sabato 31 dicembre 2016

MESSAGGIO DI FINE ANNO 2016

Di Diego Bossi



MONUMENTO ALLA RESISTENZA NELLE FABBRICHE - SESTO SAN GIOVANNI


Non saranno spumante, panettone e conto alla rovescia a farci risvegliare in un mondo libero dalla schiavitù del capitale, ma queste ore che separano un anno da un altro offrono però la giusta occasione per fermarsi un attimo e fare un bilancio. Per CUBlog, questo bilancio, è positivo. E non parlo in termini di visualizzazioni: non le ho nemmeno controllate e non ho nessuna intenzione di farlo. Parlo di scelte e di linea editoriale.
Da sempre questo blog dà spazio a tutte le lotte, privilegiando l'appartenenza di classe alle specifiche collocazioni sindacali, e di questo ne andiamo fieri, perché non permettiamo a piccole e grandi burocrazie di dividere ciò che le condizioni di sfruttamento in nome del profitto, uniscono. Questa è e sarà la nostra linea editoriale.

CUBlog ha dato e darà spazio al dissenso verso le logiche settarie, burocratiche e oligarchiche che mai come quest'anno hanno caratterizzato il nostro sindacato. Si sappia fin da ora che la voce di coloro che si batteranno per un sindacato di classe e per una reale democrazia della base, troverà spazio su questo blog.
CUBlog aderisce ed è parte integrante del Fronte di Lotta No Austerity. Questa è la scelta che più di tutte rivendichiamo con orgoglio, insieme alle compagne e ai compagni del Fronte di Lotta No Austerity, condividiamo un'esperienza unica di appartenenza di classe, unendo realtà industriali come Pirelli, Bridgestone, Sevel; settori strategici come trasporti, scuola e sanità; attivisti di tutte le principali organizzazioni del sindacalismo conflittuale che dal Veneto alla Sicilia passando per Lombardia, Piemonte, Emilia Romagna, Toscana, Lazio, Campania e Puglia, convergono su princìpi come l'unità e la lotta di classe contro il capitalismo, il fascismo, il maschilismo e l'omofobia.
Non insulterò la vostra intelligenza con frasi scontate come "Vi auguro un felice anno nuovo", per il proletariato la felicità sta solo nella lotta! Quest'anno altri 1300 lavoratori sono morti, altre migliaia sono rimasti invalidi; decine di migliaia tra disoccupati e fruitori di ammortizzatori sociali che paghiamo noi per tutelare i profitti padronali dalla crisi che loro stessi hanno creato; più di 5000 fra donne, uomini, bambini sono stati inghiottiti dal Mediterraneo mentre cercavano di scappare dai loro inferni creati ad uso e consumo del capitalismo. Oggi i lavoratori sono schiacciati tra padroni e grandi e piccole burocrazie sindacali. Non c'è da essere felici, c'è da tornare a sentire il sapore della vita con la lotta di classe, ambendo a prospettive rivoluzionarie e di ampio respiro. Questo è il mio augurio: fare la storia, non subirla! 
Sono nato e cresciuto a Sesto San Giovanni, città simbolo della storia operaia di questo Paese. Da qui le imponenti masse operaie scossero il regime fascista. Il 26 maggio del 1942, dopo vent'anni di repressione, 400 donne manifestarono per protestare contro la scarsità del cibo e le condizioni gravose, vennero deportate nelle carceri milanesi; gli anni seguenti le operaie e gli operai di Falck, Breda, Pirelli, Osva, Magneti Marelli e di tante altre fabbriche incrociarono le braccia contro i nazifascisti.
Fin dall'infanzia, le giornate dei sestesi della mia generazione sono state scandite da un suono: la sirena della Falck. Ieri segnalava l'ora di mensa e dei cambi turno, oggi suona tutti i giorni a mezzogiorno per ricordare a tutti le origini operaie della città. 
A nome di CUBlog e mio personale, vi dedico questo suono che parla di masse operaie, di resistenza e di guerra, affinché ognuno di voi trovi in sé l'orgoglio di essere parte di qualcosa di gigantesco e di imponente.

VIVA LA LOTTA DI CLASSE!
VIVA LA RIVOLUZIONE!


giovedì 22 dicembre 2016

Intervista a Giordano Spoltore a cura di Fabiana Stefanoni per PROGETTO COMUNISTA*

Giordano Spoltore, operaio Sevel e attivista Slai-Cobas


Giordano, prima di tutto ti chiediamo di raccontarci da cosa è nata l'idea di avviare in Sevel un lavoro di inchiesta.

L'idea dell'inchiesta è nata a seguito di un confronto tra gli iscritti dello Slai Cobas e i militanti del collettivo autonomo Zona22 sull'impossibilità di rappresentare adeguatamente gli interessi e i bisogni dei cittadini/e lavoratori/ci di una grande fabbrica e comunità quale Sevel con i suoi 6200 dipendenti, per tentare di ristabilire opportuni contatti con i colleghi di lavoro, verificarne le necessità e aspettative sociali e di lavoro in fabbrica.

La Sevel è una grande industria del settore automobilistico che impiega più di 6000 operai. Quali sono a tuo avviso i dati più significativi che si ricavano dai risultati dell'inchiesta?

I dati emersi denotano i limiti dell'agire sindacale concertativo nel contrastare i ritmi di lavoro esasperanti, la sfiducia nelle forme tradizionali della rappresentanza sindacale per i pregressi tradimenti delle aspettative salariali e delle condizioni lavorative. Altro punto da non sottovalutare l'insorgere di patologie e sintomatologie psicosomatiche, oltre a quelli fisiologici-biomeccanici per attività ripetitive ed usuranti, riconducibili ad atteggiamenti autoritari e intimidatori dei responsabili gerarchici aziendali.

Il 5 novembre avete organizzato a Lanciano (in collaborazione con il centro sociale Zona22, con lo Slai Cobas nazionale e con alcuni sociologi) un'iniziativa pubblica di presentazione dell'inchiesta. Puoi raccontarci come è andata l'iniziativa?

La presentazione ufficiale si è svolta in una libreria del centro MU gestita da giovani ragazzi disponibili ed entusiasti di ospitare l'originale iniziativa sindacale. Hanno partecipato oltre agli ospiti estensori i sociologi Roberto Latella, Franco Violante e Massimo Taddia dell'ass. Il Laboratorio, la coordinatrice nazionale Slai Cobas Mara Malavenda, colleghi di altri stabilimenti Fca quali Termoli e Pomigliano, operai/e Sevel e cittadini frentani interessati a conoscere le reali condizioni di lavoro degli operai dello stabilimento abruzzese spesso enfatizzate sui media locali.

