martedì 30 agosto 2016

La lotta dei lavoratori CUB presso i magazzini Simply di Trucazzano (MI)

Riceviamo e volentieri pubblichiamo questo volantino dalla CUB Milano est relativo alla lotta dei lavoratori presso i magazzini Simply di Trucazzano (MI). 
CUBlog sarà a loro disposizione durante tutto il percorso di questa ennesima e ignobile vertenza dovuta all'ingiustizia perpetrata dai padroni per mano di catene di appalti e subappalti.



I lavoratori CUB presso i magazzini Simply di Trucazzano (MI) hanno dichiarato, giovedì 25 agosto 2016, lo stato d’agitazione e lo sciopero degli straordinari a tempo indeterminato, compreso sabato e festivi.
Chiedono a committente, appaltatore e società sub-appaltatrici un incontro urgente per risolvere varie problematiche relative a continui errori in busta paga, mancato riconoscimento di istituti contrattuali, demansionamenti, persistente ricorso a rapporti contrattuali a termine ecc…
Lunedì 29 si è svolto un volantinaggio ai cancelli per spiegare che le problematiche alla base della protesta riguardano tutti i dipendenti e non solo gli iscritti CUB.
Ancora non c’è stata alcuna convocazione. 
I lavoratori si riserveranno di intraprendere ulteriori azioni di sciopero  e protesta oltre che, laddove possibile, ricorrere anche a vertenze giudiziali, qualora non si giunga ad una pronta risoluzione delle problematiche.
Di seguito e, in allegato, copia del volantino diffuso:



STATO D’AGITAZIONE AI MAGAZZINI SIMPLY DI TRUCAZZANO 
TUTTI UNITI PER DIFENDERE I NOSTRI DIRITTI!

Come lavoratori Alma spa e CET – società cooperativa, iscritti al sindacato CUB, presso i magazzini Simply di Trucazzano (MI), abbiamo deciso di dichiarare lo stato d’agitazione e lo sciopero degli straordinari, a tempo indeterminato, compreso sabato e festivi.
Da troppo tempo continuano ad esserci errori e mancanze nei nostri stipendi, tali da aver comportato notevoli perdite di salario per tutti i lavoratori del magazzino.
Abbiamo chiesto alle società in sub-appalto, a Moveng (appaltatore) e Punto Lombardia (committente) di organizzare urgentemente un incontro per risolvere al più presto la situazione, altrimenti ci vedremo costretti a scioperare e ad attuare le azioni giudiziali necessarie per vederci riconosciuti i nostri crediti.

LAVORATORI ALMA SPA
Nei mesi estivi ci siamo incontrati più volte con Alma spa per mettere a conoscenza l’azienda di una serie di problematiche:
- continui errori in busta paga, da gennaio a questa parte, quantificabili, per alcuni lavoratori, anche ad alcune centinaia di Euro.
- Riduzioni di livello (e quindi di stipendio), cancellazione degli scatti di anzianità e trasformazione da tempo indeterminato a determinato, per alcuni lavoratori, a seguito del cambio d’appalto.
- Continue proroghe di rapporti contrattuali a termine.
Nell’ultimo incontro di luglio, ottenuto solo dopo aver dichiarato lo stato d’agitazione, sembrava che Alma si fosse posta nell’ottica di risolvere gran parte di queste problematiche. Minuziosamente, abbiamo preparato un documento in cui indicavamo le varie mancanze da correggere.
Con le buste paghe del mese di luglio - ancora nessuna risposta ci era giunta - abbiamo potuto verificare che, salvo un singolo caso, tutto il resto era rimasto come prima.

LAVORATORI CET SOCIETA’ COOPERATIVA
Con il subentro della società cooperativa CET abbiamo smesso di percepire la 14° mensilità e i ROL sono stati cancellati dalla nostra busta paga, nonostante le disposizioni del Contratto Multiservizi che l’azienda ci applica, oltretutto le ferie ci vengono liquidate mensilmente e, quando finalmente possiamo riposare, restiamo senza salario.
A luglio abbiamo incontrato la società e abbiamo inviato un documento con l’indicazione di tutte le problematiche da risolvere. Ancora non c’è stata alcuna risposta ufficiale.

