldamento e dove le condizioni igieniche sono inesistenti. Anche in questo caso, come sportello migranti Usb, siamo intervenuti partecipando alla manifestazione contro il Centro di Cona che ha visto immigrati e lavoratori insieme per chiedere "verità e giustizia sociale per Sandrine Bakayoko". Abbiamo denunciato come le strutture di cosiddetta accoglienza, come quella di Cona, stanno sempre più diventando dei luoghi di privazione di diritti e dignità, nonché di sfruttamento non solo dei profughi ma anche dei lavoratori delle cooperative, come gli operatori sociali che lavorano spesso con contratti di sfruttamento”.

Il 27 gennaio scorso, a Venezia, si è consumata la tragedia di Pateh, un ragazzo di ventidue anni, proveniente dal Gambia, arrivato in Italia due anni fa: si è gettato nel Canal Grande, suicidandosi. Da quello che si è appreso, sembra che le persone presenti hanno trovato il tempo di filmarlo e il coraggio, non di gettarsi a salvarlo, ma di insultarlo con frasi razziste... Cosa pensi di questo fatto?
Credo, da quello che ho potuto conoscere di questo grave dramma, che i presenti che gridavano “Africa! Africa!” forse non volevano insultarlo ma, non conoscendo il suo nome, volevano in qualche modo attirare l’attenzione. Da quello che so c’è stata gente che gli ha tirato dei salvagente affinché lui si aggrappasse. Tuttavia, quello che mi ha colpito e mi ha fatto riflettere sul razzismo di cui è ormai impregnata la nostra società è il fatto che nessuno, proprio nessuno, fra il centinaio di persone che assisteva al suicidio,  si è gettato in mare per salvarlo. Credo che se ad annegare fosse stato un ragazzo bianco non si sarebbe fatto il minimo (cioè semplicemente lanciargli dei salvagente) ma qualcuno fra i presenti si sarebbe tuffato e avrebbe tentato di soccorrerlo. Penso questo anche perché ho saputo che sono state registrate frasi del tipo “se vuole morire, lascialo morire”. Ecco, questo è quello che trovo scandaloso, che nessuno, proprio nessuno si sia tuffato per salvarlo e le frasi tipo “lascialo morire” che vogliono dire “uno di meno…”.

Recentemente il sindaco di Vicenza, Achille Variati, del Pd, commentando una protesta dei rifugiati che si lamentavano per il freddo nella struttura Baronio di viale Trento a Vicenza, ha dichiarato: “I richiedenti asilo devono convincersi che questo non è il Paese dei balocchi. Le cooperative che gestiscono l’accoglienza devono dare i servizi minimi adeguati, ma queste persone non possono pensare di venire e pretendere alberghi a quattro stelle”.
“Al sindaco Variati abbiamo risposto con un comunicato. Abbiamo risposto che Variati esprime il bieco moralismo cattolico anni ’50, la stessa ipocrita carità delle Dame di S.Vincenzo. Abbiamo dichiarato che deve vergognarsi di quelle dichiarazioni. Noi sappiamo da dove vengono gli uomini e le donne di cui Variati parla e di cui Variati strumentalizza la giusta protesta, vengono da nazioni in guerra a bassa intensità, regimi corrotti spesso ‘amici’ dello Stato italiano, dove ci sono fame e povertà, da Paesi che potrebbero essere ricchissimi ma la cui ricchezza è quotidianamente rubata dall’imperialismo italiano, europeo e statunitense, dalle grandi multinazionali. Sono uomini e donne che hanno affrontato la tragedia della traversata del deserto e del mare. Noi, che ci consideriamo un Paese civile, al loro diritto alla vita, alle cure, a un’esistenza dignitosa contrapponiamo muri d’incomprensione, sdegno incivile, prigione preventiva… oppure il “devono accontentarsi”. Inoltre, poiché Variati fa la morale, la facciamo noi a lui e diciamo che pensiamo sia moralmente indegno chiedere i contributi dell’Unione europea per i richiedenti asilo se poi non si garantiscono ai migranti condizioni decenti di accoglienza. Il sindaco di Vicenza, nonché Presidente della Provincia Achille Variati, credo non tenga minimamente in considerazione l’angoscia di queste persone, dei mesi e mesi in cui sono parcheggiati in alcune stanze di qualche albergo (non certo di lusso!) isolato in montagna, dove nessuno insegna loro la lingua, dove non fanno nulla, isolati dalla comunità e lontani dal loro Paese e dalla loro famiglia. Chi si occupa della loro sofferenza? Della loro angoscia?”

