di Maddalena
Balacco
tratto dal sito : giornalettismo.com
Dopo le
polemiche sugli articoli che ieri accusavano i giovani di non voler lavorare, “In migliaia rifiutano 1500
euro per lavorare a Expo 2015″, ma i ragazzi raccontano un’altra storia. ecco le risposte che loro stessi ci
hanno inviato. E che raccontano la storia di chi chiede solo la possibilità di
potersi mantenere in un posto spesso lontano da casa, nella speranza - un
giorno - di poter cambiare la propria vita. Lavorando.
“Io ci
tenevo davvero”. Così concludeva la sua testimonianza Martina Pompeo, la prima
ragazza che ci ha scritto indignata, dopo aver letto un articolo del Corriere
della Sera dal quale si evinceva come per la Manpower, azienda di recruiting
che selezionava i profili per Expo 2015, avesse trovato non poche difficoltà:
addirittura, diceva l’articolo, in molti non si erano presentati alla firma del
contratto senza avvisare. I motivi? La scomodità, i turni di sabato e domenica,
e via dicendo. Giovani che avevano così rinunciato a sei mesi di stipendio, e
uno stipendio non da poco: dai 1300 ai 1500 euro. E subito si era levata
l’indignazione popolare: ma come? E cosa volete ancora? Il pensiero era andato
ai “bamboccioni” di Padoa Schioppa e agli Choosy di Elsa Fornero. Ma loro, i
ragazzi, si sono ribellati. “Non è andata così”, ci hanno fatto sapere via
email. Ecco cosa ci hanno raccontato
“VENIVO
DALL’AUSTRALIA” - Ovviamente non possiamo confermare la veridicità di tutto
quello che ci è stato scritto, ma i particolari sono simili in tutte le storie
che abbiamo letto sin qui. La prima a scriverci è stata Raffaella: “Quando ho
letto i vari articoli che circolano in questi giorni riguardo all’abbandono di
Expo da parte dei giovani mi sono sentita profondamente disgustata ed indignata
e, avendo vissuto l’esperienza delle selezioni in prima persona, sento il
bisogno di raccontare la mia versione dei fatti.”
La sua
vicenda inizia come molte altre abbiamo avuto l’occasione di leggere:
Tutto ha
avuto inizio il dicembre scorso quando ho inviato le prime candidature per
prendere parte al grande evento. Al momento mi trovavo in Australia per lavoro
ed avevo appena deciso di rimpatriare per motivi personali. Mi ero, quindi,
messa in cerca di un’occupazione a breve termine per il periodo che avrei
dovuto passare in Italia prima di ripartire per continuare i miei studi in
Olanda. I sei mesi di Expo facevano proprio al caso mio come tempistica, come
opportunità, come tipo di lavoro, ecc; un po’ meno come retribuzione, ma
vivendo non lontano da Milano e non avendo una famiglia da mantenere me la
sarei fatta andare bene.
Così anche
lei invia la domanda:
Dopo il
ritorno a casa e alcuni mesi di silenzio, ero convinta che le selezioni fossero
già concluse, data l’imminenza dell’evento, e che quindi la mia candidatura non
fosse andata a buon fine. Invece no. Il 6 marzo vengo contattata per un primo
colloquio di gruppo da Manpower per la posizione di hostess che richiedeva la
conoscenza delle lingue cinese e inglese. Nonostante i metodi di selezione
piuttosto discutibili – nessuno nella stanza, a parte i candidati stessi,
sapeva parlare cinese – il colloquio va a buon fine e resto in attesa della
chiamata per avere un colloquio con il cliente che mi avrebbero affidato.
Seguono altre settimane di silenzio e di frustrazione, mando mail e non ricevo
risposte.
La mancata
comunicazione è uno dei punti ricorrenti nelle testimonianze che ci sono
pervenute
Finalmente
mi chiamano, ma non per il colloquio che aspettavo, bensì per prendere parte ad
un generico corso di formazione della durata di 16 ore, sottolineandomi che
questo non sarebbe risultato in una sicura assunzione. I giorni 8 e 9 aprile mi
reco a Milano per prendere parte al corso ed ho la possibilità di incontrare
altri canditati ad uno stadio più o meno avanzato del processo di selezione, ma
nessuno con un contratto in mano. Tutto questo a meno di un mese dall’apertura.
Ad oggi, 22 aprile, non ho ancora ricevuto la fatidica chiamata che, come mi
hanno assicurato più volte, avrei dovuto ricevere. Ho perso tempo e soldi ed ho
preso parte ad un inutile corso di formazione pagato dai contribuenti. Ora mi
sento raccontare che il processo di selezione è stato difficoltoso a causa dei
giovani italiani che si sono rivelati come sempre bamboccioni e svogliati. Non
ci sto. Sono schifata da come si tenti di trovare nei giovani un capro
espiatorio per un probabile flop (almeno da questo punto di vista) dell’evento,
per non andare invece ad additare la poca competenza, la disorganizzazione e
gli intrallazzi delle varie agenzie e organi responsabili.
Eppure
qualcosa di buono l’esperienza l’ha portato
Tuttavia,
sono contenta di aver preso parte a questo lungo e lento processo di selezione
perché ho avuto il piacere di conoscere tanti giovani preparati e volenterosi,
disponibili a lavorare qualsiasi giorno e in qualsiasi orario e, nei limiti del
possibile, con uno stipendio da fame. A quanto pare, però, molti di questi
giovani così capaci e con tanta voglia di mettersi in gioco e crescere,
dovranno a malincuore lasciare il loro bellissimo paese e i loro affetti per
poterlo fare. In Italia, infatti, non solo sono sottostimati e per nulla
valorizzati, ma sono addirittura presi di mira e stigmatizzati da un sistema
che si basa su anni di mala gestione della cosa pubblica, sulla scarsa
lungimiranza e sulla cattiva informazione.
“UNA PERDITA
DI TEMPO” - