giovedì 16 febbraio 2017

ALLCA-CUB: Il comunicato di adesione agli scioperi dell'8 marzo


Vertenza Alitalia: presidio sotto il Ministero dei Trasporti

Per dire NO a qualunque ipotesi di licenziamenti, societarizzazioni, rinnovo unilaterale del CCNL, tagli salariali, peggioramenti contrattuali, precari usa e getta l'appuntamento sotto il Ministero dei Trasporti è per lunedì 20 febbraio 2017, dalla ore 16.
#IostoconilavoratoriAlitalia

Articolo estratto dal nuovo numero di Cub Rail

LA RETORICA DI CLASSE E LA LOTTA CHE NON BASTA


Veniamo dall'ennesima stagione di rinnovi contrattuali al ribasso, un andamento che ha portato negli ultimi decenni, allo schiacciamento dei diritti dei lavoratori italiani, già colpiti da pesanti interventi governativi quali la legge 30/2003, la legge Fornero, l'abolizione dell'articolo 18, la polverizzazione delle vertenze decentrate...  solo per citarne alcune.

Segnaliamo fra i nuovi CCNL che hanno segnato l'ennesimo smacco per i lavoratori quello dei Metalmeccanici, quello del Trasporto Pubblico Locale, quello della Logistica, quello dell'Igiene Ambientale, il nostro delle Attività Ferroviarie e Gruppo FSI...
Una disfatta generale a cui fanno eco le grandi operazioni speculative, che hanno visto la  mattanza di migliaia di posti di lavoro, a suon di Jobs Act, subappalti e delocalizzazioni.
A ciò si aggiungono le innumerevoli vertenze minori e locali, cui sono risospinte le contrattazioni alleggerite dal CCNL e che ne possono persino mutare i contenuti, in cui i lavoratori risultano ricattati, abbandonati e sconfitti.
Le caratteristiche generali e costanti dei nuovi CCNL sono l'aumento della produttività a compenso zero (anche per contratti scaduti da anni), l'abbassamento delle tutele, la maggiore precarietà, percorsi di privatizzazione ed esternalizzazione delle lavorazioni attraverso generazioni di controllate che smembrano i grandi gruppi industriali, la sottovalutazione della cultura della sicurezza e il sotto-dimensionamento degli investimenti dedicati alla stessa.
Un altro elemento persistente dei Ccnl siglati è rappresentato dall'apparato sanzionatorio, composto di impianti disciplinari sempre più repressivi, codici etici ed obbligo di fedeltà; misure appositamente studiate per sferzare ogni sussulto e dissenso sul posto di lavoro, punendo puntualmente i lavoratori non allineati e non collusi, estromettendo le lotte dalle realtà lavorative.
Paradossalmente il regime, mentre tradisce i fondamenti partigiani del diritto al lavoro, recupera la disciplina fascista antioperaia che il capitalismo italiano aveva già sostenuto dal ventennio fino agli anni '60 senza pagarne alcun dazio, nella nuova veste del sorriso televisivo e dell'occultamento del conflitto.
Tale tunnel disastroso è anche il frutto della evidente commistione con le logiche del potere dei sindacati confederali maggioritari, che hanno abdicato ad una cultura del lavoro alternativa e antagonista, per sposare l'impresa capitalistica come modello e il suo interesse come unità fondamentale della redistribuzione del benessere sociale.
Tali sindacati hanno infatti ancorato negli anni la propria forza organizzativa e la propria ricchezza economica nelle maglie del sistema, proteggendo la propria struttura fatta di distacchi sindacali, carriere, interessi economici (vedi fondi pensione, commissioni paritetiche, agenzie formative, travasi nella dirigenza aziendale e un assalto al collocamento) divenendo essi stessi aziende: L'azienda nella testa, nel linguaggio, nel pragmatismo che accetta questa cornice storica di subalternità. 
La Firma dei CCNL è pertanto per le sigle concertative epilogo imprescindibile della trattativa, una dinamica interessata (a rimanere unici gestori della controparte, non per consenso ma per riconoscimento aziendale attraverso la norma della Rappresentanza) nella quale i diritti di chi lavora e di chi vuole lavorare sono solo un corollario teatrale e dove gli interpreti tolgono ai lavoratori cento per ridargli ingannevolmente cinque.




I REFERENDUM SUI CCNL



Ai rinnovi contrattuali sono seguiti come di consueto i referendum di ratifica degli stessi.
La questione non è di poco conto, infatti nonostante l'evidenza dei peggioramenti contrattuali e la battaglia sincera di tanti attivisti e lavoratori per un esito differente, ancora una volta la tornata referendaria ha sancito una maggioranza, sebbene non verificabile, di lavoratori a favore del SI.
Tale risultato è il frutto di meccanismi elettorali ambigui e articolazioni dei collegi di voto furbescamente studiate e organizzate, peraltro il controllo dei voti viene affidato ai soli sindacati firmatari, senza alcuna possibilità di contraddittorio.
Vanno comunque considerati altri fattori che hanno certamente pesato sul voto.
La prima questione è la paura; la situazione di disoccupazione di massa, le regole che consentono licenziamenti massicci e indiscriminati, le grandi crisi aziendali degli ultimi anni...  hanno marchiato a fuoco nell'animo di tanti lavoratori, un sentimento di timore e incertezza a cui si è aggiunta una propaganda terroristica dei sindacati firmatari (“altrimenti il diluvio”), per costringere i lavoratori a recepire le imposizioni di azienda e sindacati firmatari, piegandosi alla umiliazione del consenso.
Altro limite determinante è rappresentato dalla attuale divisione dei lavoratori; in FS dopo le dure lotte degli ultimi mesi, azienda e sindacati complici hanno optato per procedere nel processo di privatizzazione gradualmente, colpendo in primis Cargo trasformata in Mercitalia, senza infierire subito sugli altri comparti, tecnica funzionale (e purtroppo efficace) a contenere il dissenso. 
La condanna di un gruppo di lavoratori è sembrata accettabile agli altri, indotti a sentirsi salvati, ignorando che a breve, avranno essi stessi la canna della pistola girata sulle loro tempie. 
Infatti nonostante il contratto sia siglato per solo un anno e la consapevolezza diffusa di un destino presto o tardi comune, molti lavoratori hanno scelto di non vedere e non sapere, accontentandosi di contare gli spiccioli invece di ribellarsi alle ingiustizie siglate.
Non è un caso che proprio in Fs, uno dei settori più conflittuali con 15 scioperi nazionali organizzati unitariamente dai sindacati di base negli ultimi due anni (nonostante la legge 146/90 ammazza scioperi), si è concesso qualche euro in più che in altri settori, molto meno di quanto davvero dovuto ma abbastanza per ammansire i lavoratori, purtroppo soddisfatti del “fuori si sta peggio”. 
Le battaglie di assemblee-piattaforme-sciopero etc. svolte intensamente durante tutto il 2016 con il sindacalismo di base hanno almeno: prima ritardato/scadenzato nel tempo la ristrutturazione, poi -nell'ottica dei lavoratori che pure poi hanno votato a favore del ccnl- potuto pretendere un prezzo più alto sul tavolo negoziale. Dal Piano d'impresa/firma del ccnl il meccanismo falciatore ha ripreso il suo ritmo battente.
Una nota a parte va fatta per i referendum sul contratto dei metalmeccanici e per quello del rinnovo del trasporto pubblico locale, dove seppur con percentuali simili nel complesso agli altri settori (51,71% dei votanti, 82% di SI), abbiamo assistito a forti vittorie del NO in importanti aziende del paese, in prevalente relazione alle possibilità dei rappresentanti del NO di intervenire nelle assemblee ed anche ad una vivace mobilitazione, sopratutto nel comparto metalmeccanici.
In tali situazioni, non solo il sindacalismo di base, ma anche spezzoni dissidenti dei sindacati confederali firmatari, hanno sostenuto le ragioni del NO, rimanendo tuttavia questi nei ranghi delle rispettive organizzazioni. Ciò è a nostro avviso, con il massimo rispetto per battaglie in corso, è la dimostrazione di come le grandi sigle confederali siano oggi in grado di governare la dialettica sindacale, infatti le realtà border line che militano come minoranze critiche nei sindacati, sono utilizzate dalle strutture nazionali come elastici, che aggregano le aree interne più scontente,  trattenendole in ultima analisi dentro la dimora. 
I referendum sui CCNL risultano dunque in definiva  solo inganni strumentali, utili alle sigle firmatarie per ratificare e suggellare gli accordi indecorosi siglati con le aziende.