La nostra intervista si conclude proprio nel momento in cui arriva Jibri, un giovane senegalese di ventun anni. Jibri è triste e mi racconta che qualche ora prima il suo smartphone è squillato e sua madre, dal Senegal, gli ha comunicato che suo fratello di sedici anni è morto. Era malato ma la medicina per guarirlo non c’era, o non era stato possibile averla perché troppo costosa. Non piange, Jibri, ma i suoi occhi sono un deserto di tristezza. Mi racconta di avere due diplomi al suo Paese, uno di sarto e uno di meccanico d’auto. Mi dice che è partito dal Senegal perché a casa non c’è futuro e si muore per banali malattie, perché le multinazionali che hanno depredato il loro Paese non assumono i nativi. Mi dice che è passato in autobus in Mali, in Burkina, in Niger, che è arrivato in Libia vicino al confine con la Tunisia. Che in Libia ha lavorato ma non è stato pagato. Voleva mandare i soldi a sua madre, ha chiesto i soldi del suo lavoro al padrone ma il padrone l’ha denunciato alla polizia perché era senza documenti ed è stato messo in prigione per sette mesi. Mi dice che quando è uscito da prigione è salito su un barcone ed è arrivato in Sicilia e poi, con un autobus, è arrivato a Vicenza. E’ stato alloggiato all’Hotel Adele, mangia alla Caritas. Ha lavorato per il Comune di Vicenza gratuitamente alcuni mesi come volontario. Mi mostra quest’attestato, a firma sindaco Achille Variati. “A cosa ti servirà?”, gli chiedo, “Non lo so”, risponde, “credo a nulla”. “Vorrei lavorare, oppure tornare a casa, da mia madre, ora che è morto mio fratello. Non so come fare”.
Quella sofferenza, di cui, durante l’intervista, continuava a parlarmi Flavia, la vedo nei suoi occhi e nelle sue parole. Ma è vero. Non hanno bisogno di carità, questi giovani coraggiosi e gentili, ma il loro bisogno è lo stesso di quello dei lavoratori della logistica, degli operai licenziati nelle fabbriche, dei terremotati abbandonati alla fame e al freddo. Abbiamo bisogno di organizzarci insieme.



(03/02/2017)

* Mensile del Partito d'Alternativa Comunista

mercoledì 26 aprile 2017

No alla strumentalizzazione borghese delle proteste antifasciste in occasione del 25 Aprile - Comunicato della Cub Sur Modena

ANTIFASCISTI: LA VERA BUONA SCUOLA SIETE VOI!

La Cub Scuola di Modena esprime la propria solidarietà agli insegnanti e agli studenti che il 24 aprile hanno dato vita ad una iniziativa antifascista davanti agli istituti scolastici carpigiani. In un momento storico in cui l’ideologia razzista e nazionalista si sta pericolosamente diffondendo in molti ambiti della società (scuole incluse) pensiamo si tratti di una iniziativa importante: per questo la sosteniamo in pieno.
L’esposizione di striscioni antifascisti e la diffusione di un volantino che spiega cosa ha rappresentato il fascismo nella storia del nostro Paese non può che essere apprezzata da tutti coloro che pensano che il 25 aprile sia una giornata importante, da non dimenticare.
Purtroppo, come spesso capita, qualcuno ha voluto concentrare l’attenzione sull’inessenziale. Anziché preoccuparsi della diffusione di gruppi fascisti nelle scuole, qualcuno ha voluto screditare  l’iniziativa antifascista mistificando il significato di uno striscione (appeso davanti al Vallauri) che criticava la presenza dei carabinieri nei quartieri. Addirittura, alcuni giornalisti sciacalli hanno cercato di accostare l’iniziativa antifascista del 24 aprile agli atti vandalici del Meucci!!!
Come hanno precisato i promotori dell’iniziativa, criticare la presenza dei carabinieri significa criticare l’utilizzo di politiche repressive per risolvere problemi di ordine sociale (basta pensare alla cosiddetta "Operazione strade sicure", un vero e proprio tentativo di militarizzazione delle città, con l'obiettivo di porre sempre più sotto controllo l'esistenza dei cittadini). Politiche repressive che conoscono bene anche le lavoratrici e i lavoratori in lotta, che spesso subiscono manganellate e arresti durante le azioni di sciopero e di protesta.
A tutti coloro che si sono scandalizzati per lo striscione sui carabinieri vogliamo consigliare di preoccuparsi di altre cose, ad esempio della diffusione di gruppi fascisti nelle scuole, o del fatto che molti studenti non sanno nemmeno il significato del 25 aprile! Le politiche di privatizzazione e aziendalizzazione della scuola rischiano di occultare ulteriormente la Memoria antifascista. Proprio in queste settimane sono stati approvati i decreti attuativi della cosiddetta “Buona scuola”, una legge vergognosa che smantella la scuola pubblica trasformando le scuole in aziende o in succursali delle aziende (vedi le nuove modalità dell’alternanza scuola-lavoro). Tutto questo sta avvenendo con la complicità delle direzioni dei sindacati burocratici, che hanno abbandonato la protesta per sedersi al tavolo del governo.