In occasione dell'iniziativa di Lanciano, nel tuo intervento introduttivo, hai detto che questa inchiesta nasce anche dall'esigenza di superare gli ostacoli posti dall'azienda all'attività sindacale in fabbrica. In particolare hai ricordato la limitazione delle pause giornaliere. Come Slai Cobas avete organizzato numerosi scioperi, sia contro la limitazione delle pause sia contro lo straordinario comandato. Puoi parlarcene?

In Sevel i turni straordinari sono rituali mensili che contrastiamo con lo sciopero, richiedendo la prioritaria redistribuzione dei notevoli profitti prodotti attraverso nuove assunzioni, stabilizzazione dei precari presenti e riconoscimenti retributivi strutturali in paga base per gli obiettivi produttivi eguagliati. Dal dicembre 2015 ad oggi insieme agli iscritti dell'Usb abbiamo indetto scioperi con modalità diverse, dapprima 10' quotidiani per tre mesi consecutivi, proseguiti con modalità orarie diverse, sempre concordate con gli aderenti, nel corso dei mesi per riconquistare il diritto scippatoci al riposo fisiologico funzionale ad interrompere la monotona ripetizione dei numerosi quanto identici movimenti giornalieri, a seguito della riduzione della pausa quotidiana del 25%, clausola contrattuale prevista per aumentare la produttività, condivisa dai confaziendali firmatari Fim, Uilm, Fismic, Ugl e Acq.

La Sevel fa parte del gruppo Fca e quindi, come in tutto il gruppo, i sindacati conflittuali sono esclusi dalla rappresentanza sindacale. Pensi che questa esclusione faccia parte di una precisa strategia padronale?

Si l'esclusione dei sindacati conflittuali è una strategia politico-sindacale purtroppo in atto da anni per evitare la partecipazione e il protagonismo rivendicativo diretto delle maestranze. L'obiettivo principale per i vertici Fca attraverso i confaziendali firmatari negli ultimi anni è di colonizzare l'immaginario e i bisogni collettivi delle maestranze, coinvolgendole nella richiesta di servizi cogestiti quali fondo sanitario integrativo (fasif) o pensionistico (cometa), attraverso la realizzazione di vacanze estive per i figli o la possibilità a partecipare gratuitamente ad eventi sportivi calcistici o motoristici (Juventus stadium-autodromo di Monza), al fine di impedire la maturazione di una coscienza di classe operaia utile a capire l'origine dei profitti e dello sfruttamento intensivo.

Come operai Sevel dello Slai Cobas avete sempre cercato di favorire un coordinamento tra gli attivisti sindacali combattivi indipendentemente dalla specifica appartenenza sindacale. Siete stati tra i promotori del Coordinamento lavoratori Fca, che ha tentato di raggruppare tutti i delegati e gli attivisti sindacali combattivi degli stabilimenti Fiat del centro-sud. Ora partecipate attivamente alla costruzione del Fronte di lotta No austerity. Pensi che l'unità di classe sia importante? A partire da quali discriminanti?

Siamo consapevoli della necessaria e fondamentale aggregazione dei militanti conflittuali nei luoghi di lavoro e nella società civile, altresì rifiutiamo diktat e accordi che privilegiano gli esclusivi interessi delle istituzioni sindacali riducendo l'esigibilità dei diritti per i lavoratori/ci quale ad esempio l'accordo interconfederale sulla rappresentanza nei luoghi di lavoro del 10/1/2014. Le altre discriminanti sono l'antifascismo e antirazzismo che tornano a galla in forme diverse nella società e nei luoghi di lavoro grazie alle politiche governative, amministrative e aziendali premianti l'individualismo e la competizione tra gli appartenenti alle classi sociali deboli sempre più povere.

Siete stati in prima fila anche nella lotta contro l'accordo della vergogna sulla rappresentanza. Cosa pensi di questo accordo?

Tale accordo riflette quello contrattuale introdotto in Fca nel 2011 a Pomigliano, bocciato dal 40% delle maestranze ed esteso in tutti gli stabilimenti italiani e modello delle future relazioni sindacali nel nostro Paese.
La casta sindacale al pari di quella politica con tale accordo interconfederale si autolegittima evitando le modifiche restrittive dei privilegi paventate dall'attuale illegittimo e anticostituzionale governo.
Le clausole contenute nell'accordo impediscono ai lavoratori eletti di esercitare in pieno il mandato ricevuto dai colleghi di lavoro pena il rischio di sostituzione. Lo sciopero non è più considerato un diritto dei lavoratori da esercitare per la rivendicazione bensì uno strumento delle organizzazioni sindacali.

Infine, una domanda più generale: lo strumento dell'inchiesta operaia come credi ci possa aiutare per elaborare nuove strategie nell'interesse dei lavoratori e delle lavoratrici?

L'inchiesta è da sempre un utile dispositivo del movimento operaio per l'elaborazione di strategie adeguate ai tempi e alle necessità reali ed aspettative di vita dei lavoratori.
Da quella appena conclusa emerge la necessità di trovare soluzioni per ridurre l'intensificazione dello sfruttamento, derivante dal sistema ergo-uas, evitando l'insorgenza di patologie croniche con aumento dei costi per la sanità pubblica.

L'altro aspetto dirimente riuscire a conciliare la riduzione dell'orario di lavoro a parità di salario per ridurre la disoccupazione e consentire un tenore di vita dignitoso.

* Mensile del Partito d'Alternativa Comunista

ALITALIA: Comunicato stampa della Cub Trasporti

CCNL Ferrovieri: Un bidone sotto ľalbero

giovedì 15 dicembre 2016

SOLIDARIETÀ AI LAVORATORI ALMAVIVA!

SOSTETENIAMO I LAVORATORI ALMAVIVA IN LOTTA PER IL POSTO DI LAVORO E I DIRITTI!

la FLMU-CUB settore Tlc nel ricordare la dura vertenza Almaviva esprime solidarieta' e appoggio ai lavoratori in lotta contro la chiusura delle sedi di Napoli e Roma, i licenziamenti sotto il ricatto del controllo individuale a distanza e del taglio di alcuni istituti retributivi contrattuali (stile TIM).

Il 13/12 un folto gruppo di lavoratori Almaviva ha partecipato al corteo di Napoli dei lavoratori TIM, in sciopero per vertenze simili, manifestando solidarieta' e unita' tra i lavoratori del settore.

ieri e Oggi giovedi 15/12 i lavoratori Almaviva sono in sciopero ed e' previsto un nuovo incontro al Ministero (MISE), un eventuale altro ci sara il 19/12. Ricordiamo che la procedura scade il 21/12, termine oltre il quale l'azienda potrebbe far partire le lettere di licenziamento.

Invitiamo tutti ad esprimere solidarieta' ai lavoratori Almaviva in questo difficile momento.
Come sindacato Cub oltre alla solidarieta' siamo pronti ad appoggiarli anche in futuro per quanto nelle nostre possibilita'.

