domenica 31 maggio 2015

articolo di Tiziana Simonetti (ABC Economics) che prende in esame l’impatto economico a medio e lungo termine di EXPO 2015.

#EXPO2015: un sogno costato 14 miliardi

Dati generali Impatto economico nazionale

Un recente studio commissionato da Expo 2015 SpA a CERTeT – Università Bocconi valuta l’impatto dell’esposizione universale sull’economia italiana, stimando una ricaduta positiva sul Pil per circa € 70 Miliardi, cui corrisponde un incremento di valore aggiunto pari a circa € 29 Miliardi.
Tra le aree che beneficeranno maggiormente:
Infrastrutture: 74,5%
Costi di gestione evento: 3,8%
Partecipazione ad EXPO Milano 2015 dei Paesi: 1,9%
Attrattività turistica: 16,5%
Attrattività di investimenti diretti esteri: 3,3%.
Sempre secondo il sopracitato studio, EXPO Milano 2015 avrà rilevanti impatti sull’occupazione nazionale, oltre che lombarda, in particolare: (1) l’occupazione generata in modalità diretta, indiretta ed indotta sarà pari, nel decennio 2011-2020, a circa 61.000 persone occupate in media ogni anno e (2) il fabbisogno occupazionale avrà un picco nel triennio 2013-2015 e sarà variamente distribuito sia negli anni precedenti che in quelli successivi all’evento.
Si stima inoltre un gettito fiscale di 11,5 Miliardi per le attività in qualche modo legate all’EXPO, gettito ripartito tra imposte dirette (64%) e indirette (36%).

Gli effetti sull’economia italiana legati alla realizzazione di EXPO Milano 2015 sono stimati utilizzando un modello matematico che si avvale della metodologia delle “interdipendenze settoriali”. Tale metodologia (basata sulla struttura dell’economia italiana resa disponibile dall’ISTAT) descrive, disaggregata per settori, l’attività di produzione di beni e servizi che si realizza in un dato periodo nel sistema economico a seguito di un aumento della domanda per maggiori investimenti e spese.
Vedi grafico 1 sotto. Dati in miliardi di Euro. Fonte: Rapporto di Sostenibilità 2013. Basato sullo studio: L’indotto di Expo 2015, rapporto di ricerca per Camera di Commercio Milano.
Grafico 2. Fonte: Studio del CERTeT – Università Bocconi.

I costi delle infrastrutture

Gli investimenti infrastrutturali diretti che sono stati previsti per le opere funzionali alla realizzazione dell’Esposizione Universale sono pari a circa € 1,7 Miliardi relativi alla realizzazione dei padiglioni fieristici e alle opere di urbanizzazione e alle infrastrutture tecnologiche. Mentre più di €12 miliardi sono stati destinati per la realizzazione di opere connesse all’Esposizione Universale come interventi sulla rete metropolitana, stradale, ferroviaria.
I costi e il valore aggiunto della gestione evento

I costi complessivi di gestione dell’evento, escludendo ammortamenti e imposte, si prevede ammontino a circa € 1 Miliardo, e hanno un impatto sulla produzione di quasi € 2,4 Miliardi, generando oltre 1 Miliardo di valore aggiunto.

Le spese e gli investimento dei Paesi esteri ad Expo Milano 2015

Poi ci sono gli investimenti e le spese sostenute in Italia dai Paesi che partecipano all’Esposizione Universale. Le spese effettuate in Italia da parte di Stati e Istituzioni straniere sono di circa € 0,5 Miliardi, suddiviso in: € 0,2 Miliardi di investimenti per spese costruzione degli spazi espositivi e le strutture accessorie; € 0,1 Miliardi di investimenti per l’allestimento degli spazi espositivi; € 0,2 Miliardi di spese di gestione operativa degli spazi espositivi. L’impatto stimato sulla produzione attivata dagli investimenti complessivi dei Paesi partecipanti ad Expo’ è pari a € 1,3 Miliardi e a € 556 Milioni di valore aggiunto.

La spesa turistica

Un impatto significativo è dato dai visitatori attesi nei sei mesi di apertura dell’Esposizione Universale. Essendo stata stimata la presenza di circa 20 Milioni di visitatori.
 La spesa turistica indotta da Expo Milano 2015 risulta pari a € 3,5 Miliardi, di cui € 1,5 Miliardi per l’alloggio, € 1,2 Miliardi nella ristorazione e € 758 Milioni di altre spese; l’impatto sulla produzione è di € 9,4 miliardi.

Scopo dell’Esposizione e’ inoltre quello di aumentare l’attrattiva del Paese generando un flusso aggiuntivo di turisti che visitano il Paese e la città nei mesi di apertura dell’esposizione.

La spesa complessiva dei turisti “aggiuntivi” è stimata in € 212 Milioni e la produzione attivata a € 572 Milioni. Tra le eredità che gli eventi lasciano alle città ospitanti, oltre a un miglioramento delle infrastrutture vi è anche la possibilità di un’ottima reputazione nel saper organizzare eventi di dimensione internazionale, perciò L’Expo’ potrebbe essere un asset per la città di Milano nel valore del mercato congressuale. L’Impatto economico atteso per il maggior numero di partecipanti a congressi è di € 375 Milioni. La produzione attivata è di oltre € 1 Miliardo. L’insieme delle spese aggiuntive indotte dai visitatori previsti sia dall’attrattiva turistica che dall’attrattiva congressuale sono pari ad oltre € 4 Miliardi, che attivano una produzione aggiuntiva di € 11 Miliardi e danno origine a circa € 4,8 Miliardi di valore aggiunto.

L’attrattività per investimenti esteri

Come dimostrano studi realizzati in previsione di eventi simili, grazie all’incremento dell’attrattiva sopra descritta, è probabile, che si verifichi un aumento dei flussi di investimenti diretti esteri (IDE): i cosiddetti “greenfields” (indipendenti quindi da operazioni di acquisizione di imprese già esistenti). Sulla base degli andamenti dei “greenfields” avvenuti in Lombardia negli ultimi anni, si è stimato un potenziale aumento annuo indotto da Expo’ del 7%, pari a circa 183 Milioni, considerato anche questo per un massimo di 5 anni. L’impatto diretto complessivo legato al maggior flusso di investimenti greenfields è pari a € 914 Milioni, la produzione attivata è di € 2,5 Miliardi, il valore aggiunto è pari a circa un miliardo.

Fattori economici vs fattori politici

Roberto Perrotti docente alla Columbia University di New York e professore ordinario all’Università Bocconi nel suo libro “Perché L’Expo è un grande errore” da una sua valutazione. Né la corruzione né i ritardi sono il problema principale di Expo 2015. Il problema principale è che l’Expo non sarebbe dovuto accadere. La decisione di fare l’Expo è stata prima di tutto politica ed emotiva, tuttavia questa ubriacatura collettiva è stata supportata e legittimata da stime economiche azzardate, che ne hanno avallato i voli pindarici.  Le stime sono state accettate acriticamente dai mezzi di informazione, ripetute e tramandate poi in innumerevoli occasioni, sbandierate da politici e commentatori e queste stime hanno instillato il miraggio di centinaia di migliaia di posti di lavoro e di altri enormi benefici economici a costo zero”.

Perché i costi sono sovrastimati?

Perrotti continua: ” Il primo costo da considerare ovviamente è che i soldi non piovono dal cielo. Per investire 3,2 miliardi prima o poi bisogna alzare le tasse di circa 3,2 miliardi (questo non significa che l’Expo non possa essere finanziato in deficit, ma solo che prima o poi bisognerà ripagare il debito alzando le tasse). Ma alzare le tasse riduce la produzione e il Pil. Un esempio sono i flussi turistici. Si attendono 20 milioni di visitatori, di cui circa 15 milioni italiani. I loro consumi non sono tutti aggiuntivi. Nei due giorni che visiteranno l’Expo il visitatori ridurranno altri tipi di consumi: andare al ristorante nella propria città, oppure allo stadio o a un museo. Tutti questi consumi mancati dovrebbero essere conteggiati in riduzione dei consumi aggiuntivi.

Usi alternativi dei fondi: Se invece nel caso le stime possano mostrare ad esempio un aumento di produzione e Pil, varrebbe la pena intraprendere il progetto? Perrotti risponde: “Non necessariamente”. “Ci potrebbero essere altri progetti che generano un aumento ancora maggiore, e ad un costo inferiore”. “Per un politico e un amministratore è molto più appariscente ed appagante fare l’Expo. Ogni politico sogna di essere un grande statista. Ma non è di questo che hanno bisogno i cittadini. Soprattutto non se questi sogni di grandezza costano 14 miliardi di euro. Quando fallisce ogni argomento razionale, c’è sempre il suo valore simbolico. La grande opera serve per “creare un simbolo per il paese”, “un fulcro su cui catalizzare le energie di rinnovamento”, per “realizzare un sogno che vada al di là dell’ordinario”. “Se questa è la giustificazione, allora il costo dell’opera e i suoi benefici diventano secondari….ma non basta invocare l’“effetto sogno” per giustificare qualsiasi cosa… “Quando si rinuncia ad ogni considerazione razionale di costi e benefici per la collettività, il rischio è che, passata la sbornia retorica, i simboli e i sogni di ieri diventino delle zavorre, o addirittura degli incubi di oggi”.

http://abceconomics.com/2015/05/05/expo/


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