La Cub Scuola di Modena invita i lavoratori e le lavoratrici della scuola a non abbassare la guardia e a prendere esempio dai lavoratori e dalle lavoratrici di Alitalia, che con il loro NO hanno bocciato gli accordi truffaldini tra governo, aziende, banchieri e sindacati venduti! 

PIENO APPOGGIO ALLE INIZIATIVE ANTIFASCISTE NELLE SCUOLE!

C.U.B Sur Modena

martedì 25 aprile 2017

Alitalia: Una valanga di NO ha sepolto la concertazione!

Di una cosa siamo certi: questo referendum lascerà un segno indelebile nella storia sindacale italiana. 
Le lavoratrici e i lavoratori Alitalia, dopo anni di prese in giro, hanno detto basta a un sistema di sfruttamento per il profitto padronale avvallato da istituzioni e sindacati confederali.
Il nostro plauso va a tutti i lavoratori che hanno dato esempio di coraggio, determinazione e dignità.

LA LOTTA CONTINUA!



Riceviamo e pubblichiamo questo comunicato degli operai Granarolo di Usmate-Velate

COMUNICATO APPALTI GRANAROLO

Con il presente comunicato annunciamo la nostra uscita dall’SGB (Sindacato Generale di Base) e la conseguente adesione al SOL COBAS (Sindacato Operai in Lotta Cobas).
Ormai da tempo ci troviamo in profondo disaccordo con la linea e la pratica sindacale della dirigenza dell’SGB, la quale, al di là dei propositi e delle belle parole, si è rivelata essere una piccola burocrazia. Siamo convinti che un sindacato di classe debba tutelare e promuovere ogni realtà territoriale che esprima il genuino desiderio di lottare contro il padronato. Così non è avvenuto nel sindacato in cui noi abbiamo militato.
In più episodi, infatti, SGB si è mostrata più attenta a gestire in maniera centralista l’esistente, dando una solidarietà fredda a molti tentativi di costruire sul territorio un sindacato deciso e combattivo. Altre volte, addirittura, in maniera ambigua e ricattatoria ha rifiutato di sostenere praticamente e idealmente l’attività da noi svolta. Questo atteggiamento distratto e riottoso ha pesato soprattutto su una realtà di lavoratori per lo più provenienti dall’estero ed impiegati nel difficile ambito delle cooperative. Inoltre la scarsa attenzione all’andamento delle lotte territoriali ha provocato un clima di spaesamento ed incomprensione, generando così lo spazio in cui il padronato ha potuto mostrare la sua forza repressiva.
Con il senno di poi possiamo tranquillamente affermare che l’operazione di scissione dall’USB per dar vita all’SGB, operazione che rivendichiamo e riteniamo legittima, in quanto con entusiasmo e dedizione ci siamo prodigati a collaborare, si è rivelata un’operazione di facciata e non all’altezza dell’impegno che la lotta di classe necessita in questa fase. La micro burocrazia dell’SGB, in definitiva, si è mostrata molto più attenta a costruirsi verticalmente piuttosto che ascoltare e promuovere l’azione orizzontale.
Inoltre, con l’intento di facilitare il patto federativo con la CUB, l’SGB ha deciso di penalizzare la federazione di Lecco, a cui noi facciamo riferimento, la quale si è da sempre rivelata essere una delle più radicali e combattive. Questo è l’ennesimo esempio, forse uno dei più significativi, del desiderio di non coinvolgere i singoli militanti impegnati sul territorio nella costruzione di quel sindacato.
Queste in sintesi le motivazioni per cui noi oggi decidiamo di abbandonare un sindacato, che al di là della sua nozione “di base” ha dimostrato di muoversi come una piccola burocrazia, poco attenta all’evoluzioni delle lotte e più concentrata in piccoli interessi di bottega, sia all’interno del medesimo sindacato che in altri. 