15.12.2016

Lettera aperta al coordinamento nazionale CUB

Gli iscritti CUB che lo vorranno potranno aderire alla lettera commentando questo post,  oppure, scrivendo a cublog2014@gmail.com
CUBlog pubblicherà le vostre adesioni.

Ai componenti del Coordinamento Nazionale della CUB
Ci viene comunicato che venerdì 13 gennaio vi sarà una riunione del Coordinamento Nazionale e che, fra i punti all'ordine del giorno è previsto che si tratterà di "Regolamento di attuazione dello Statuto Nazionale".

Nel mentre ribadiamo che collocare le riunioni degli organismi in giornate lavorative rende possibile, o quantomeno facile, la partecipazione solo o principalmente ai membri di quello che si è autodefinito "apparato", rileviamo che è assolutamente necessario:

- sapere chi, e su mandato di chi, sta stendendo il testo del Regolamento di attuazione dello Statuto Nazionale;
- avere copia della bozza di questo importante documento con almeno un mese di anticipo per evitare che si ripetano le situazioni surreali che abbiamo vissuto in occasione dell'Assemblea Nazionale e permettere, come dovrebbe essere scontato sulla base di una pratica democratica doverosa in un sindacato di base, una discussione del documento quantomeno nei coordinamenti e nelle segreterie di categoria.

Fraterni saluti


Natale Alfonso Coordinatore Provinciale Torino CUB Scuola Università Ricerca
Maria Rosa Bongermino membro del Coordinamento Provinciale della Flaica CUB Torino
Stefano Capello Coordinatore Provinciale Torino Flaica CUB
Paola Cassino Coordinatrice Regionale Piemonte Sallca CUB
Roberto Dottarelli FLMUniti Viterbo
Andrea Guazzotto Flaica CUB Torino
Lavoratori Pirelli di Bollate iscritti CUB
Gemma Nicola Flaica CUB Torino
Umberto Ottone membro del Coordinamento Nazionale CUB Scuola Università Ricerca
Fabrizio Portaluri membro della Segreteria Nazionale ALLCA CUB
Cosimo Scarinzi Coordinatore Nazionale CUB Scuola Università Ricerca
Fabiana Stefanoni CUB Scuola Università Ricerca
Monia  Sterrantino CUB Scuola Università Ricerca Viterbo
Renato Strumia membro della Segreteria Nazionale Sallca CUB
Alessandro Zanetti  membro della Segreteria Nazionale  CUB Sanità
Patrizia Cammarata iscritta Cub Vicenza
Marco Vigna segreteria nazionale ALLCA
Cristiano Biorci. Coordinatore ALLCA Alessandria. Delegato rsu (uscente ) Guala Dispensing, Spinetta Marengo (Alessandria)
Cub Sanità Salerno





Spediamo la nostra lettera ai compagni ed alle compagne che sappiamo essere membri del Coordinamento Nazionale visto che ancora non ci è stato fornito l'elenco e l'indirizzario del Coordinamento Nazionale stesso.

martedì 13 dicembre 2016

FUMATA NERA AL GAETANO PINI: LA LOTTA CONTINUA!



Presidio delle lavoratrici e dei lavoratori delle pulizie e della mensa dell'ospedale Gaetano Pini organizzati con Flaica-Cub

Terzo sciopero in poco più di un mese dei lavoratori delle mense e delle pulizie del Gaetano Pini di Milano. Rischiano un taglio del 20% dell'orario per colpa delle politiche di riduzione dei fondi ai servizi pubblici. Oggi si sono incontrati l'ospedale e le aziende appaltatrici: un taglio di tale portata impedirebbe il mantenimento degli attuali livelli di qualità dei servizi e ne comporterebbe un drastico scadimento.
L'incontro si è chiuso con un nulla di fatto: l'ospedale non ha ancora deciso se disporre i fondi necessari. Le iniziative di protesta e gli scioperi continueranno fino a che non scongiureremo i tagli.

Federazione Lavoratori Agro-Industria Commercio Affini di Milano
Confederazione Unitaria di Base





SCIOPERO SEA


15/12/2016 dalle ore 11.00 alle ore 15.00
SCIOPERO SEA SPA
Ø     Contro la chiusura delle mense!
Ø     Contro l’arroganza di chi decide di spendere soldi per favorire quadri e dirigenti a discapito dell’insieme dei lavoratori!

La Sea dal 1° dicembre ha chiuso le mense aziendali di Linate e del Terminal 2 di Malpensa, nelle giornate sabato, domenica, in tutte le festività e le ha chiuse anche per i turni serali.

Contemporaneamente, Sea spa ha deciso un investimento per 1,4 milioni di euro per ristrutturare le mense, che inevitabilmente saranno solo utilizzate per i lavoratori amministrativi per i quadri ed i dirigenti. Lavori che, visti i progetti presentateci, a detta di Sea, porteranno a un netto miglioramento sia estetico che di sostanza, con migliore illuminazione, migliore acustica, spazi più idonei, nuovi tavoli e sedie e soprattutto anche nuovi set di cucina e cappe aspiratrici, ci saranno ‘’corner’’ dedicati per i cibi vegetariani, pizza, frullati e centrifughe, saranno in funzione di una fascia ben delimitata di lavoratori.

SI SPENDANO SOLDI PER IL BENE
DI TUTTI I LAVORATORI!

Da anni assistiamo all’attacco delle condizioni di lavoro negli aeroporti. Aumento dei lavoratori part-time, introduzione dei lavoratori interinali a MOG, aumento dell’orario di lavoro contrattuale, turni anomali per evitare di pagare maggiorazioni notturne, riduzione di riposi e calcolo dei riposi di legge in percentuale, ecc. ecc..
Con queste scelte del gestore aeroportuale di Linate e Malpensa, si va nella stessa direzione, con lavoratori turnisti che saranno costretti ad un panino di corsa o a ricorrere alle convenzioni, mentre si spendono soldi per abbellire le mense per impiegati amministrativi, quadri e dirigenti aziendali.
7/12/2016                                                               Cub Trasporti                                    

lunedì 12 dicembre 2016

La FIOM abbandona gli operai INNSE. Noi NO! - Comunicato dei compagni de Il sindacato è un'altra cosa - opposizione in CGIL

Pubblichiamo e condividiamo questo comunicato dei compagni de Il sindacato è un'altra cosa - opposizione in CGIL, esprimiamo la nostra solidarietà ai lavoratori INNSE, la loro lotta per la rivendicazione del posto di lavoro troverà sempre spazio su questo blog!