LIMITI AUTOREFERENZIALI DEL SINDACALISMO CONFLITTUALE



La gravosa condizione attuale dei diritti del lavoro e per il lavoro è anche il segno evidente della debolezza del sindacalismo di base. 
Oggi le tante sigle del sindacalismo di base, polverizzate e contrapposte, sono impegnate in una lotta commerciale per conquistare il segmento sindacale conflittuale, prediligendo lo scontro egemonico, invece dell'opposizione unitaria ed efficace contro il padronato; indebolendo così la classe operaia e favorendo lo strapotere dei sindacati concertativi, per l'incapacità di rappresentare una alternativa credibile.
Di fatto anche nel sindacalismo di base vi sono oggi apparati stabili e costosi, così l'approvvigionamento economico diventa meccanismo e fine primario delle energie sindacali.
Invero alcuni principi basilari come la rotazione delle cariche dirigenziali e dei funzionari, non trovano oggi applicazione in nessuna sigla di base. 
Questo al di la dei toni retorici di appello alla lotta di classe e al sindacalismo di classe, richiami spesso propagandistici, lontani dalla volontà reale di restituire alla classe operaia e proletaria il centro dell'iniziativa.
Anzi il richiamo a terminologie diverse maschera spesso tendenze centripete, attraverso cui si fanno avanti  tentativi di centralizzazione organizzativa, che se non respinti rischiano di schiacciare la libertà di azione delle realtà locali e settoriali, spostando l'asse decisionale dalle lotte nei posti di lavoro alle segreterie sindacali nazionali, anteponendo gli interessi di struttura a quelli dei lavoratori.
Processo peraltro similare alla normalizzazione compatibilista già percorsa da Cgil, Cisl, Uil, sigle anch'esse autrici di grandi battaglie sindacali fino agli anni ‘70, per poi progressivamente ridursi a vassalli del padronato. E' per noi evidente che un sindacato di classe deve essere anche sindacato di base se non vuole tradire le istanze tangibili dei lavoratori.




RAPPRESENTANZA E PROSPETTIVE



Una delle maggiori trappole padronali, elaborata da Confindustria e accolta con entusiasmo da Cgil, Cisl e Uil, è rappresentata dal Testo Unico sulla Rappresentanza. L'accordo vergogna sulla rappresentanza, per ora attivo solo nel settore privato, impone alle organizzazioni sindacali che vogliono partecipare alle forme di rappresentanza riconosciute dalle aziende (RSU, RSA, RLS), di rinunciare alla propria conflittualità (a partire dalla autolimitazione del diritto di sciopero) e in generale eliminare ogni forma di difformità/dissenso/discussione lungo l'impalcatura organizzativa, per lasciare solo le posizioni prese dai vertici.
Tale patto segna sicuramente un guado nel sindacalismo tutto, più di quanto molti abbiano capito.
Va intanto detto che alcune delle maggiori organizzazioni del sindacalismo di base hanno accettato questo accordo, infatti prima Cobas e poi Usb seppur con toni diversi, si sono piegate al ricatto padronale pur di mantenere le rappresentanze ufficiali, percepite come unico modo possibile per organizzare i lavoratori, dimostrando di fatto una preoccupante deriva normalizzante.
D'altro lato le organizzazioni che non hanno firmato tale accordo, sono comunque impegnante nel recuperare la possibilità di tali spazi istituzionali, senza cogliere l'occasione vera di una radicalizzazione dell'attività organizzativa, restituendo alle assemblee dei lavoratori l'unico vero centro di discussione e definizione delle vertenze, che non possono quindi che determinarsi come unitarie, conquistando sul campo, senza distacchi sindacali o favori del padrone, attraverso gli scioperi e le lotte, la reale rappresentatività dei lavoratori.
Invece l'accordo vergogna sulla rappresentanza è oggi preso a pretesto per fomentare gli scontri interni al sindacalismo di base, trasformando strumentalmente questo attacco padronale, in una occasione di incursione e scorreria nelle fila delle sigle concorrenti.
Noi siamo convinti che l'accordo della vergogna peserà come un macigno sui sindacati di base che lo hanno siglato, ciononostante il nostro metodo convinto resta solidale e unitario, pertanto non rinunceremo a unire le lotte e i lavoratori.
Riteniamo anche fondamentale diversificare i mezzi di aggregazione rispetto al semplice tesseramento, rilanciando le casse di solidarietà e i giornali di settore.  Nel comparto Fs è infatti attiva da anni una cassa nazionale di solidarietà e resistenza che finanzia la battaglia per i ferrovieri licenziati e in alcune realtà territoriali esistono anche casse di solidarietà locali.
Inoltre curiamo con passione ed energia la redazione di CUB RAIL, nostro giornale di collegamento dei ferrovieri e non solo.
IN DEFINITIVA crediamo che per conquistare un futuro di dignità e giustizia non serva costruire (grandi) realtà sindacali conflittuali se per far questo diventano organiche al sistema; piuttosto dobbiamo impegnarci per edificare un sentimento rivoluzionario della propria dignità umana, connesso con una capacità critica matura diffusa (che sappiano collegare il particolare e l'universale e vedere l'uguale nel diverso) e una conseguente capacità di stendere le relazioni organizzanti, che prescinda nel proprio operare, dalle lusinghe e dai meccanismi borghesi, contrastando opportunismi e parabole gattopardesche, rivendicando un diverso modello sociale ed economico, più civile e più umano.