Gli operai e le ex RSA di SGB Granarolo di Usmate-Velate


DATA 22/04/2017

venerdì 21 aprile 2017

Tortona: la Flaica Cub incontra le lavoratrici e i lavoratori Esselunga

Cub Trasporti: Riceviamo, pubblichiamo e condividiamo questa lettera

SULLA SEDE DI GALLARATE E SULLE PROSPETTIVE DELLA CUB TRASPORTI

La vicenda della sede Cub di Gallarate che ha screziato la disamina di questi giorni è emblematica dell'alterco in atto in Cub
Trasporti.
Già in fase congressuale avevamo assistito al tentativo di sopraelevare l'importanza delle strutture Cub territoriali rispetto a quelle
settoriali.
Infatti lo scontro avvenuto nel congresso Cub Trasporti nasce innegabilmente dalla azione di forza della Cub di Varese, con cui si
sostituiva la lista di delegati della Cub Trasporti di Varese con una altra lista fatta dalla struttura Cub Varese intersettoriale
(chiaramente a misura di controllo della maggioranza congressuale); per tale motivo non ci sono state per noi a dicembre le
condizioni per un comune congresso Cub Trasporti.
Oggi esiste una Cub Trasporti che rappresenta i settori del Trasporto Aereo, del Trasporto Ferroviario e di una parte del settore
Autoferro (Genova, Lucca..) che ha indicato il sottoscritto come segretario nazionale ed una seconda Cub Trasporti che
rappresenta una altra parte del settore autoferro (in particolare ATM Milano e gli appalti napoletani di ANM), che vede come
segretario Claudio Signore (che ha già svolto tale ruolo già negli ultimi 6 anni); paradossalmente Cub Nazionale riconosce la
seconda struttura come ufficiale, benché solo la nostra sia invece l'unica rappresentativa di tutti i comparti del settore trasporti.
In questa ottica va inquadrata la vicenda della sede Cub di Gallarate, la cui serratura è stata cambiata per consegnarne la chiave ed
il libero accesso a solo pochi fedelissimi, escludendo i ribelli della Cub Trasporti di Varese (che è tutta comparto aereo)
nonostante siano essi la parte sindacale che porta alla Cub di Varese i maggiori introiti economici, per diversi migliaia di euro al
mese; parallelamente sono stati bloccati a Renzo Canavesi gli accessi alla sua posta elettronica e alla gestione del sito internet Cub
Malpensa.
Condanniamo questi comportamenti grossolani già stigmatizzati tante volte quando accaduti in altre sigle sindacali ed esprimiamo
massima solidarietà e sostegno ai compagni della Cub Trasporti di Varese.
Sottolineiamo che la CUB nasce come un insieme di sindacati di settore che ha sempre trovato nelle autonomie operative la sua
forza innovativa, essenziale impostazione “di Base” perché lavoratori e militanti siano protagonisti e artefici della linea sindacale.
Al di la della vicenda specifica e al necessario spostamento della attività della Cub Trasporti di Varese presso altre sedi Cub (in
particolare presso la sede Cub di Legnano in via C.Colombo 17) è evidente come la gestione efferata dello scontro dialettico,
danneggi pesantemente l'azione del nostro sindacato e le sue possibilità di crescita e sviluppo.
Per questo riteniamo urgente aprire una discussione franca e risolutiva della controversia interna alla Cub Trasporti, che superi lo
stallo attuale rilanciando l'azione sindacale unitaria e compatta.
Diamo a tal fine immediata disponibilità al confronto che chiediamo a tutta la Cub di sollecitare e sostenere.
Chiaramente il punto di partenza di tale discussione deve essere l'onestà intellettuale, pertanto secondo noi:
1) Il ruolo di segretario nazionale deve essere rappresentativo di tutto il settore trasporti, svolto a rotazione fra i vari
comparti, partendo da quello che dimostra la maggiore capacità (e necessità) di mobilitazione, che in questo momento è
indubbiamente il trasporto aereo.
2) La segreteria Cub Trasporti deve essere rappresentativa di tutti i comparti trasporti in egual misura, indipendentemente
dal loro peso specifico, ciò per dare stessa dignità a tutti i lavoratori, alle loro lotte e alla possibilità di sostegno e
sviluppo delle stesse.
Se si ha il coraggio di affrontare questa discussione senza calcoli e manovre strumentali, la soluzione può essere a portata di
mano, altrimenti la divisione definitiva è un rischio concreto, con grossi danni per tutto il progetto CUB e per aspettative e
necessità dei lavoratori.
Siamo anche favorevoli a tenere riunioni aperte a tutti gli attivisti dei vari sindacati Cub, fermo restando che le decisioni in merito
alla Cub Trasporti spettano ai lavoratori dei comparti trasporti, che conoscono dall'interno necessità ed opportunità organizzative e
strategiche.