QUESTI PROBLEMI RIGUARDANO TUTTI I LAVORATORI IMPIEGATI NEI MAGAZZINI. PER QUESTO CHIEDIAMO AI NOSTRI COLLEGHI DI UNIRSI A NOI IN QUESTA GIUSTA RIVENDICAZIONE! 
TUTTI INSIEME POSSIAMO RIPRENDERCI QUANTO E’ NOSTRO. UNITI SIAMO PIU’ FORTI! UNITI SI VINCE!

Vimodrone (MI), 29/08/2016

Federazione Lavoratori Agro-Industria Commercio e Affini Uniti
Confederazione Unitaria di Base
Vimodrone (MI) – Via Gramsci, 33 – Tel. 0295341107 Fax. 0295288938
Facebook: Flaica – CUB e mail: flaica@cub.it www.flyca.org www.cub.it





SCARICA QUI IL VOLANTINO




giovedì 25 agosto 2016

Quando la terra trema il capitalismo uccide - Articolo di Francesco Ricci (PdAC)

Ci sono parole che restano attuali perché descrivono situazioni statiche, lontane da ogni evoluzione e miglioramento. Rientra in questa categoria l'articolo che Francesco Ricci (PdAC) ha scritto e pubblicato subito dopo il terremoto che colpì l'Emilia nel 2012.
Questo articolo valeva ieri, vale oggi e varrà fino a quando il capitalismo ci farà morire per il suo sporco profitto.