Cub Rail - Ferrovieri Cub
(Per info e abbonamenti scrivere a alpmex652@gmail.com)

martedì 14 febbraio 2017

MACELLERIA SOCIALE NELL'INDOTTO ALITALIA

**INFO CUB TRASPORTI***

Inizia la sorda macelleria sociale nell'indotto di Alitalia.

Alle porte della terza ristrutturazione Az, vigilia dell'ennesimo piano di tagli e licenziamenti, l'annuncio della riduzione del contratto per la pulizia degli aeromobili alla GH sta per determinare il licenziamento di 127 lavoratori su un organico di oltre 300.
Tale scempio va immediatamente fermato ed evitato.
Non può e non deve ripetersi quanto accaduto ai dipendenti Argol e a quanti sono rimasti senza lavoro nello stillicidio di licenziamenti che segue ogni volta le ristrutturazioni-ridimensionamento della compagnia.

La cub trasporti si impegnerà ad evitare un epilogo drammatico a questa triste vicenda che potrebbe diventare, se non si fermerà tale inaccettabile situazione, solo l'inizio di un drammatico piano di espulsione di migliaia di lavoratori.
La cub trasporti invita i lavoratori gh a partecipare alla manifestazione del 23.2.2017: un loro striscione aprirà la manifestazione in programma.

lunedì 13 febbraio 2017

Pubblichiamo e condividiamo questo interessante articolo di Mauro Buccheri (PdAC)

La deriva inarrestabile
del Movimento 5 stelleDai proclami xenofobi al supporto a Trump ed Assad.
Dalle disavventure romane alla celebrazione della povertà

di Mauro Buccheri
 

Il Movimento 5 stelle chiede da tempo il ritorno degli italiani alle urne. Il suo stato maggiore scalpita, infatti, perché intravede la possibilità di fare il grande salto: quello verso Palazzo Chigi (1). Ai giornalisti che chiedono con quale programma il movimento pentastellato si presenterebbe oggi alle elezioni politiche, Di Battista risponde che la priorità va data alle piccole e medie imprese (2). Una risposta per nulla imprevedibile, data la natura piccolo borghese del M5s. Il programma grillino, oggi come ieri, si pone come orizzonte ultimo la lotta (almeno a parole) ai privilegi della casta politica e alla “corruzione”, ma non mette minimamente in discussione il sistema capitalista, cioè un sistema strutturalmente fondato sullo sfruttamento e sull'oppressione della maggioranza dell'umanità.
Infinite volte in passato, mettendo in guardia quanti a sinistra ripongono speranze nel grillismo, abbiamo rimarcato la natura reazionaria del progetto politico a cinque stelle. E ogni giorno si hanno nuove conferme di questa verità per noi scontata. Ci soffermiamo qui di seguito sulle ultime posizioni espresse da Grillo, Di Battista e soci, a partire da quanto hanno dichiarato in merito alla questione dei migranti. Nello specifico, Dibba dixit: “I profughi con diritto di asilo devono essere accolti in Europa e distribuiti uniformemente in tutti i paesi membri. Chi è privo di diritto d'asilo in questo momento storico deve essere espulso”. Specificando subito dopo, da bravo grillino, che “il termine espulsione non deve essere ricondotto alla destra, alla sinistra, o alla xenofobia”. Sulla stessa linea si è espresso Beppe Grillo che con tono perentorio ha aggiunto: “Adesso è il momento di proteggerci, rimpatriare subito tutti gli immigrati irregolari”! (3) Posizioni che, come spesso abbiamo rimarcato, pongono di fatto il M5s sullo stesso piano della Lega e dei gruppi neofascisti, convergenza del resto rimarcata da parecchi attivisti e sostenitori dello stesso Movimento 5 stelle (4).
Le uscite xenofobe dei leader pentastellati fanno il paio con esternazioni altrettanto reazionarie e riguardanti un vecchio cavallo di battaglia grillino, cioè l'attacco ai “sindacati”. Un concetto ribadito giorni fa da Di Maio il quale ha commentato la vicenda Almaviva, che ha visto il drammatico licenziamento di oltre 1600 lavoratrici e lavoratori, scrivendo su facebook che “l'epoca della rappresentanza è finita” e che ognuno dovrà iniziare a “rappresentare se stesso” (5). Becero populismo che avallando la deriva atomistica della società capitalistica fa un grosso favore al padronato che sulla divisione della classe lavoratrice costruisce le sue fortune.
 
Le capriole in Europa e il supporto a Putin, Trump e Assad
Il cambiamento di linea maturato negli ultimi mesi dal M5s in merito all'Europa (ieri “euroscettico”, oggi europeista) ha avuto ripercussioni anche nella pratica politica internazionale dei pentastellati, che hanno provato – col benestare del voto democratico virtuale del popolo grillino – ad uscire dall'Efdd, eurogruppo composto da forze nazionaliste e xenofobe, per entrare nel gruppo liberale dell'Alde, aperto difensore dell'Europa delle banche e del capitale (6). In realtà, il cambio di gruppo, ratificato dal voto online dei grillini, non si è mai concretizzato, e Beppe Grillo ha incolpato del nulla di fatto il capogruppo dell'Alde Verhofstadt, accusandolo di essere “piegato all'establishment”. La capriola grillina, consumatasi nell'arco di poche ore, ha portato insomma il M5s al punto di partenza: cioè all'Efdd. La fuoriuscita dei pentastellati avrebbe messo a serio repentaglio l’esistenza stessa di questo eurogruppo, che si sarebbe ritrovato con appena 27 membri, appena due sopra la soglia minima di 25: motivo per cui Farage ha riaccolto a braccia aperte il M5s (7).
E mentre oscilla a livello europeo, il M5s a livello extraeuropeo prende nettamente posizione a favore dello zar russo Putin e del neopresidente americano Donald Trump. Già all'indomani delle elezioni presidenziali negli Usa, Beppe Grillo aveva celebrato la vittoria del tycoon a stelle e strisce (8). Successivamente, la posizione è stata ribadita da Di Maio, che ha rimarcato come il M5s sia pronto a collaborare col neopresidente statunitense, e dallo stesso Grillo, che ha tessuto le lodi di Putin e Trump, definendoli uomini forti di cui il mondo ha bisogno per per procedere verso la pace (9)... Esternazioni surreali, tanto più se si considera che sono riferite a un miliardario fascistoide, che sin dall'insediamento ha dichiarato guerra agli immigrati, applicando nell'immediato delle gravissime misure discriminatorie verso i musulmani e promettendo la costruzione di un muro alla frontiera col Messico, e a uno dei principali responsabili del genocidio che si sta consumando in Siria!
E proprio a proposito di Siria, il M5s ha preso posizione a supporto del regime di Damasco, che pur ha sulla coscienza 500000 morti e la devastazione del Paese (10). Il parlamentare grillino Di Stefano, in particolare, ha salutato il bagno di sangue di Aleppo come una “liberazione”, sulla base del solito assioma complottista, che largo seguito ha avuto ahinoi anche a sinistra, secondo cui tutti coloro che si ribellano al regime di Assad sarebbero terroristi al soldo delle potenze occidentali e delle monarchie del golfo. Anche a proposito della questione siriana, dunque, riscontriamo la pressoché totale convergenza fra grillini, gruppi neofascisti e settori della sinistra riformista fagocitati nel gorgo campista e interclassista (11).
 
Le vicende paradigmatiche della giunta grillina romana
Anche le posizioni espresse dai grillini sulla Siria dimostrano quanto costoro contribuiscano alla diffusione dell'ignoranza politica e, più in generale, del pensiero borghese dominante. Sebbene infatti Grillo strilli contro la disinformazione altrui e accusi la stampa avversaria di fabbricare notizie false – al punto da suscitare le ire, con conseguenti querele, del direttore del Tg7 Mentana  - lui stesso ha sempre dimostrato di non essere da meno e di riuscire talvolta anche a battere i suoi rivali in quanto a sparate (dalle scie chimiche ai “pomodori antigelo”, i grillini sono sempre stati una fucina di bufale e una fonte d'ispirazione inesauribile per i complottisti).
E anche a livello di coerenza politica, i grilli dimostrano di essere sullo stesso livello dei loro competitori. Le vicende della giunta grillina romana, che abbiamo seguito nel loro evolversi e su cui ci siamo già soffermati di recente, sono in tal senso paradigmatiche. La sindaca Raggi risulta oggi indagata sulla base di gravi ipotesi di reato: falso e abuso d'ufficio (12). Ma il "codice etico" varato recentemente da Grillo le viene incontro: una volta, infatti, i grillini strillavano che i politici anche soltanto indagati devono dimettersi, mentre oggi iniziano a scoprirsi "garantisti"... (13)
Ad ogni modo, le acque sono sempre più agitate per la sindaca di Roma e negli ultimi giorni la storia infinita si è arricchita di un nuovo elemento, cioè la polizza da 30 mila euro sottoscritta da Salvatore Romeo, promosso dalla Raggi a capo della sua segreteria con stipendio triplicato, di cui la beneficiaria, ignara, sarebbe la stessa Raggi (14). Episodio che ha alimentato ulteriormente il malcontento interno al M5s, oltre agli attacchi della stampa di sistema ostile ai pentastellati.
Nonostante il leader maximo Beppe Grillo la difenda pubblicamente, la Raggi è sotto un fuoco incrociato, proveniente anche dal suo stesso (non) partito, nel quadro di una faida fra bande che da tempo logora il M5s laziale. Indicativo, a tal proposito, e allo stesso tempo esilarante, l'attacco subito dalla Raggi da parte di Annalisa Taverna, sorella della senatrice Paola e attivista del M5s romano, che con profondità di argomenti e stile forbito le ha gridato: “hai rotto er cazzo”, “smettila de fa’ la bambina deficiente”, “non rompere i coglioni altrimenti t’appendemo pe le orecchie ai fili dei panni sul balcone” (15)! Il tutto mentre alcuni sondaggi, negli ultimi giorni, fanno registrare un calo di consensi per la sindaca grillina di Roma.
Tirando le somme, la Raggi ha dunque buoni motivi per piangere: e non ci riferiamo certo ai poveri, che non si è fatta scrupolo in passato di sgomberare per motivi di decoro, sebbene ipocritamente - seguendo il modello Fornero - la sindaca romana sembra dedicar loro le lacrime alla Caritas (16)! Non ci lasciamo infatti ingannare da certe sceneggiate. A Beppe Grillo, che fa l'elogio pubblico della povertà (di quella altrui ovviamente) dall'alto dei suoi miliardi, e ai suoi accoliti rispondiamo che i lavoratori e le masse subalterne possono porre fine al pianto e alla povertà: la soluzione sta nell'abbattere il sistema economico disumano che li tiene col cappio al collo, cioè nell'edificazione di una nuova società, socialista, la cui premessa indispensabile è l'esproprio dei ricchi apologeti della povertà altrui. Per questo motivo continuiamo a lavorare alla costruzione del partito internazionale dei lavoratori e delle masse oppresse, strumento indispensabile per porre le basi di una nuova umanità.


