domenica 11 settembre 2016

Intervista a Diego Bossi a cura di Fabiana Stefanoni per PROGETTO COMUNISTA*

Quali prospettive per il sindacato di classe e di lotta?
La crisi del sindacalismo di base in Italia e lo sviluppo del Fronte di lotta No Austerity


Intervista a cura di Fabiana Stefanoni


Intervistiamo Diego Bossi, operaio Pirelli, membro del coordinamento nazionale del Fronte di Lotta No Austerity.



1) Diego, tu da anni sei un attivista del sindacalismo di base in Pirelli, precisamente della Cub. Sei anche ideatore e redattore di CUBlog http://cub-log.blogspot.it/, che ha sempre dato voce a tutte le lotte,  privilegiando l'unità di classe alla specifica collocazione sindacale. Quali credi siano i principali limiti del sindacalismo di base in Italia?

Prima di tutto vorrei ringraziarvi per questa intervista, il vostro è tra i partiti più vicini ai lavoratori nelle fabbriche e più attento alle questioni sindacali che mi sia capitato di incontrare nei miei vent’anni da operaio e attivista, con le compagne e i compagni del Pdac vanto una preziosa e proficua collaborazione che ha dato e sicuramente continuerà a dare ottimi risultati.
Veniamo ora, ahimè, ai limiti del sindacalismo di base in Italia. Sulla base della mia esperienza personale, in prima battuta il sindacalismo di base dà una connotazione conflittuale che si differenzia nettamente dalla concertazione a perdere tipica dei confederali.  Quello che manca è una visione di classe che realmente si traduca dai proclami alle azioni. L’immagine che ci si presenta davanti oggi è pietosa: un insieme di compartimenti stagni e non comunicanti tra loro, governati da anziani che non lasciano il trono, dove conduzioni familiari e clientelari basate su introiti economici  ed espansione di fette di mercato (lavoratori!) hanno bloccato qualsiasi tentativo di ricambio generazionale e di genuina democrazia della base. Una galassia di piccoli centri di potere concorrenti fra loro: dividono i lavoratori, anziché unirli. La moltitudine di sigle può essere un valore aggiunto solo nell’ambito di una comune prospettiva di classe. Oggi, in Italia, il sindacalismo di base è ancora molto distante da questa prospettiva.


2) Recentemente su CUBlog sono apparsi molti articoli critici di attivisti della Cub che non condividono alcune scelte degli attuali dirigenti sindacali. Tu cosa pensi di queste vicende interne al sindacato?

Per CUBlog, dare voce al dissenso verso settarismi e burocrazie antidemocratiche è una missione naturale, e naturale è la sua adesione al Fronte di Lotta No Austerity.
Le ultime vicende che hanno riguardato la Cub negli ultimi mesi segnano uno dei punti più bassi che abbia mai toccato il sindacalismo di base in Italia. Passiamo dall’imposizione di delegati estranei alla categoria al congresso della Cub Trasporti, all’esclusione, nella fase preparatoria dell’assemblea nazionale, dell’Unione inquilini, organizzazione tra le fondatrici della Cub, che in polemica non ha inviato delegati all’assemblea stessa. Per un resoconto impeccabile vi rimando a questo bellissimo articolo di Pippo Gurrieri pubblicato su Sicilia Libertaria che potrete trovare a questo link: http://cub-log.blogspot.it/2016/07/dove-sta-andando-la-cub-postiamo-e.html. Su tutto, basti pensare che quello che si vanta di essere il più grande sindacato di base italiano ha cambiato il proprio statuto nello stesso modo in cui io ho cambiato maglietta questa mattina: all’improvviso e senza dire un cazzo a nessuno. Di più: ha soffocato ogni possibile discussione mettendo ai voti le modifiche statutarie al primo giorno dell’assemblea nazionale. Non è solo una questione democratica. Dovremo fare i conti con un impatto psicologico devastante che ha gettato nel baratro la già esigua fiducia nei sindacati. Tutto il percorso congressuale è culminato ai primi di luglio nell’assemblea nazionale, dove è scoppiata una pentola a pressione che rimaneva chiusa da anni, così sono saltati fuori allo scoperto tutti: i burocrati, gli autoritari, i maiali orwelliani, i ricattati, i sudditi, senza farci mancare liste di proscrizione enunciate dal pulpito nel silenzio complice della presidenza. Ma è saltata fuori anche tanta indignazione, mettendo in risalto un’ampia parte sana del nostro sindacato. CUBlog sarà il megafono di chiunque abbia a cuore la democrazia partecipativa della base e l’autonomia dalle ingerenze del potere centrale.

3) Al di là della Cub, l'accordo della vergogna ha segnato uno spartiacque importante. Come hai vissuto la capitolazione all'accordo da parte di numerosi settori del sindacalismo conflittuale? Pensi sia servita la campagna di No Austerity?