La Redazione di CUBlog



La FIOM abbandona gli operai della INNSE. Noi NO!

di elianacomo
Da mesi gli operai della INNSE continuano la loro lotta per difendere lo stabilimento di via Rubattino. Nonostante la maggior parte di loro siano in cassa integrazione, non abbandonano lo stabilimento, "occupandolo" con la loro presenza tutti i giorni e impedendo alla proprietà di svuotarlo di beni e macchinari.  Siamo stati con loro al presidio che qualche settimana fa ha impedito lo smantellamento di parti importanti del macchinario ancora presenti nei capannoni di via Rubattino. La loro lotta va sostenuta, come fu sostenuta quella del 2009. Anche ora che i riflettori si sono spenti.  Anzi, soprattutto ora che i riflettori si sono spenti!
Riteniamo grave che la FIOM non sia impegnata a fianco loro nel presidio della fabbrica e nelle iniziative per impedire lo spostamento dei macchinari. E grave che non si stia attivando in una decisa azione di difesa individuale degli operai, continuamente colpiti da pesanti provvedimenti disciplinari, nonostante essi siano tutti iscritti alla FIOM CGIL.
Fino al punto che qualche giorno fa, si è presa la briga di inviare  agli operai della INNSE una lettera aperta in cui si dichiara di fatto indisponibile a continuare a seguire una vertenza che non condivide più (leggi anche l'articolo sul Corriere). Come viene spiegato nella lettera, qualche mese fa, la FIOM di Milano insieme a alla FIOM nazionale hanno firmato al MISE un verbale in cui l'azienda si impegnava da un lato a estendere di 5 anni, sino a tutto il 2030, le garanzie occupazionali nello stabilimento di via Rubattino, definendo futuri investimenti produttivi e persino assunzioni; dall'altro, otteneva l'immediato licenziamento di parte degli operai attualmente in forza. I lavoratori hanno bocciato questa intesa, non accettando i licenziamenti di oggi, in cambio delle promesse di domani.
La Fiom nella sua lettera scrive di ritenere "di aver fatto quanto in suo potere per garantire la piena tutela di tutti lavoratori, e dei propri iscritti, consegnando una soluzione positiva, che fuga ogni ipotesi di speculazione sul destino dello stabilimento”. Non siamo d’accordo, ma ancora più grave quanto segue. “La Fiom considera controproducente la prosecuzione, da parte della Rsu, di una mobilitazione, di cui non si ha chiarezza degli obiettivi, e non intende proseguire una vertenza, che considera risolvibile sulle basi delle intese raggiunte al MiSE. Pertanto non condivide le ragioni e le forme di conflitto che la Rsu della INNSE Milano ha deciso di promuovere, che potrebbero determinare una imprevedibile escalation, generando situazioni traumatiche non gestibili sul piano sindacale".
Per queste ragioni, definitivamente li abbandona e smette persino di seguire i suoi iscritti, rifiutando loro non soltanto il sostegno alla vertenza ma persino la dovuta tutela sindacale, esponendoli proprio in questo modo a quella imprevedibile escalation e a eventuali situazioni traumatiche non gestibili sul piano sindacale a cui si fa riferimento nella lettera.
Riteniamo questo fatto gravissimo, per varie ragioni.
La prima è quella più banale. Ogni iscritto alla CGIL ha diritto a essere assistito dalla sua organizzazione. A meno che la FIOM non ritenga di avere ragioni valide per potersi rivolgere agli organismi competenti e chiedere l'espulsione di un iscritto, è tenuta a seguirlo. Almeno fin tanto che i relativi organismi non si siano espressi.
La seconda è più politica. La FIOM ha sempre sostenuto l'importanza del voto dei lavoratori per la validazione degli accordi. Il segretario generale ha spesso dichiarato che la FIOM è tenuta al rispetto del voto dei lavoratori, comunque essi si pronuncino. Quando danno ragione all'organizzazione, come quando gli danno torto. Come spiegare allora che la FIOM di fronte a lavoratori che bocciano all'unanimità un suo accordo, si permette di dire: bene, ho fatto il possibile, se voi non lo condividete, ora andate avanti da soli! Come dire che se prevalesse il NO alla consultazione del 19, 20 e 21 sul ccnl nazionale, FIM FIOM UILM non riprenderebbero la trattativa abbandonando i lavoratori perchè non gli hanno dato ragione! Davvero incredibile!
La terza, è di sostanza. Il sindacatoaltracosa ritiene che i lavoratori della INNSE abbiano proprio ragione! Hanno fatto bene a non credere alla promesse di una proprietà che da quando ha acquisito la INNSE non ha mai fatto un investimento né sulle macchine né tanto meno sul capannone, che oggi è di fatto un’area industriale semidismessa.
Nel 2009 Camozzi ha avuto il terreno su cui sorge la fabbrica al prezzo di un euro e in 6 anni non ha mai presentato un piano industriale credibile. Su che base credere allora alle promesse di futuri investimenti? Di certo oggi ci sarebbero stati soltanto i licenziamenti.
Noi allora ribadiamo che siamo dalla parte degli operai della INNSE e sosterremo la loro lotta! Riteniamo gravissimo che la FIOM li abbia abbandonati e facciamo appello alla CGIL affinché ristabilisca il principio che la FIOM è tenuta a difendere ogni suo iscritto, a prescindere dal fatto di condividere o meno una linea politica piuttosto che un'altra.
Per noi i lavoratori della INNSE sono ancora degli eroi, come tutti quelli che lottano per difendere il proprio posto di lavoro.
Per questo non li abbandoneremo!
sindacatoaltracosa

Gli occhi di Mader







Monologo scritto e diretto da Paolo Bartoli
con la partecipazione di Riccardo Venturi
Interpreti: Paolo Bartoli e Riccardo Venturi
con inserimento testi di Bertold Brecht
usato come presentazione del documentario " Bianco e Nero" (1970)

Live alla "Casa dello Studente" Viale Morgagni (Firenze) Aprile 2013

domenica 11 dicembre 2016

Riceviamo da Cub Trasporti Lombardia e pubblichiamo

CARGO MALPENSA:

ALTRA CONDANNA ALLA COOP. NCL,

per antisindacalità e lite temeraria!

Importante sentenza del tribunale di Busto Arsizio che condanna la Coop NCL per la mancata reintegrazione in servizio di 5 soci lavoratori ingiustamente licenziati e mai riammessi al lavoro.

Dopo che nel mese di aprile dello scorso anno 2015 il tribunale di Busto aveva dichiarato antisindacale il licenziamento del delegato sindacale CUB Trasporti da parte di SLTM la cooperativa si era ben guardata dall'eseguire la sentenza nonostante il provvedimento fosse stato confermato in sede di opposizione.

Nel frattempo tutti i compagni di lavoro del delegato erano stati assunti dalla coop NCL (partecipante allo stesso consorzio Logico) e il delegato aveva quindi ottenuto anche un ordine di reintegrazione (confermato nel reclamo) con il quale il tribunale aveva ordinato a NCL la reintegrazione presso la nuovo coop. appaltatrice del servizio Alha.

Anche questo provvedimento giudiziale non veniva assolutamente eseguito.

Nel corso del 2016, poi, ben tre Giudici del Lavoro, avevano dato torto alla coop NCL, imponendoLe di reintegrare i 4 lavoratori stranieri, tutti iscritti alla CUB Trasporti, licenziati con il pretesto della loro scarsa conoscenza della lingua italiana, ma in realtà per la loro iscrizione e attività sindacale, ed anche in questo caso, anche a distanza di mesi, NCL non eseguiva gli ordini emessi a suo carico.

In questa situazione CUB Trasporti ha agito per far dichiarare antisindacale i comportamenti di NCL e il 1° dicembre 2106 il tribunale di Busto ha accolto il ricorso dichiarando che questa ostinata e proterva inadempienza agli ordini dei giudici costituisce anche comportamento antisindacale e lo è anche se, come nel caso del delegato, alla fine e -per fame- lo si costringe ad accettare pochi euro in cambio della rinuncia ai suoi diritti di lavoratore e di sindacalista.

Il giudice del lavoro infatti ha ritenuto che la mancata esecuzione da parte di NCL degli ordini giudiziali oltre a costituire grave inadempimento sul piano individuale si configura anche quale attività contro il sindacato che produce una “.... evidente lesione all'immagine ed alla credibilità della CUB Trasporti” che merita di essere censurata e riparata anche con una condanna per lite temeraria.

Sconfiggere l’arroganza!

Con il mancato rispetto delle sentenze, degli accertamenti ispettivi e delle nome di legge, le cooperative del consorzio Logico, con il tacito assenso della committente Alha, vogliono far passare la logica che comunque loro fanno e disfano quello che vogliono, infischiandosene delle sentenze.

Con questa importante decisione il tribunale di Busto Arsizio ha ribadito che chi pensa che con questo illegittimo atteggiamento, possa alla fine farla franca, si sbaglia.

La violazione degli ordini emessi in sede di procedimento ex art. 28 è sanzionata anche penalmente e vedremo se questo protervo e arrogante atteggiamento possa andare impunito anche sotto quel profilo.

Noi continueremo a lottare ed a chiedere il rispetto delle regole minime del vivere civile dove non compete certo al datore di lavoro farsi giustizia da se!

6/12/2016                                                                  Cub Trasporti

Comunicazione di Cub Trasporti Lombardia

13 giugno 2014
13 dicembre 2016

Martedì 13 dicembre alle ore 10,30 presso la X° sezione del Tribunale di Milano, inizia la causa intentata dalla Cub trasporti, nei confronti dei responsabili regionali di Cgil, Cisl, Uil, Ugl, Flai, Usb e SinPa, per chiedere l’esibizione delle firme che accertavano la volontà dei lavoratori, di sottoscrivere gli accordo bocciati nel referendum conclusosi il 13 giugno 2014.
Finalmente dopo due anni e mezzo dal voto dei lavoratori, le segreterie dei sindacati firmatari degli accordi del giugno 2014, dovranno rispondere alle numerose richieste fatte sia da centinaia di lavoratori che delle ooss non firmatarie.
Sarà nostra cura informare tutti i lavoratori degli sviluppi della causa.
7/12/2016
               Cub Trasporti              

Giù le mani dalla scuola pubblica!

GIU' LE MANI DALLA SCUOLA PUBBLICA!
No a un'istruzione al servizio degli imprenditori. Risposta a Emma Marcegaglia

Emma Marcegaglia, rappresentante di spicco del mondo della grande industria - ex presidente di Confindustria e ora presidente dell'Eni - in un'intervista al quotidiano La Stampa, nel difendere la Legge di Stabilità (approvata il 7 dicembre in barba all'indicazione chiara contro le politiche del governo arrivata dalla vittoria schiacciante del NO al referendum) ha espresso un suo giudizio sulla scuola pubblica. Secondo la Marcegaglia il problema della disoccupazione in Italia sarebbe da imputarsi alla mancanza di "giovani specializzati" ("oggi fatichiamo a trovare giovani specializzati nel modo giusto" http://www.orizzontescuola.it/marcegaglia-riformare-la-scuola-difficolta-a-trovare-lavoratori-competenti/ ). La specializzazione i giovani non la ottengono certo con lo sfruttamento della cosiddetta alternanza scuola-lavoro, basta chiederlo a loro. Prima che specializzati i giovani devono essere formati e informati a 360 gradi. Evidentemente gli industriali preferiscono dei neoassunti acritici e che non pensano con la loro testa. 
Dopo tutti i regali che gli imprenditori hanno ricevuto dal governo Renzi hanno anche il coraggio di lamentarsi? La legge 107 ("Buona scuola") prevede un numero spropositato di ore di alternanza scuola-lavoro che si traducono di fatto in ore di lavoro (minorile) gratuito a tutto vantaggio delle imprese. Chi insegna sa benissimo che la maggioranza delle ore che gli studenti svolgono nelle aziende che stipulano convenzioni con il Miur non hanno nessun valore formativo: lo dimostra il caso eclatante degli accordi con Mc Donald's. E non dimentichiamoci che molte aziende ricevono anche  soldi in cambio della loro "disponibilità" ad ospitare gli studenti. Uno squallido giro di affari che in alcuni territori si traduce in accordi tra dirigenti scolastici e imprese del territorio, a tutto vantaggio dei profitti degli imprenditori.
Noi pensiamo che la scuola viva una pesante crisi, dovuta anzitutto ai tagli miliardari degli ultimi decenni, tagli portati avanti indifferentemente da governi di centrodestra, centrosinistra, bipartisan e tecnici. La scuola pubblica ha bisogno di essere riformata in meglio, non certo con accordi tra il Miur e le imprese, che si traducono in sfruttamento di lavoro minorile (senza retribuzione).
Dopo la vittoria del NO al referendum, la Cub Scuola di Modena giudica negativamente l'approvazione della Legge di Stabilità (che prevede 6.7 miliardi di tagli), chiede la cancellazione della legge 107 sulla Buona scuola e il ritiro dell'accordo sul presunto rinnovo del contratto del pubblico impiego. Tale rinnovo, che prevede un aumento di una manciata di euro per i dipendenti pubblici senza coperture, è l'ennesima bufala della maggioranza parlamentare a cui i cittadini hanno risposto in modo chiaro e netto. Il presunto rinnovo del contratto con l'aumento di una manciata di euro per i dipendenti pubblici senza coperture è l'ennesima bufala della maggioranza parlamentare a cui i cittadini hanno risposto in modo chiaro e netto. Ci attiveremo nella costruzione di comitati di lavoratori e disoccupati, con la partecipazione attiva degli insegnanti, per rilanciare la mobilitazione.