Note
5) Quello dell'attacco generico ai sindacati è un motivo ricorrente nel repertorio di Grillo già da alcuni anni:
Così come attacca genericamente i "partiti", definendosi "movimento" e "non partito", ed essendo ciononostante un partito di sistema a tutti gli effetti, il M5s attacca in maniera qualunquista i sindacati, senza fare alcuna distinzione ed alcuna analisi di classe. Attacchi che tuttavia non hanno impedito ad alcuni sindacati, che pur si autodefiniscono "di base" e, sia pure a corrente alternata, "di classe", ad esempio l'Usb, di sostenere – elettoralmente e non – il movimento reazionario a cinque stelle. Sui rapporti fra sinistra e M5s consultare:
Singolare, a tal proposito, che uno dei blog italiani più attivi nella propaganda filoPutin e filoAssad, L'Antidiplomatico, cui attinge a piene mani la sinistra riformista e castrochavista, sia diretto da Alessandro Bianchi, uomo vicinissimo a Di Battista.


Sciopero nazionale del comparto aereo-aeroportuale-indotto

Accordo della vergogna: Il volantino della ALLCA-CUB



Lo sfruttamento dei lavoratori Iscot alla FCA di Piedimonte S.G. - Comunicato Stampa della FLMU-CUB

Lo stabilimento FCA di Piedimonte San Germano
COMUNICATO STAMPA
Nel febbraio 2015, con accordo sindacale firmato dalle RSU della UILM e senza consultazione alcuna con i lavoratori, la Iscot, azienda addetta alle pulizie tecniche all’interno della FCA di Piedimonte S.G ha ottenuto lo smantellamento dei diritti dei propri dipendenti, giustificandolo con la necessità di adeguarsi alle richieste della committente FCA che aveva modificato il proprio sistema di lavoro, riducendo così la necessità delle ore di lavoro per le pulizie richieste alla ISCOT:
Con l'accordo è stato previsto
a)    La riduzione dell’orario di lavoro da 8 ore a 7 ore lavorative al giorno (mezz’ora fine turno, mezz’ora inizio turno) prevedendo il recupero delle ore residue nelle giornate di sabato e domenica senza riconoscimento di straordinario;
b)    La riduzione di orario e la modifica dell’orario di lavoro anche per i lavoratori part-time;
c)    l'abrogazione della mezz’ora di pausa di mensa retribuita per il consumo del pasto;
d)    l'eliminazione a 20 lavoratori del premio individuale acquisito da oltre 30 anni ;
e)    la riduzione di ulteriore 10 minuti di pausa;

I lavoratori hanno contestato tale accordo, sottoscritto senza alcuna preventiva consultazione chiedendone la disapplicazione poiché oltre a tradursi in un peggioramento delle condizioni lavorative ed una turnazione massacrante, determinava anche una diminuzione salariale media di 300,00 euro al mese.

Oggi con la ripresa produttiva della Fiat e la conseguente necessità di aumentare anche per la ISCOT il numero di ore lavorative ci si aspettava un incremento dell’orario di lavoro per i lavoratori che determinasse un aumento del salario.
Invece l'impresa in maniera del tutto ingiustificata ha inserito 5 lavoratori interinali: individuandoli
- 2 tra i familiari dei due Rappresentanti sindacali che firmarono l'accordo "a perdere";
- Un familiare del caposquadra noto per la propria intransigenza;
- 2 concittadini del dirigente aziendale, spesso impegnato anche nelle campagne politiche locali essendo un dirigente di partito.

Questa organizzazione sindacale non può che contestare tale modo di fare impresa, avallata peraltro da alcune sigle sindacali, che ha come unico risultato quello di creare il conflitto tra gli operai discriminandoli l'un l'altro.

Non può che ribadirsi la necessità di superare il sistema del precariato che anche il lavoro interinale contribuisce a sostenere, e reintrodurre l'ufficio di collocamento, al quale obbligatoriamente il datore di lavoro sia tenuto a rivolgersi.
In tal modo si eliminerebbe il sistema clientelare che la chiamata nominativa consente e che, unitamente alla precarietà del lavoro, è causa di ricatto e discriminazione tra i lavoratori.