Antonio Amoroso
SEGRETARIO CUB TRASPORTI (Rappresentativo della maggioranza degli iscritti e dei militanti Cub Trasporti)

martedì 18 aprile 2017

Una scelta di autonomia - Il comunicato del direttivo Cub Trasporti di Varese e Linate

 UNA SCELTA DI AUTONOMIA!

Da anni la convivenza della cub trasporti, con i responsabili della sede di Gallarate è problematica e con continui conflitti.

Ricordiamo la negazione del congresso cub trasporti di varese tenuto nel luglio scorso e le continue polemiche sui fondi e sull’agibilità della sede di Gallarate.

Ricordiamo perfino atteggiamenti ridicoli come la negazione dell’utilizzo degli amplificatori per la manifestazione al cargo di Malpensa dell’8 marzo scorso e l’estromissione dalla gestione del sito cubmalpensa avvenuta pochi giorni fa.

Ricordiamo che attraverso le trattenute in busta paga fatte ai lavoratori dei trasporti, entrano nelle casse comuni migliaia di euro ogni mese oltre alle numerose tessere in contanti ed alle varie pratiche dei lavoratori dei trasporti, mentre vengono negati i rimborsi spese al responsabile cub trasporti.

“Dulcis in fundo”: Lunedì scorso ci siamo trovati con tutte le pratiche e la documentazione delle aziende che seguiamo come cub trasporti Varese e Linate, trasferite in un locale dove, non ci vengono consegnate le chiavi e a cui si poteva accedere solo con l’autorizzazione della Cub Varese.

Con questa decisione chi gestisce le cub di varese ha voluto costringerci ad una scelta, tra restare nella sede di Gallarate ma senza nessuna autonomia o andarcene.

Appare evidente quindi la decisione che dovevamo prendere.
Rendere autonoma, come del resto prevede lo stesso statuto della CUB, l’attività della categoria.

Non si tratta quindi come qualcuno sta volutamente insinuando, di una scissione, ma riconfermando a tutti gli effetti la nostra presenza in Cub, rendiamo autonoma economicamente e politicamente la presenza della Cub trasporti di Varese e Linate.

Non potendo quindi utilizzare le strutture CUB di Gallarate, provvisoriamente in attesa di una nuova sede, avvisiamo tutti i nostri iscritti che i servizi e le attività, vengono spostate su altre sedi Cub, più vicine a Malpensa, che ci hanno garantito l’agibilità.
2017-04-18
DIRETTIVO CUB TRASPORTI

Alitalia: Il referendum del terrore!



Roche di Segrate: La lotta è possibile solo fuori dal TUR - Scarica e diffondi il volantino della ALLCA - CUB

Volantino della ALLCA-CUB

giovedì 13 aprile 2017

Electrolux, quando la solidarietà supera le sigle

Alle lavoratrici e ai lavoratori della Electrolux di Forlì va tutto il nostro plauso e il nostro incoraggiamento per essersi stretti al fianco dei loro colleghi di Solaro (MI), dando esempio di responsabilità e correttezza e dimostrando che di fronte agli attacchi dei padroni verso diritti intoccabili come lo sciopero, non devono essere le sigle sindacali a dividere i lavoratori.
La nostra solidarietà va alle lavoratrici e ai lavoratori ILLEGITTIMAMENTE contestati: CUBlog darà loro tutto lo spazio necessario alle loro rimostranze. 

IL DIRITTO DI SCIOPERO NON SI TOCCA!


La Redazione di CUBlog





martedì 11 aprile 2017

Siamo alla chiusura coatta delle sedi!

Ci stringiamo al fianco delle lavoratrici e dei lavoratori della sede Cub di Gallarate che hanno scritto una gloriosa storia di lotte e di resistenza del nostro sindacato.
Esprimiamo con forza il nostro sdegno e la nostra condanna per questo gesto inqualificabile a cui siamo abituati ad assistere in occasioni di sfratti e di contenziosi tra padroni, ma che mai dovrebbe animare le dinamiche interne tra compagni, per giunta dello stesso sindacato.

