martedì 26 maggio 2015

La Marcia Mondiale contro la Monsanto organizzata da una donna

 23 maggio 2015 
Mobilitazione di migliaia di manifestanti  da Parigi à Los Angeles, da Ouagadougou a Rio.

In Italia piazze vuote, intanto la Monsanto finanzia l’Expo


di Patrizia Cammarata

Si è tenuta sabato 23 maggio la terza edizione della March Against Monsanto (Marcia contro  Monsanto). La Monsanto Company è un'azienda multinazionale di biotecnologie agrarie, con circa 18.000 dipendenti e un fatturato dichiarato nel 2007 di 8,5 miliardi di dollari, è produttore di mezzi tecnici per l'agricoltura, è nota nel settore della produzione di sementi transgeniche  e, da marzo , dopo l'acquisizione della Seminis Inc, è anche il maggior produttore mondiale di sementi convenzionali.
L'organizzatrice della marcia contro questo colosso è una donna: Tamil Canal Monroe, statunitense, madre di due bambine. Sono le sue figlie, ha spiegato, la motivazione che ha spinto Tamil ad organizzare, insieme a numerosi attivisti,  la manifestazione a livello mondiale, perché preoccupata per la salute delle generazioni future:“Credo che Monsanto sia una minaccia per la salute, la longevità e la fertilità della loro generazione. Non potevo starmene seduta con le mani in mano, aspettando che qualcun altro si decidesse a far qualcosa.”
I temi portanti della marcia del 23 maggio toccano soltanto la punta dell’iceberg  di un problema mondiale, nella battaglia contro la Monsanto non vi è in gioco soltanto la possibilità di scelta del consumatore, ma il futuro stesso delle generazioni future. La Monsanto  ha iniziato a spargere i suoi veleni nel mondo dagli inizi del ‘900  ed è tristemente famosa per essere una delle sigle che ha prodotto l’agente Orange, usato come arma chimica durante la guerra contro il Vietnam, i cui effetti tossici sono andati oltre i tempi del conflitto causando successivamente la nascita di tanti bambini con problematiche gravi. Ma la marcia punta il dito contro la Monsanto anche per quello che sta accadendo ogni giorno nel nostro pianeta attraverso l’uso congiunto degli OGM (organismi geneticamente modificati) e dei pesticidi, una catastrofe ambientale e una catastrofe per la vita di milioni di contadini poveri e di popolazioni. La scintilla che ha fatto scattare la manifestazione di quest’anno è stata l'approvazione in Usa del Monsanto Protection Act (Atto di protezione Monsanto, in cui si legalizza l’assenza di controlli su ogm), approvato dal presidente Barack Obama nonostante 250 mila persone abbiano firmato una petizione per chiedere di annullare la legge di protezione (una prova in più, se già non ce ne fossero a sufficienza, che le petizioni rivolte agli stessi carnefici o amici dei carnefici, servono a poco, se non a nulla).