La redazione di CUBlog



Di Francesco Ricci 



"La fierezza degli emiliani che li spinge a ripartire subito", "una tragedia inevitabile, il terremoto è imprevedibile". Sono due frasi o due concetti che sono stati ripetuti fino alla nausea dai giornali e dalle Tv della borghesia. Un esempio da manuale di cosa sia e a cosa serva la "ideologia dominante". Il peggio è infatti sentire queste stesse frasi ripetute, spesso con le identiche parole dei ministri, dalle vittime del terremoto, cioè dai lavoratori delle zone dell'Emilia colpite.
I padroni vogliono far ripartire subito le fabbriche, vogliono rimandarci dentro gli operai, in quei capannoni traballanti. Nella retorica del "ripartire" vengono coinvolte anche le scuole delle zone terremotate: con la complicità di qualche stupido preside zelante, gli insegnanti sono obbligati a riprendere a lavorare in cortili o sotto tendoni (magari portandosi la sedia da casa, come è successo a Finale Emilia). Tutte immagini di "laboriosità emiliana" riportate dai mass media come fatti positivi: il lavoro sopra tutto. A seguire vescovi e cardinali portano sermoni e incenso.
Ecco che la loro propaganda riprende a martellare sulle nostre teste spiegandoci che certo dispiace per i morti, ma in fondo l'uomo è impotente di fronte alla forza della natura; che è inutile fermarsi a piangere, che dopo una santa messa per i morti la la vita deve riprendere. "Ora ricostruiamo, non è il momento delle polemiche", ripete ogni ministro, sottosegretario, assessore. Ogni ora di lavoro persa sono soldi in meno per i padroni.
Certo è vero che i terremoti sono eventi naturali e che l'uomo non li può impedire. Ma ci sono almeno sei cose che tanto naturali non sono.
Primo, non è naturale l'ignoranza quasi assoluta che circonda i terremoti. Che non si sappia più o meno nulla lo si capisce ascoltando in successione i presunti esperti che in Tv e sui giornali danno interpretazioni opposte delle cause delle varie scosse: chi parla di "eventi diversi", chi di "scosse di assestamento del medesimo evento sismico". Chi avanza previsioni sulla scossa successiva; chi dice che non si può fare nessuna previsione.La realtà è che se, nonostante le enormi conoscenze scientifiche e tecnologiche accumulate nel tempo e sviluppate rapidissimamente in questi ultimi anni, nonostante siamo circondati da "miracoli" tecnologici che consentono cose impensabili solo fino a dieci anni fa, ci sono settori della ricerca rimasti fermi all'Ottocento. Ciò è dovuto al fatto che la scienza e la ricerca scientifica non si sviluppano in un campo neutro ma sotto il dominio della società divisa in classi e basata sullo sfruttamento della stragrande maggioranza dell'umanità da parte di un pugno di miliardari.Non c'è un solo ambito della società che sfugga alle leggi del profitto, tanto meno quello della ricerca. In altre parole, se sui terremoti non sappiamo quasi nulla non è per una "impossibilità a conoscere" ma perché è un ambito della conoscenza che non dà profitti immediati.
Secondo, non è naturale che anche scosse non fortissime provochino un così gran numero di vittime. Del 5,8 è stata la magnitudo del terremoto del 29 maggio e del 6,1 quello del 20 maggio. Secondo le definizioni ufficiali della scala Richter fino a 5,9 il terremoto è definito "moderato" e dovrebbe causare danni strutturali solo agli edifici "costruiti male", mentre "rarissimi" sono definiti i danni agli edifici "costruiti con moderni criteri antisismici". Subito sopra il 5,9 si passa a un terremoto "forte", ma siamo ancora a metà della scala.Invece abbiamo avuto 27 morti (accertati alla data in cui scriviamo). Perché? Perché in gran parte erano operai che lavoravano sotto capannoni in cui i tetti, come è stato appurato, erano talvolta "solo appoggiati". Si tratta cioè di incidenti che avrebbero potuto verificarsi anche con scosse nettamente inferiori: in qualche caso forse sarebbero bastati anche forti venti per far crollare tutto.
Terzo, non è naturale che non si faccia alcuna prevenzione. Cioè che, nonostante grossomodo tutto il territorio nazionale sia "zona sismica", la maggioranza delle fabbriche, delle case, delle scuole non siano in grado di resistere nemmeno a terremoti "moderati". Anche qui non è un problema di conoscenze tecniche ma di profitti: una casa o una fabbrica costruita con criteri anti-sismici viene infatti a costare circa il 15% in più. Il padrone e il costruttore risparmiano, chi dovrebbe controllare non controlla.
Quarto, non è naturale che dopo il primo terremoto (20 maggio) siano stati costretti i lavoratori di tante fabbriche a rientrare al lavoro, sotto minaccia di licenziamento. Questo è l'elemento più evidente, tanto che è nei fatti uno dei pochi ad aver richiamato l'attenzione generale. La risoluzione del problema è affidata a quella magistratura che quotidianamente legittima il lavoro in condizioni insicure. La magistratura, per cui pure tanto spesso ci si esalta anche a sinistra, tanti lavoratori licenziati o colpiti da incidenti sul lavoro lo sanno, è soltanto uno degli strumenti di cui dispone lo Stato della borghesia per assicurare i suoi profitti: non è certo un ente metafisico e estraneo alla lotta di classe, non è certo uno strumento di difesa dei lavoratori.
Quinto, non è naturale che i lavoratori (in molti casi immigrati, cioè sottoposti a un doppio sfruttamento) siano costretti a cedere al ricatto del padrone senza trovare nessuna difesa sindacale. Anzi: quando è emerso pubblicamente che in alcune fabbriche i padroni facevano firmare una "liberatoria" agli operai perché tornassero al lavoro in luoghi insicuri assumendosi la responsabilità di eventuali incidenti, e quando di conseguenza persino le strutture locali della Cgil hanno dovuto dire qualcosa, la segretaria nazionale della Cgil ha affermato che le sembravano "fatti gravi" ma di cui bisognava appurare la veridicità (tra l'altro confermata dalla Cgil locale), e in ogni caso erano certo "episodi isolati" (le solite rare "mele marce" nel cesto di frutta sana).Di più: mentre il terremoto e le vittime operaie costituivano un motivo aggiuntivo per convocare lo sciopero generale contro il governo dei banchieri, la burocrazia Cgil ha colto l'occasione per rinviare persino l'innocua parata convocata per il 2 giugno.
Sesto, non è naturale che gli aiuti pubblici per le zone colpite si riducano a qualche briciola (in alcune parti d'Italia si vive ancora nei container anni dopo i terremoti), né che le spese vengano addebitate ai lavoratori (con aumenti alla benzina, ecc.).
No, di naturale negli effetti del terremoto non c'è quasi niente. Anche le vittime dei terremoti potrebbero essere evitate. Ma ciò richiederebbe un'edilizia diversa, sottratta alla logica del profitto; richiederebbe un altro governo, non impegnato a salvare le banche e gli industriali; richiederebbe insomma un altro sistema sociale ed economico: più naturale, questo sì, perché volto a soddisfare le esigenze della maggioranza della popolazione. Ecco così che anche il terremoto diventa un motivo in più per rovesciare il capitalismo, a partire dalla cacciata del governo assassino che finge di piangere le vittime del terremoto, inostri morti caduti per i loro profitti. Altre vittime di cui chi lotta non si dimentica e che allungano il conto che la rivoluzione presenterà a padroni, ministri e cardinali.