La redazione di CUBlog

sabato 8 aprile 2017

Solidarietà e sostegno a Riccardo Antonini

                                                                       

Ieri la corte di cassazione, imitando quanto già accaduto in corte di appello, ha respinto senza alcun contraddittorio il ricorso di Riccardo Antonini contro il vile licenziamento di FS, che lo aveva incolpato di ledere l’immagine dei dirigenti aziendali, per aver aiutato i familiari delle 32 vittime della strage ferroviaria di Viareggio e la loro esigenza di Verità e Giustizia.
Si è così tentato di respingere e celare una vicenda emblematica e simbolica e con essa le istanze civili e sociali di migliaia di persone che hanno compreso e sostenuto questa battaglia di civiltà.
Ma è una parabola sistemica perdente!! perché Riccardo in realtà ha vinto da tempo!!
Perché il suo impegno e la sua coerenza hanno contribuito, nel processo per la strage ferroviaria di Viareggio, alla vittoria dei familiari delle vittime, inchiodando gli stessi dirigenti che hanno licenziato Riccardo alle proprie responsabilità (processo in cui anche la Cub Trasporti ha vinto come parte civile, risarcimenti che se diventeranno effettivi, contribuiranno a sostenere questa battaglia).
Perché la lotta di Riccardo per la Sicurezza di lavoratori e utenti e per il diritto alla espressione e al libero dissenso, contro l’arroganza e il cinismo di padroni e oligarchi, ha dimostrato la necessità di uomini e donne di mobilitarsi contro quella ragion di stato che troppo spesso schiaccia aspettative e vite.
Perché non è la loro falsa giustizia a poter giudicare la lotta coraggiosa e determinata di questi anni.
Grazie Riccardo, la battaglia va avanti.

I lavoratori Cub Trasporti dei comparti aereo, ferro, gomma

per la Cub Trasporti
Segretario Nazionale, Antonio Amoroso

mercoledì 5 aprile 2017

Alitalia: comunicato stampa della Cub Trasporti

COMUNICATO STAMPA CUB TRASPORTI

Il Trasporto Aereo italiano è un settore in costante e crescita. 

Nel 2016 si è registrato +4,9% di traffico passeggeri e un +5,9% per il traffico merci.

L'occupazione però continua a registrare pesanti tagli e, nella migliore delle ipotesi, un progressivo peggioramento qualitativo, con una crescita della precarietà , un impoverimento salariale ed un aumento indiscriminato dei carichi di lavoro per gli addetti.

 Per non parlare della perdita dei diritti inflitta ai lavoratori, favorita anche dalle modifiche Fornero e Renzi alle norme sul mondo del lavoro.

Tutto ciò accade mentre le aziende, quasi tutte in esercizio su attività in concessione pubblica, hanno potuto beneficiare di un ingente sostegno dello Stato che ha permesso l'utilizzo degli ammortizzatori sociali, nonostante la crisi non esista. Cigs, mobilità, solidarietà e ora Naspi, oltre all'intervento del Fondo di Solidarietà del trasporto aereo alimentato dalla collettività e ai contributi regionali per le aziende che hanno attivato i contratti di ricollocazione: un armamentario di interventi finalizzato a sostenere la più vasta sostituzione dei lavoratori più "garantiti" con altri senza garanzie.

Emblematico quanto successo nella crisi Alitalia del 2014 che ha espulso oltre 2000 lavoratori, alcuni dei quali riassunti senza le tutele dell'art.18 ( Job Acts), con salari pesantemente decurtati e con il beneficio per l'azienda di sgravi contributivi.

Come non ricordare la inaccettabile espulsione dei lavoratori disabili e appartenenti alle categorie protette da parte di Alitalia: un ulteriore tassello che manifesta l'arroganza con cui ha agito sia la cordata di imprenditori italiani della Cai, sia i nuovi azionisti emiratiNi. 

Nonostante tutto ciò Alitalia oggi si appresta a infierire con migliaia di altri licenziamenti, esternalizzazioni, ulteriore precarietà e tagli salariali e normativi.

Una mattanza già iniziata con l'espulsione di 300 precari in prossimità della maturazione del diritto alla stabilizzazione e si pretende verrà estesa ulteriormente, con pesantissime ricadute in tutto il settore. Assohandling ha già annunciato 500 licenziamenti, 300 li ha dichiarati Assocatering, le me se è le pulizie hanno già aperto le procedure di licenziamento collettivo, addirittura prima ancora che la ex- Compagnia di Bandiera metta in atto il suo scellerato piano di ridimensionamento.

Un Piano quello di Alitalia di ulteriore ridimensionamento.

La Cub trasporti ritiene urgente che il Governo apra immediatamente il confronto sulle regole di sistema, assolutamente sbilanciato a favore dei vettori low- cost, in un modo che non ha eguali nell'intera Europa.

Cub rivendica  la nazionalizzazione degli asset principali del settore, un comparto assolutamente strategico. 

Altro che laboratorio di precarietà e sfruttamento. Gli aeroporti devono trasformarsi in siti produttivi virtuosi anche per quanto riguarda il tratramento dei lavoratori.