Piedimonte S. Germano: Via Chiara Colonna snc  e-mail: cub.fr@libero.it

Alitalia apripista dello sfruttamento: lo sciopero dei lavoratori FCA di Cassino

Bellissima intervista ad Antonio Amoroso sulla vertenza Alitalia

Vi rimandiamo al sito del Fronte di Lotta No Austerity per leggere l'intervista ad Antonio Amoroso, segretario Cub Trasporti, su una delle più importanti vertenze italiane.



domenica 12 febbraio 2017

Riceviamo dai compagni di Pagine Marxiste, pubblichiamo e sottoscriviamo

CUBlog si stringe solidale ai compagni aggrediti e fa proprio il loro appello.

No agli attacchi squadristici e ai metodi banditeschi!



APPELLO – Per la libertà politica contro lo squadrismo comunque mascherato


Chiediamo a tutte le realtà politiche, sindacali e culturali di aderire a questo appello:
A Bergamo sabato 4 febbraio doveva svolgersi un’assemblea pubblica indetta da giovani e lavoratori sul tema della disoccupazione giovanile. Assemblea da tenersi in una sala del Comune, dopo regolare pagamento dell’affitto.
Prima dell’inizio, una nutrita squadraccia di energumeni, giunta da altre città, l’ha fisicamente impedita: bloccando gli accessi, minacciando ed insultando pesantemente gli organizzatori ed i partecipanti, intimando di sgombrare “se vuoi tornare a casa intero”…
Questi individui fanno parte del servizio d’ordine di “Lotta comunista”, il quale già altre volte è stato comandato in “servizio” per mettere a tacere qualunque “concorrenza” o “dissidenza”, in particolar modo se di sinistra.
Ma al di là delle singole appartenenze, noi riteniamo inaccettabile e pericoloso per tutti far passare sotto silenzio metodi  malavitosi che si arrogano il diritto di decidere chi debba o non debba avere la facoltà di parola e di riunione!
Detto in termini più “concreti”, dietro questi gravi fatti vi è l’ossessione del controllo mafioso del territorio, con il relativo business editoriale.
Far passare impunemente prevaricazioni di tal genere sarebbe un segnale molto preoccupante per chiunque abbia a cuore la possibilità di riunirsi liberamente per discutere la pesante condizione che investe particolarmente i giovani, i lavoratori, i precari, i disoccupati.


ATTI SQUADRISTICI COME QUESTO DEVONO ESSERE CONDANNATI E ISOLATI !
LE FORZE POLITICHE, SINDACALI, ASSOCIATIVE, CULTURALI ADERENTI A QUESTO APPELLO  AFFERMANO LA LORO CONDANNA  DI FRONTE AD AVVENIMENTI COME QUESTI, LA LORO NETTA  AVVERSIONE  ALLO SQUADRISMO  IN OGNI SUA FORMA, LA LORO DETERMINAZIONE AD ISOLARE I PICCHIATORI COMUNQUE MASCHERATI.

giovedì 9 febbraio 2017

Comunicato del Coordinamento Nazionale di Cub Scuola

Il Coordinamento Nazionale della CUB Scuola nel merito degli scioperi
dell'8 e del 17 marzo valuta:

- che lo sciopero GENERALE dell'8 marzo è una straordinaria occasione
per legare la mobilitazione delle lavoratrici e dei lavoratori di tutte
le categorie e, in particolare, di quelle e quelli della scuola alla
mobilitazione contro l'oppressione che subiscono le donne e che, di
conseguenza, la richiesta di unificare gli scioperi dell'8 e del 17
marzo in un UNICO sciopero, anche se con obiettivi specifici su
contratto, legge 107, organico per quel che riguarda la scuola, è una
proposta pienamente condivisibile;

- che è necessario perseguire l'unità, quanto meno nelle mobilitazioni,
del sindacalismo di base nella scuola e che sarebbe da irresponsabili e
foriera di gravi difficoltà PER I LAVORATORI E LE LAVORATRICI DELLA
SCUOLA proporre DUE scioperi di categoria, uno l'8 ed uno il 17;

- di conseguenza, si dichiara disponibile, laddove sia una scelta
comune dei sindacati di base della scuola, ad anticipare lo sciopero
della scuola dal 17 all'8 marzo ed invita le altre organizzazioni del
comparto scuola a valutare CONGIUNTAMENTE questa ipotesi.

Crediamo infatti che su questioni di rilevanza , l'orgoglio e
l'interesse di organizzazione debbano essere messi da parte in
considerazione dell'interesse GENERALE del movimento.

Milano, 6 febbraio 2017