Qui trovate l'articolo originale sul sito di Alternativa Comunista

http://www.alternativacomunista.it/content/view/1664/47/



giovedì 4 agosto 2016

Parte la campagna di boicottaggio contro H&M lanciata dal Si. Cobas

Siamo alle solite, va in scena il film visto e rivisto infinite volte: la catena di appalti e subappalti messa in campo dai padroni per sfruttare donne e uomini alle loro dipendenze, eludendo leggi e diritti fondamentali. 
Questa volta tocca alle lavoratrici e ai lavoratori di H&M che per mano delle cooperative vengono privati di diritti come i riposi settimanali e giornalieri.
CUBlog sostiene e invita a sostenere la campagna lanciata dai compagni del Si. Cobas per boicottare H&M.



lunedì 1 agosto 2016

Morti Bianche - Report dell'osservatorio indipendente di Bologna morti sul lavoro


Osservatorio Indipendente di Bologna morti sul lavoro
Report morti sul lavoro nei primi sette mesi del 2016
SONO 375 MORTI PER INFORTUNI
sui LUOGHI DI LAVORO dall’inizio dell’anno al 31 luglio.
Oltre 800 se si aggiungono i morti sulle strade e in itinere.
Al 31 luglio 2015 erano sui luoghi di lavoro 385 -2,6%. Al 31 luglio 2008, anno d’apertura dell’Osservatorio erano 358 +4,55%. Da quell’anno non esiste nessun calo se si prendono in considerazioni tutti i morti sul lavoro e non solo gli assicurati INAIL. Moltissimi morti
sul lavoro non erano assicurati all’inail o lavoravano in nero. Il 35% dei morti sui luoghi di lavoro sono in agricoltura, tra questi ben il 60% sono morti schiacciati dal trattore che guidavano.  E’ l’edilizia col 18% delle morti al secondo posto di questa triste classifica. Una percentuale di queste morti sono dovuta a cadute dall’alto. L’autotrasporto continua a pagare un forte tributo di sangue con l’8,2%. Segue l’industria con l’8%. Come tutti gli anni i lavoratori morti nell’industria sono dall’8 al 10%. Incredibile la percentuale di lavoratori ultrasessantenni che sono morti sui LUOGHI DI LAVORO in questi primi sette mesi del 2016; sono il 28,2%. A causa della legge Fornero i morti in tarda per infortuni sul lavoro sono aumentati notevolmente. Cosa aspetta il Governo a porvi rimedio? E’ disumano far continuare a lavorare in tarda età chi svolge lavori pericolosi per se e per gli altri. Gli stranieri morti sui luoghi di lavoro sono il 10,9% sul totale. Per approfondimenti chiedere mandare mail a carlo soricelli,
Morti per infortuni sui luoghi di lavoro nel 2016 per regione e provincia in ordine decrescente. I morti sulle autostrade e all’estero non sono conteggiati nelle province. Se guardate qui sotto l’andamento delle regioni e delle province pensate che ci sono almeno altrettanti morti per infortuni sulle strade e in itinere.
Campania 40 Napoli (14 di questi 3 in mare), Avellino (5), Benevento (4), Caserta (7), Salerno (10). Emilia-Romagna 37Bologna (7). Forlì-Cesena (6), Ferrara (3), Modena (5), Parma (2), Piacenza (2), Ravenna (3), Reggio Emilia (8), Rimini (1). Veneto 34Venezia (2), Belluno (4), Padova (6), Rovigo (2), Treviso (3), Verona (4), Vicenza (13). Toscana 3Firenze (1), Arezzo (4), Grosseto (1), Livorno (6), Lucca (4), Massa Carrara (6), Pisa (2), Pistoia (2), Siena (2) Prato (3). Lombardia 27 Milano (2), Bergamo (3), Brescia (12), Como (2), Cremona (2), Lecco (1), Lodi (), Mantova (), Monza Brianza (2), Pavia (2), Sondrio (1), Varese Lazio 25 Roma (8), Viterbo (5) Frosinone (3) Latina (7) Rieti (2). Sicilia 23 Palermo (21), Agrigento (3), Caltanissetta (3), Catania (6), Enna (1), Messina (3), Ragusa (2), Siracusa (), Trapani (1). Piemonte 22 Torino (5), Alessandria (1), Asti (5), Biella (), Cuneo (10), Novara (), Verbano-Cusio-Ossola () Vercelli (1).Puglia 17 Bari (), BAT (5), Brindisi (1), Foggia (2), Lecce (2), Taranto (7) Marche 11 Ancona (2), Macerata (4), Fermo (), Pesaro-Urbino (2), Ascoli Piceno (2). Abruzzo 11L'Aquila (1), Chieti (5), Pescara (2) Teramo (3). Trentino-Alto Adige 11 Trento (7), Bolzano (4). Sardegna 10 Cagliari (4), Carbonia-Iglesias (), Medio Campisano (), Nuoro (1), Ogliastra (), Olbia-Tempio (), Oristano (2), Sassari (3). Calabria 10 Catanzaro (4), Cosenza (3), Crotone (1), Reggio Calabria (1) , Vibo Valentia (1).Molise 6 Campobasso (6), Isernia (). Umbria 5 Perugia (1) Terni (4).Friuli-Venezia Giulia 5 Trieste, Gorizia (1), Pordenone (1), Udine (3).Liguria 4 Genova (2), Imperia (1), La Spezia (), Savona (1).Basilicata 1 Potenza (1) Matera () Valle D’Aosta () I lavoratori morti sulle autostrade, all’estero e in mare non sono segnalati a carico delle province-
Consigliamo a tutti quelli che si occupano di queste tragedie di separare chi muore per infortuni sui luoghi di lavoro, da chi muore sulle strade e in itinere con un mezzo di trasporto. I lavoratori che muoiono sulle strade e in itinere sono a tutti gli effetti morti per infortunio sul lavoro, ma richiedono interventi completamente diversi dai lavoratori morti sui luoghi di lavoro. E su questo aspetto che si fa una gran confusione. Ci sono categorie come i metalmeccanici che sui luoghi di lavoro hanno pochissime vittime per infortuni, poi, nelle statistiche ufficiali, non separando chiaramente le morti causate dall’itinere, dalle morti sui luoghi di lavoro, risultano morire in tantissimi in questa categoria che è numerosissima e ha una forte mobilità per recarsi o tornare dai luoghi di lavoro. Anche quest’anno una strage di agricoltori schiacciati dal trattore, sono già 80 dall’inizio dell’anno, Tutti gli anni sui LUOGHI DI LAVORO il 20% di tutte le morti per infortuni sono provocate da questo mezzo. 132 sono i morti schiacciati dal trattore nel 2015 e 152 nel 2014. Contiamo molto della sensibilità dei media e dei cittadini che a centinaia ogni giorno visitano il sito. In questi nove anni di monitoraggio le percentuali delle morti nelle diverse categorie sono sempre le stesse: l’agricoltura sempre la categoria con più vittime, seguono l’edilizia, i servizi, i metalmeccanici e l’autotrasporto.
Morti sul lavoro nel 2015
Le morti sulle autostrade e all’estero non sono segnalate nelle province
SONO STATI 678 I MORTI PER INFORTUNI SUI LUOGHI DI LAVOROnel 2015
CONTRO I 661 del 2014 +2,6%. ERANO 637 nel 2008 +6,1%
L’INAIL nel 2014 ha riconosciuto complessivamente 662 morti sul lavoro, di questi il 52% sono decessi in itinere e sulle strade ma le denunce per infortuni mortali sono state 1107. Crediamo che anche per il 2015 ci siano più o meno le stesse percentuali. Nel 2015 tra gli assicurati INAIL c’è stata un'inversione di tendenza, per la prima volta dopo tantissimi anni questo Istituto vede aumentare le denunce per infortuni mortali. Ma le denunce non comportano necessariamente un riconoscimento dell'infortunio mortale. Sta a noi che svolgiamo un lavoro volontario, senza interesse di nessun tipo, far conoscere anche questo aspetto ai cittadini italiani.