Cub Scuola Modena

Metalmeccanici: Il peggior CCNL della storia

Alitalia: Inaccettabili altri sacrifici per i lavoratori

martedì 6 dicembre 2016

LA VITTORIA DEL NO È SOLO L'INIZIO! Dichiarazione del Comitato Centrale del PdAC

La vittoria del No è solo l'inizio
Cacciamoli tutti con la lotta!
Costruiamo Comitati dei lavoratori per proseguire la lotta!

Il governo Renzi è stato sconfitto soprattutto (anche se non unicamente) dal voto dei lavoratori e delle masse popolari che hanno sofferto i colpi congiunti della crisi, delle leggi anti-operaie e dei tagli alla spesa sociale di Renzi.
Una maggioranza di 19 milioni di persone, circa il 60% dei votanti, ha detto «No» alla riforma costituzionale, un «No» che di fatto ha seppellito il progetto politico di Renzi, progetto in cui i settori principali della grande borghesia italiana vedevano l’unica soluzione per uscire dalla crisi. Il voto è stato chiaramente un voto contro il governo padronale di Renzi e le sue politiche anti-operaie.
Non escludiamo che Mattarella possa ridare l’incarico a Renzi, ma difficilmente questi potrà continuare con il suo programma di governo: la borghesia dovrà trovare un nuovo progetto politico che la rappresenti, e la cosa non sarà così semplice, perché la crisi economica lascia pochissimi spazi di manovra ai padroni che devono recuperare il loro tasso di profitto e i lavoratori non sembrano più intenzionati a credere alla propaganda governativa o ad accettare in silenzio gli attacchi ai loro diritti e ai loro salari. Sicuramente vi sarà ora un periodo più o meno lungo di instabilità parlamentare e di ricerca di un nuovo equilibrio, di cui le lotte sociali dovranno saper approfittare.

Aver vinto una prima battaglia contro Renzi non basta per salvaguardare gli interessi dei lavoratori e delle masse sfruttate.
La vittoria del «No» non deve essere consegnata passivamente alle forze politiche borghesi che hanno avversato la contro-riforma istituzionale per i loro interessi di palazzo: i vari Berlusconi, Salvini, Grillo, Bersani, D’Alema ecc…
È necessario affermare con forza che quei sindacati che hanno detto un «No» di facciata (come la burocrazia Cgil), ma non hanno organizzato né una propaganda reale, né tantomeno uno straccio di lotta contro la contro-riforma, lo hanno fatto per accordarsi sottobanco con governo e padroni su questioni altrettanto importanti per la classe lavoratrice, come ad esempio il rinnovo dei contratti (statali, metalmeccanici, netturbini…), su cui proprio in queste ore hanno capitolato vergognosamente agli interessi padronali. I lavoratori devono utilizzare questa prima vittoria per rilanciare la lotta per respingere i contratti imposti dalle burocrazie sindacali, coagulando attorno alle loro lotte il sostegno di tutti quei settori sociali che si sono opposti alla riforma costituzionale e al governo Renzi.

Non basta aver mandato a casa Renzi: nessuna delle altre forze politiche presenti in parlamento rappresenta un progetto politico qualitativamente alternativo a quello del Pd, nessuna intende fare gli interessi dei lavoratori colpendo gli interessi di banche e padroni. La lotta deve continuare fino al ritiro di tutte le leggi anti-operaie e anti-sociali degli ultimi governi, dalla legge Fornero, al Jobs act, alla Buona scuola ecc.
I lavoratori possono fidarsi solo delle loro forze e delle loro lotte: non basta mandare a casa Renzi, dobbiamo lottare per mandarli a casa tutti! Solo così, con le lotte, possiamo porre le basi perché al governo Renzi non succeda un altro comitato d’affari della grande borghesia, perché finalmente governino i lavoratori negli interessi dei lavoratori stessi.
Costruiamo in ogni città dei Comitati dei lavoratori e delle masse sfruttate per proseguire ed estendere la lotta!

martedì 29 novembre 2016

No Nobel? No party







...keep a clean nose / watch the plain clothes / you dont't need a weatherman / to know which way the wind blows” (1)
(subterranean homesick blues)

NO NOBEL? NO PARTY
di Gianni Sartori

Alla fine sembra che Robert Zimmerman (nato nel 1941 e diventato Bob Dylan, in onore del poeta Dylan Thomas, solo nel 1962 ) questo premio Nobel andrà a prenderselo, magari l'anno prossimo in occasione di un concerto a Stoccolma.
Legittimi, per quanto scontati, gli “atroci dubbi”  alla Nanni Moretti: per farsi maggiormente notare è meglio presenziare a qualche cerimoniale o evitare di andarci?
Scarterei invece il paragone con gli illustri precedenti di Jean-Paul Sartre (nel 1964) e di George Bernard Shaw (nel 1925) ( 2).
Anche perché Sartre avrebbe comunque ritirato il premio in denaro in un secondo tempo, forse per devolverlo a qualche nobile causa o per rimediare ad un periodo di ristrettezze finanziarie. Quanto allo scrittore irlandese, alla fine si lasciò convincere ad accettare il premio, ma volle che il denaro venisse utilizzato per la traduzione dallo svedese dell'opera di Strindberg.
Del resto quello di Bob Dylan non sarebbe stato il primo caso di Nobel accettato ma non ritirato. Qualcosa del genere era accaduto con Harold Pinter e con Doris Lessing (forse per ragioni di salute).
Un possibile segno premonitore del mezzo rifiuto di Bob Dylan andrebbe cercato scandagliando i fondali di qualche sua vita precedente…  Nel 1963 il Comitato di Emergenza delle Libertà Civili gli aveva attribuito il premio Tom Paine come riconoscimento del suo impegno a favore dei diritti, della pace e della libertà. E' lo stesso Dylan a raccontare quanto accadde all'Hotel Americana dove si svolgeva la cerimonia: “Appena arrivato lì, mi sono sentito male. Prima di tutto non hanno lasciato entrare quelli che erano con me: non erano vestiti bene, o cose del genere. Allora ho cominciato a bere, ho guardato giù dalla pedana e ho visto un mucchio di gente che non aveva niente a che fare col mio tipo di politica. Li ho guardati e mi sono spaventato. Erano quelli che si erano mescolati con la Sinistra negli anni Trenta e che ora stavano sostenendo gli sforzi per i Diritti Civili. Questo era bello da parte loro, ma avevano anche visoni e gioielli e pareva che dessero i loro soldi per un senso di colpa. Mi sono alzato per andarmene, ma mi hanno seguito e ripreso dicendomi che ero costretto (forse la “parola chiave” nda) ad accettare il premio. Quando mi alzai per fare il mio discorso stavano parlando dell'uccisione di Kennedy e dei monaci buddisti in Vietnam...io parlai di Lee Oswald..e loro hanno cominciato a fischiare. Mi guardavano come fossi un animale “.
Certo, in questo frangente si trattava di un parterre di radical-chic (o se preferite gauche-cavial) ante litteram, mentre alla consegna del Nobel presenziano autorevoli accademici, ma qualche analogia non manca.
Forse Dylan temeva di sentirsi “fuori posto”. A modo suo resta pur sempre un “disadattato”. per quanto di successo (da adolescente scappò di casa almeno sette volte...”e l'ultima fu la volta buona”).
Oppure davvero non sapeva come reagire al premio, presumibilmente inaspettato. Non stava quindi facendo le bizze, i capricci, e nemmeno ha voluto “rovesciare il sistema”.
A questa eventualità non ha mai pensato seriamente; anche all'epoca eroica dei suoi esordi (song to woody, blowing in the wind, master of war, a hard rain's gonna fall, the time they are a-changin'...) NON è mai stato un secondo Woody Guthrie (3), tantomeno un altro Joe Hill (4).
Li imitava, semplicemente.
E se l'avesse fatto solamente per tutelare la propria persona? Per non restare inchiodato al simbolo (“qualcosa di più di un idolo” sentenziava Bertoncelli ancora nel 1973) che lui stesso ha contribuito ampiamente a creare. Ricordo che l'immagine di se stesso come una farfalla trafitta dallo spillo da entomologo è stata una sua ossessione ricorrente. Dylan è solito rifiutare i bis, in qualche occasione si è alzato a metà concerto andandosene via non sopportando fischi o contestazioni (soprattutto all'epoca dei suoi improvvisi cambi di stile: dal folk al rock, dalla chitarra acustica a quella elettrica, dalla protesta all'intimismo bucolico, stile Nashville...passando per qualche crisi mistica). Come disse una volta ai fans sovraeccitati: “non sono il vostro juke-box”.


1) Da questi versi (“pulisciti il naso / e stai attento agli agenti in borghese / non hai bisogno di un meteorologo /  per sapere da che parte soffia il vento”) presero ispirazione i giovani contestatori delusi dalla politica dei gruppi studenteschi pacifisti (come SDS) giudicata sterile e inconcludente.
Il movimento dei “ Weatherman”, costituito principalmente da militanti radicali bianchi, si oppose con sabotaggi e azioni dirette alla guerra in Vietnam colpendo  centri di reclutamento, aziende legate alla produzione bellica, stazioni di polizia, centrali della CIA.
Tra gli obiettivi maggiormente danneggiati: IBM, Mobil Oil, General Motors, Chase Manhattan Bank di New York, Bank of America e, perfino, una sede segreta della CIA di Ann Arbor che in seguito venne chiusa. Non risulta che Bob Dylan abbia mai espresso interesse per questo “esproprio” dei versi di una sua lirica, tanto meno che abbia dedicato canzoni ai ribelli di allora.
A parte quella per un suo sfortunato coetaneo afroamericano, George Jackson (militante Black Panther assassinato in prigione nel 1971, la sua morte innescò la grande rivolta nel carcere di Attica), scritta fuori tempo massimo, a due anni ormai dall'inversione di rotta epocale e irreversibile di Nashville Skyline (1969). Niente più che un momentaneo “ritorno al passato” prontamente rimosso e dimenticato.
Un'ultima citazione per l'organizzazione che dei Weatherman può essere considerata la versione britannica, l'Angry Brigade (Brigata arrabbiata). Del resto anche Londra aveva il suo, per quanto modesto, Vietnam: l'Irlanda del Nord.

2) Nella circostanza Shaw fu particolarmente caustico verso la prestigiosa Accademia svedese: “Posso perdonare Alfred Nobel per aver inventato la dinamite, ma solo un demone con sembianze umane può aver inventato il Premio Nobel".
Altra coincidenza: Shaw e Dylan hanno vinto entrambi sia il Nobel che l'Oscar.


3)Woodrow Wilson Guthrie (1912 – 1967),  uno dei padri nobili della canzone di protesta. Seppe coniugare abilmente il blues dei Neri con il folk di matrice bianca e, oltre a Dylan, con la sua musica influenzò Joan Baez, Bruce Springsteen, Phil Ochs...
Censurato alla radio, pesantemente controllato dal FBI e, durante il maccartismo, dalla Commissione per le attività antiamericane in quanto comunista, girava gli Stati Uniti con una chitarra su cui stava scritto “This machine kills fascists”. Nel 1961 Bob Dylan si recò in autostop al Greystone Hospital, un misero sanatorio del New Jersey dove Woody, ammalato da tempo del morbo di Huntington, si allenava a tirare le cuoia, trascorrendo una mezza giornata con lui. “This land is your land” rimane la canzone più nota e universalmente riproposta di Guthrie.

4)Joe Hill (1879 – 1915), figlio di un ferroviere svedese (come Nobel, coincidenza) si chiamava in realtà Joel Emmanuel Hagglund. Minatore, boscaiolo, facchino, hobo e attivo militante sindacale, viene considerato il precursore della canzone proletaria statunitense, quella legata alle lotte dei Wobblies (IWW, Industrial Workers of the World). Le sue canzoni (Rebel Girl, The preacher and the slave, Casey Jones...) vennero raccolte nel “IWW Little Red Songbook” diffondendosi tra i lavoratori in lotta di ogni angolo degli Stati Uniti e anche all'estero. Accusato su base indiziaria di omicidio, vittima presumibilmente dei “boss del rame” dell'Utah (all'epoca lavorava in una miniera di Salt Lake City e si era opposto al loro dominio incondizionato), Joe Hill venne condannato a morte. Sarà fucilato il 19 novembre 1915 nonostante una vasta campagna internazionale che proclamava la sua innocenza, una mobilitazione analoga a quella di qualche anno dopo per altri due lavoratori immigrati condannati alla sedia elettrica, Sacco e Vanzetti. In sua memoria vennero scritte molte canzoni: La più nota è sicuramente “I dreamed i save Joe Hill last Night” (di cui si ricorda l'emozionante esibizione di Joan Baez a Woodstock nel 1969), colonna sonora di un film sul militante rivoluzionario assassinato.
Su quella stessa musica, con precisi riferimenti al ritornello di «I dreamed i save Joe Hill last Night» anche nel testo, Pino Masi (cantautore di riferimento per Lotta Continua) scrisse «Quello che mai potranno fermare» – conosciuta anche come «Ho fatto un sogno questa notte» dedicandola a Franco Serantini; una canzone che talvolta viene confusa con altre due, scritte per Serantini da Piero Nissim e Ivan Della Mea.

novembre 2016

ALCUNE CANZONI DI BOB DYLAN
(traduzione di Stefano Rizzo – Newton Compton Editori - 1972)


song to woody    (1962)