Oggi, 5 aprile 2017, la Cub trasporti sciopera in Alitalia contro il Piano di tagli e ridimensionamento preparato dagli azionisti, Banche e Etihad, per far fronte all'ennesimo fallimento della privatizzazione.

Lo sciopero di oggi è indetto dalla Cub trasporti anche in altre aziende aeroportuali e segue quelli dell'intero comparto già promossi il 23 febbraio e l'8 marzo  e 20 marzo u.s.

Il Governo deve imprimere un cambio di rotta a partiRe dalla vertenza Alitalia, predisponendo un immediato ritorno al controllo pubblico della ex- compagnia di bandiera.

Un altro Piano è possibile.

La crisi non esiste. Siamo davanti all'ennesimo progetto di dismissione e disgregazione di un comparto industriale strategico per il nostro Paese.

La nazionalizzazione di Alitalia è l'unica soluzione.

Roma 5.4.2017

domenica 2 aprile 2017

Welfare aziendale: un salario surrogato pagato in natura - Il volantino della ALLCA-CUB



Tutele sociali in cambio di produttività: il welfare entra nell’integrativo del premio di partecipazione sottraendo la parte economica in cambio di benefit.

Per welfare aziendale o contrattuale si intende servizi e agevolazioni che un’azienda offre ai propri dipendenti teoricamente “in aggiunta” o in sostituzione del pagamento monetario di stipendio o premi di produzione, che consistono in coperture assicurative di sanità integrativa, spese d’istruzione, buoni valore per shopping, cultura e benessere.
Un vero e proprio investimento delle aziende nella fidelizzazione del dipendente.
A prima vista sembrerebbe un’opportunità per i lavoratori, ma se analizziamo da dove provengono i fondi che defiscalizzano il welfare aziendale, si possono evidenziare le conseguenze di una ulteriore tappa verso lo smantellamento dello stato sociale.
La nuova Legge di Bilancio 2017 prevede la defiscalizzazione totale per i servizi di welfare aziendale e benefit aziendali, infatti ha eliminato tutte le tasse previste sui fondi destinati ai servizi per specifiche finalità di educazione, istruzione, ricreazione, assistenza sociale e sanitaria o culto.

Questi provvedimenti creano dei seri rischi sul piano pensionistico e sulla fiscalità generale:
se il salario non cresce, restano fermi anche i contributi per la pensione; se ci sono meno entrate per lo Stato, ci sono meno risorse per il welfare universalistico, che nel lungo periodo comporta differenze nell'accesso a diritti fondamentali come quello alla salute.
La detassazione del welfare aziendale, nella forma di prestazioni sanitarie, di istruzione, buoni supermercato o buoni carburante, può diventare un escamotage per non contrattare salario da una parte e per togliere spazi di autonomia ai lavoratori, impossibilitati a decidere liberamente come spendere parte del loro reddito.
Le tasse per chi lavora sono alte, ma la strada per ridurle in modo sostenibile per i lavoratori deve essere quella della riduzione dell'Irpef e una seria politica di lotta all'evasione fiscale.

Ma chi ci guadagna realmente su welfare aziendale?
Se il premio di partecipazione viene composto da servizi in welfare aziendale il lavoratore risparmia il 10% di trattenute rispetto all’erogazione in busta fino a 3000 euro, mentre il risparmio per il datore di lavoro si oltrepassa il 40%.
Lo Stato, avendo meno entrate fiscali, a sua volta destina meno fondi a sanità, istruzione e pensioni pubbliche, perché integrate privatamente dai dipendenti che hanno accesso al welfare aziendale, e quindi si giustifica la riduzione dello stato sociale.
Nei fatti è un falso regalo: invece di destinare i nostri soldi alla fiscalità generale ci stanno incentivando a indirizzarli verso strutture private per poter smantellare lo stato sociale pubblico. In realtà stiamo pagando due volte per lo stesso servizio. Il welfare aziendale è funzionale al disfacimento dei servizi pubblici fondamentali.

