contro
firma Testo unico rappresentanza: a Vicenza e in Veneto divisa Unione Sindacale
di Base
Dall'abbandono
dei dirigenti emiliani fino all'appello degli iscritti all'esecutivo nazionale
per ritirare la firma sul famoso "Testo Unico sulla Rappresentanza",
che definisce regole sindacali comuni e inizialmente avversato dagli autonomi.
Non è un bel momento per l'USB, dal sindacato continuano a levarsi venti di
malumore e accuse reciproche in quella che sembra una guerra intestina
destinata a ridefinire gli assetti.
I primi
segnali sismici del terremoto che sta avvenendo all'interno del Sindacato
Unitario di Base sono arrivati qualche settimana fa con una lettera indirizzata
all'Esecutivo Confederazione Nazionale, al Coordinamento Nazionale Confederale
e ai Delegati USB Emilia Romagna. Attraverso questa missiva, 15 dirigenti degli
organismi regionali dell'Emilia Romagna hanno annunciato le loro dimissioni dal
sindacato. Una scelta risultante da numerosi mal di pancia sia interni alla
struttura emiliana sia nei rapporti con la direzione nazionale e culminati in
un dossier dell'esecutivo confederale nazionale, appoggiato da un documento
firmato da 20 iscritti emiliani. "Hanno messo in discussione il
funzionamento dell'intera struttura dirigente emiliana che in questi anni ha
gestito il piano confederale e categoriale - si legge nella lettera dei
dirigenti dimissionari - ci accusano di non avere fatto una discussione
approfondita del voto Rsu in Emilia, mentre è vero il contrario. L'accusa che
più pesa è però quella di una nostra presunta rivendicazione di autonomia dalle
scelte nazionali in contrasto con il progetto di piena confederalità discussa
all'interno della conferenza d'organizzazione nazionale".
L'oggetto
della diatriba sarebbe quindi la critica alla struttura regionale di avere
troppa autonomia, anche se, secondo i fuoriusciti, sussisterebbero di fondo
degli aspetti politici per la gestione del sindacato. "Sono tesi false che
nascondono la volontà di una area politica precisa di ricondurre a se la
gestione diretta del sindacato in Emilia - sostengono i dimissionari - le
proposte di regolamento interno vorrebbero accentrare tutto il potere in
pochissime mani restringendo in modo inverosimile la vita democratica interna
all'organizzazione".
Il malessere
verso la dirigenza nazionale sembra estendersi anche in altre regioni, compreso
il Veneto. Ad alcuni dirigenti e sindacalisti non è infatti affatto piaciuto
dover ingoiare il "boccone amaro" del 23 maggio 2015, quando il
Consiglio Nazionale Confederale di USB ha deciso di aderire al Testo Unico
sulla Rappresentanza, firmato da Cgil, Cisl, Uil e Confindustria il 10 gennaio
2014. "Molti delegati ma anche intere federazioni, tra le quali il Veneto
hanno espresso la loro contrarietà sia alla decisione di firmare sia nel
metodo, cioè sottoscrivere il Testo unico all'insaputa della grandissima
maggioranza degli iscritti e dei militanti", sottolinea Orietta Torri di
USB Padova. Tanto che, all'interno del sindacato, circola un appello con il
quale si chiede, alla direzione nazionale di USB, il ritiro della firma e la
convocazione di una assemblea generale nazionale dei delegati e degli iscritti
per il 3 ottobre.
"Il
Testo Unico sulla Rappresentanza - scrivono i primi firmatari dell'appello - è
l'accordo sindacale più corporativo del secondo dopoguerra. Con esso la
minoranza di ogni RSU deve sottomettersi alle decisioni della maggioranza, a
pena di sanzioni, anche economiche". Per i dissidenti, "aderire
all'Accordo del 10 gennaio 2014 significherà legare USB mani e piedi al carro
del sindacalismo di regime e perdere un'altra fetta di iscritti".
C'è però chi
la pensa diversamente come, a livello locale, Luc Thibault dell'USB RSU/Alto
Vicentino Ambiente. "Siamo stati costretti a firmare questo vergognoso
accordo voluto da Confindustria e Confederali e da più di un anno abbiamo
dichiarato guerra a questo accordo con una causa in tribunale che purtroppo ci
ha dato torto - ha commentato il sindacalista con una nota al nostro direttore
- tutti noi di USB continuiamo a pensare che si tratta di un pessimo accordo,
ma non firmarlo adesso vorrebbe dire essere fuori da tutte le elezioni
Rsu". Dopo il Cobas e l'Orsa, anche l'USB ha quindi mollato la presa sul
patto con Confindustria e resta quindi solo il CUB come unico sindacato
"autonomo"? Oppure, come conclude Thibault, è stato un'atto obbligato
e ci sono delle influenza politiche anche da parte di chi protesta? "Siamo costretti ad accettare le regole
del più forte, ma siamo sicuri che all'interno delle nuove Rsu saremo in grado
di ribaltare la situazione...e in più la petizione contro l'accordo - conclude
il sindacalista - ha una regia ben precisa". Questioni che di sicuro
avranno degli esiti e che non mancheremo di approfondire.
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