I'm out here
a thousand miles from home
walking a road
other men have gone down
I'm seeing a new world
of people and things
hear paupers and peasants
and princes and kings

hey hey woody guthrie
I wrote you a song
about the funny old world
that's coming along
seems sick and it's torn
it looks like it's dying
and it's hardly been born

hey woody guthrie
but I know that you know
all the things I'm a singing
and a many time more
I'm singing you this song
but i can't sing enough
'cause there's not many men
that've done the things you've done

here's to cisco and sonny
and leadbelly too
and to all the good people
that travelled with you
here's to the hearts
and the hands of the men
that come with the dust
and are gone with the wind

I'm leaving tomorrow
but I could leave today
somewhere down the road
someday
the very last thing
that I'd want to do
is to say
I've been hitting some hard travelling too


canzone per woody   

sono quaggiù all'aperto
mille miglia da casa
cammino per una strada
che altri uomini hanno percorso
vedo un mondo nuovo
di gente e di cose
ascolto poveri e contadini
principi e re

ehi ehi woody guthrie
ti ho scritto una canzone
su questo vecchio buffo mondo
che va per la sua strada
sembra malato ed è affamato
è stanco ed è lacerato
sembra che stia per morire
ed è appena nato

ehi woody guthrie
ma io so che tu sai
tutte le cose che canto
e molte altre di più
ti canto questa canzone
ma non posso cantare abbastanza
perché non sono molti gli uomini
che hanno fatto quello che hai fatto tu

e la dedico a cisco e a sonny
e anche a leadbelly
e a tutti gli uomini buoni
che hanno viaggiato con te
la dedico al cuore
e alle mani degli uomini
che vengono con la polvere
e se ne vanno col vento

me ne vado domani
ma potrei partire oggi
da qualche parte lungo la strada
un giorno
proprio l'ultima cosa
che vorrei fare
è poter dire
ho fatto anche io molta strada


blowing in the wind    (1963)

how many roads must a man walk down
before you can call him a man
yes 'n how many seas must a white dove sail
before she sleeps in the sand
yes and how many times must the cannonballs fly
before they're forever banned
the answer my friend is blowing in the wind
the answer is blowing in the wind


yes and how many years can a mountain exist
before it is washed to the sea
yes and how many years can some people exist
before they're allowed to be free
yes and how many times can a man turn his head
and pretend that he just doesn't see
the answer my friend is blowing in the wind
the answer blowing in the wind


yes and how many times must a man look up
before he can see the sky
yes and how many ears must one man have
before he can hear people cry
yes and how many deaths will it take till he knows
that too many people have died
the answer my friend is blowing in the wind
the answer is blowing in the wind


soffia nel vento


quante strade deve percorrere un uomo
prima di poterlo chiamare uomo
e quanti mari deve navigare una bianca colomba
prima di dormire sulla sabbia
e quante volte debbono volare le palle di cannone
prima di essere proibite per sempre
la risposta amico soffia nel vento
la risposta soffia nel vento

e quanti anni può una montagna esistere
prima di essere spazzata verso il mare
e quanti anni possono gli uomini esistere
prima di essere lasciati liberi
e quante volte può un uomo volgere il capo
e fare finta di non vedere
la risposta amico soffia nel vento
la risposta soffia nel vento

e quante volte deve un uomo guardare in alto
prima di poter vedere il cielo
e quanti orecchi deve un uomo avere
prima di poter sentire gli altri che piangono
e quanti morti ci vorranno prima che lui sappia
che troppi sono morti
la risposta amico soffia nel vento
la risposta soffia nel vento

masters of war      (1963)

come you masters of war
you that build the big guns
you that build the death planes
you that build all the bombs
you that hide behind walls
you that hide behind desks
I just want you to know
I can see through your mask

you that never done nothing
but build to destroy
you play with my world
like it's your little toy
you put a gun in my hand
and you hide from my eyes
and you turn and run farther
when the fast bullets fly

like judas of old
you lie and deceive
a world war can be won
you want me to believe
but I see through your eyes
and I see trough your brain
like I see trough the water
that runs down my drain

you fasten all the triggers
for the others to fire
and then you set back and watch
when the death count gets higher
you that hide in your mansion
as young people's blood
flows out of their bodies
and is buried in the mud

you've thrown the worst fear
that can ever be hurled
fear to bring children
into the world
for threatening my baby
unborn and unnamed
you ain't worth the blood
that runs in your veins

how much do I know
to talk out of turn
you might say that I'm unlearned
but there's one thing I know
though I'm younger than you
that even Jesus would never forgive
what you do

let me ask you one question
is your money that good
will it buy you forgiveness
do you think that it could
I think you will find
when your death takes its toll
all the money you made
will never buy back your soul

and I hope that you die
and your death will come soon
I'll Follow your casket
on a pale afternoon
and I'll watch while you're lowered
down to your deathbed
and I'll stand over your grave
till I'm sure that you're dead


padroni della guerra

venite padroni della guerra
voi che costruite i grossi cannoni
voi che costruite gli aeroplani di morte
voi che costruite tutte le bombe
voi che vi nascondete dietro i muri
voi che vi nascondete dietro le scrivanie
voglio solo che sappiate
che posso vedere attraverso le vostre maschere

voi che non avete mai fatto nulla
se non costruire per distruggere
voi giocate con il mio mondo
come se fosse il vostro piccolo giocattolo
voi mettete un fucile nella mia mano
e vi nascondete dai miei occhi
e vi voltate e correte lontano
quando volano le veloci pallottole
come giuda dei tempi antichi
voi mentite e ingannate
una guerra mondiale può essere vinta
voi volete che io creda
ma io vedo attraverso i vostri occhi
e vedo attraverso il vostro cervello
come vedo attraverso l'acqua
che scorre giù nella fogna

voi caricate le armi
che altri dovranno sparare
e poi vi sedete e guardate
mentre il conto dei morti sale
voi vi nascondete nei vostri palazzi
mentre il sangue dei giovani
scorre dai loro corpi
e viene sepolto nel fango

avete causato la peggior paura
che mai possa spargersi
paura di portare figli
in questo mondo
poiché minacciate il mio bambino
non nato e senza nome
voi non valete il sangue
che scorre nelle vostre venerdì

che cosa so io
per parlare quando non è il mio turno
direte che sono giovane
direte che non so abbastanza
ma c'è una cosa che so
anche se sono più giovane di voi
che perfino Gesù non perdonerebbe
quello che fate

voglio farvi una domanda
il vostro denaro vale così tanto
vi comprerà il perdono
pensate che potrebbe
io penso che scoprirete
quando la morte esigerà il pedaggio
che tutti i soldi che avete accumulato
non serviranno a ricomprarvi l'anima

e spero che moriate
e che la vostra morte venga presto
seguirò la vostra bara
un pallido pomeriggio
e guarderò mentre vi calano
giù nella fossa
e starò sulla vostra tomba
finché non sarò sicuro che siete morti