Con il testo unico sulla rappresentanza siglato da Cgil, Cisl e Uil con Confindustria, i padroni hanno ottenuto il risultato di cacciare fuori dalle rsu i sindacati conflittuali. Dobbiamo spiegare ai lavoratori cos’è in realtà l’accordo della vergogna: un patto di non belligeranza coi padroni e di fedeltà assoluta dei delegati alle proprie segreterie, in cambio della concessione padronale di agibilità sindacali e dei fiumi di soldi provenienti dagli enti bilaterali. I padroni hanno capito che l’investimento più proficuo sarebbe stato comprarsi i sindacati. E l’hanno fatto.
Francamente mi sarei aspettato che la cortina di ferro dividesse i firmatari da tutti gli altri; purtroppo così non è stato. La mia personale opinione è che quel testo sia irricevibile per chiunque voglia realmente rappresentare i lavoratori; firmarlo, significa cessare di essere un sindacato, anteponendo interessi di bottega alla lotta di classe, unica via possibile per contrastare l’avanzata dispotica del capitale.
In quel periodo buio che è succeduto alla firma dell’accordo, si respirava un’aria di smarrimento e una propensione – diciamolo! – alla capitolazione. Credo che non solo la campagna di No Austerity sia servita, ma sia stata determinante, dando forza e voce a quanti si stavano opponendo a quello scempio.

4) Tu sei tra i principali volti noti del Fronte di Lotta No Austerity, che ha recentemente svolto la sua prima conferenza nazionale per delegati. Fai parte del coordinamento nazionale e, soprattutto, ne rappresenti l'anima operaia. Credi che il Fronte di Lotta No Austerity abbia la possibilità di diventare un punto di riferimento importante per la costruzione di un ampio e radicato fronte unitario di lotta?

Il Fronte di Lotta No Austerity è frutto di un lavoro straordinario di sinergie tra le migliori anime del sindacalismo italiano. Abbiamo fatto tanta strada e il nostro percorso è ancora lungo e non privo di ostacoli. Nella conferenza nazionale di Firenze ci siamo dati regole e princìpi; a settembre, a Modena, si riunirà il coordinamento nazionale col compito di dare attuazione al regolamento approvato.
Ci sono due immagini del Fronte di Lotta No Austerity, entrambe legittime ma diametralmente opposte. La prima raffigura No Austerity come somma aritmetica di una moltitudine di addendi  rappresentati dalle varie sigle del sindacalismo conflittuale, un grande padiglione, per intenderci; dove chi vuole entrare si porta con sé il proprio bagaglio sindacale, fatto di esperienze, tradizioni, conoscenze e lotte, aspettandosi di contribuire a dare forma e volto al nostro Fronte di Lotta.
La seconda – quella che preferisco – le persone le raffigura in uscita dal padiglione e il loro bagaglio è quel modo di essere e di concepire la politica e il sindacato così ben definito dalla nostra Carta dei princìpi. Persone che escono dal Padiglione No Austerity, entrano nei loro sindacati e si annidano in essi come un cancro positivo, un embrione di democrazia operaia e di unità di classe che cresce e si espande fungendo da anticorpo per burocrazie, settarismi, autoritarismi e discriminazioni.
Se questa seconda immagine prevarrà, se il Fronte di Lotta No Austerity saprà considerarsi come elemento indipendente e se saprà concentrarsi sui suoi obiettivi e sulla genetica che lo costituisce, anziché sulle tante provenienze che lo compongono, credo fermamente che diventerà un riferimento imprescindibile su cui convergeranno le lotte in Italia.

5) Quali secondo te dovranno essere le priorità del Fronte di Lotta No Austerity in questo autunno?

Due Priorità: prodigarsi per la costruzione di uno sciopero generale nazionale unitario di tutto il sindacalismo conflittuale e riportare in auge, rinnovandola, la campagna contro l’accordo di rappresentanza, che rischia di diventare legge per mano di un decreto governativo.

6) Per concludere, una domanda più generale. Come operaio che conosce direttamente la condizione di vita e di lavoro della sua classe, pensi ci sia una via d'uscita nel capitalismo?

Ho passato una lunga fase della mia vita in cui avrei risposto di sì, per molti anni ho creduto che lottare all’interno di questo sistema per migliorarlo fosse l’unica strada percorribile. Non ho mai chinato la testa sui libri sacri del comunismo, né ho avuto mai dimestichezza e familiarità con gli ambienti accademici e dottrinali. Sono un operaio e un semplice militante attivista, lo dico dando tutta la solennità possibile a questa espressione, perché credo non esista posizione e condizione più alta e importante della semplice passione di migliorare il mondo e la società. Oggi, quello che so e che sono lo devo ad anni di lotta ed esperienza e a compagni eccezionali che con pazienza hanno colmato molte mie lacune, formando in me consapevolezza e coscienza di classe. Rispondo quindi alla vostra domanda: no. Non esiste giustizia in un sistema ingiusto. Il capitalismo si sorregge sullo sfruttamento dei popoli per arricchire i padroni.
Se potessi fare un appello a tutti lavoratori, sarebbe questo: attenti che il capitalismo è più pericoloso proprio nei momenti in cui vi sembra più docile e attraente, non saranno i proclami leghisti che vi scaglieranno contro altri lavoratori e sfruttati migranti distogliendo la vostra attenzione dal vostro nemico di classe, non saranno le crociate grilline contro il sistema a cui sono funzionali tenendovi all’interno dello stesso, non sarà niente e nessuno a liberarvi dalla vostra condizione di sfruttati. L’unica possibilità che avete è scriverla voi, la vostra storia. E non leggerla scritta da altri.
Ora che mi ci fate pensare qualcosa sul comunismo l’ho letta. Fa più o meno così: Proletari di tutto il mondo, unitevi!


*Mensile del Partito d'Alternativa Comunista


(17/08/2016)

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