Quali sono i rischi a breve termine?
Assistiamo ad un attacco al salario dei lavoratori poiché quote di welfare aziendale vengono considerate sostitutive degli aumenti salariali. Invece di soldi, si ricevono fondi e servizi in “benefits”. E se si perde il lavoro, si perdono quote di servizi e assistenza.
Inoltre, gli aumenti contrattuali vengono vincolati sempre di più all’accesso al welfare aziendale. E chi non accede ai fondi integrativi, perde anche gli aumenti contrattuali.
Si tratta di un risparmio notevole per le aziende, perché di fatto abbassano gli stipendi integrandoli con benefit pagati dagli stessi lavoratori con la fiscalità generale. 
Oltre all’interesse delle imprese sullo sviluppo del welfare aziendale, si somma anche quella del sindacato, che gestendo quote di welfare attraverso gli enti bilaterali, possiede veri e propri interessi economici nella sua diffusione. Non è un caso che il welfare aziendale sia ormai il protagonista di molti rinnovi contrattuali.
Quali sono i rischi nel lungo periodo? 
Con l’espansione del welfare aziendale, il modello sociale italiano somiglierà sempre di più a quello degli Usa. Senza copertura assicurativa non si potrà accedere alle cure sanitarie, senza pensione integrativa non si potrà usufruire di redditi durante la vecchiaia. 
Tutto ciò sarà consentito solo se in possesso di un posto di lavoro, quindi si farà di tutto per non essere licenziati: disposti a orari e turni massacranti per uno stipendio ridotto, poiché l’esclusione dal ciclo produttivo diventerà l’esclusione da ogni tipo di assistenza.

Il welfare aziendale può sostituire lo stato sociale e la sanità pubblica?
Per quanto si possa estendere il welfare aziendale, questo non riguarderà mai la totalità dei lavoratori in misura eguale.
Le aziende e gli istituti privati che si sostituiscono al welfare non hanno alcuna intenzione di soddisfare “un diritto”, hanno semplicemente intenzione di guadagnarci. Appena una voce risulterà in perdita verrà scartata dal welfare aziendale, facendola ricadere sulla spesa pubblica. Con quale risultato? Pagando sia la sanità integrativa, sia le prestazioni sanitarie necessarie resosi più onerose dal fondo, con il rischio di non poter accedere alle cure mediche.

Qual è l’effetto sui sindacati?
Il modo migliore per contrastare gli enti bilaterali e il welfare aziendale è lottare per concreti aumenti salariali e per uno stato sociale universale. 
Ma questa lotta non può farla un sindacato che dagli enti bilaterali e dalla cogestione del welfare aziendale ne trae convenienza e che costituiscono dalla bilateralità una fetta importante dei bilanci sindacali.
Un recente rapporto su previdenza integrativa e enti bilaterali contava 536 fondi previdenziali con un giro di oltre 100 miliardi di Euro (6% del Pil) e 260 fondi di sanità integrativa.
Tutti Fondi di enti privati difficilmente controllabili, in cui risultano impiegate in questo settore più di 10 mila persone. Tra questi molti sono sindacalisti o ex sindacalisti. Il sindacato da ciò incassa i gettoni di presenza per la partecipazione ai Consigli d’Amministrazione o di Gestione. 
Fonchim (Fondo previdenziale dei Chimici) ha ­destinato nel 2013 588mila euro annui agli organi statutari e 1,2 milioni di euro ai costi di gestione. Cometa (Fondo previdenziale dei Metalmeccanici) ha speso per i suoi “organi” 250mila euro annui più 1,1 milioni per il personale.  La defiscalizzazione del welfare aziendale, quindi, contribuisce anche al “mantenimento” dei sindacati e non solo delle aziende.

Che fare quindi?
Questa impostazione va contestata in tutti i rinnovi contrattuali affinché il welfare aziendale non venga fatto passare come una misura utile ai lavoratori, perché così non è !
Non bisogna accettare la logica di aumenti salariali in cambio di fondi da destinare al welfare.
Va preteso che le organizzazioni dei lavoratori tornino a lottare per uno stato sociale universale, a cui possano accedere tutti, lavoratori e disoccupati, pensionati e studenti.
Uno stato sociale che garantisca a tutti servizi fondamentali di qualità e in larga quantità, a partire dall’offerta sanitaria e da quella scolastica, basato su tasse dirette fortemente progressive dove chi meno ha, meno paga.

Welfare Aziendale: un bel regalo per le aziende che risparmiano la metà di quanto spenderebbero riconoscendo gli stessi importi in busta paga. I lavoratori hanno solo da perdere in quanto a detassazione e decontribuzione, oltre a non avere alcuna incidenza sui TFR, 13ma e contributi previdenziali, e sottraggono risorse a pensioni e stato sociale.
La sanità integrativa non è un regalo dell’impresa, viene concessa in alternativa al salario.
Sono sempre soldi dei lavoratori. In più le imprese, attraverso la liquidazione dello stato sociale, puntano a ridurre il costo del lavoro e quindi il salario dei lavoratori.

A.L.L.C.A. (Associazione Lavoratrici e Lavoratori Chimici-Affini)
Confederazione Unitaria di Base
20130 Milano - V.le Lombardia, 20 - Tel. 02/70631804 - Fax 02/70602409 - www.cub.it - allca@cub.it