 Una manifestazione mondiale

L’appello a manifestare contro la Monsanto è stato accolto da migliaia di persone, da Parigi à Los Angeles, dalla capitale del Burkina Faso, Ouagadougou,  a Rio de Janeiro in Brasile, così come cortei di protesta si sono svolti in Austria, Olanda, Regno Unito, Germania e Russia.
Il prodotto faro della Monsanto, l'erbicida Round Up, è stato recentemente classificato come «probabilmente cancerogeno» dall'agenzia per gli studi sul cancro dell'Organizzazione Mondiale della Sanità. Contro quest’erbicida continuamente commerciato senza riserve, ed in maniera generale contro OGM, pesticidi ed altri prodotti chimici, si sono mobilitati i manifestanti a Parigi, imitati in altre città francesi come Rennes, dove un cartello recitava «Voglia di un piccolo suicidio collettivo? Abbiate il riflesso Round Up». In Francia persone di tutte le età hanno chiesto l’obbligo di evidenziare nelle etichette di prodotti di provenienza estera i contenuti provenienti da OGM o ricavati da animali nutriti con OGM, e che i pesticidi responsabili della silenziosa ma inquietante morte delle api, denunciati da Greenpeace, siano messi al bando.
A Strasburgo i manifestanti hanno osservato un minuto di silenzio davanti al Parlamento Europeo, in « in omaggio alle vittime d’oggi e di domani avvelenate dai pesticidi ». In Svizzera si sono svolte manifestazioni a Bâle e a Morgues, dove Monsanto possiede la propria sede per l'Europa, proteste sono avvenute in Africa e in Medio Oriente, manifestanti hanno protestato sotto il sole della California, a Los Angeles, e in Burkina Faso, solo Paese dell'Africa occidentale ad aver sperimentato la cultura del cotone transgenico in campo aperto, i manifestanti d’Ouagadougou hanno richiesto alle autorità del proprio Paese «una moratoria di almeno dieci anni » per organizzare delle «ricerche indipendenti» sugli OGM.  A Rio de Janeiro i manifestanti hanno intonato canti in cui accusavano Monsanto di «bioterrorismo», mentre in Cile le proteste hanno chiesto la chiusura delle industrie Monsanto presenti nel Paese e la fine della produzione di cibi geneticamente modificati.

In Italia piazze vuote, la Monsanto finanzia l’Expo

Nessuna manifestazione degna di nota, invece, si è svolta in Italia. Un invito su facebook proponeva un appuntamento a Roma, in via Marsala, ma chi è arrivato ha trovato i poliziotti e nemmeno l'ombra di una manifestazione che non c'è stata perché ufficialmente non c'erano i permessi e le persone presenti erano troppo poco numerose per imporre una manifestazione non autorizzata. Questo, forse, significa che nessuna delle associazioni per la difesa dell’ambiente in Italia si è attivata per organizzare un pur minimo presidio nella capitale.
Eppure di motivi, anche in Italia,  ce ne sono in abbondanza per protestare su quest’argomento. Lo Iarc, l’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro, ha inserito il pesticida glifosato della Monsanto tra i potenziali cancerogeni e, mentre questo accadeva, il governo Pd del premier  Renzi si  è pronunciato per un piano per l’uso “sostenibile” dei prodotti chimici in agricoltura.
Inoltre la Commissione Europea ha preparato il terreno per il TTIP (Il Trattato transatlantico per il commercio e gli investimenti, accordo commerciale di libero scambio in corso di negoziato del 2013 tra L’Unione Europea e gli Stati Uniti d’America):. entro maggio saranno approvati nuovi prodotti OGM che gli Stati potrebbero non riuscire a vietare.
Molte associazioni che si battono ogni giorno contro la devastazione dell’ambiente e a favore dell’agricoltura biologica sono presenti con stand e materiale all’Expo di Milano, inaugurato il 1 maggio scorso, fra le proteste della piazza. Una vetrina internazionale finanziata da  Coca Cola, McDonald, Nestlé e Monsanto.
E’ necessario che chi si batte giornalmente per un mondo diverso, per preservare le future generazioni dalla catastrofe, rimanga dall’altra parte della barricata, cioè nelle piazze che in questi giorni hanno protestato contro le multinazionali della morte. E’ necessario che i comitati e le associazioni che si battono quotidianamente per la difesa dell’ambiente contribuiscano alla costruzione di un largo movimento di massa, un movimento che unisca chi si batte per la difesa dell’ambiente e contro l’ingordigia delle multinazionali, con chi si batte contro la privatizzazione della scuola pubblica, la difesa della sanità, per la difesa dei posti di lavoro,  come ha tentato di fare la parte migliore della protesta scesa in piazza il 1 maggio scorso a Milano.
E’ necessario denunciare che non si può sperare di “nutrire il pianeta”, e soprattutto nutrirlo in modo sano, partecipando alle vetrine internazionali pagate con il denaro sporco di sangue delle vittime di chi questo pianeta lo distrugge ogni giorno per il profitti di pochi capitalisti.
E’ necessario, per vincere,  oggi come sempre nella storia, scendere in piazza uniti.


                      Donne in Lotta No Austerity

                      


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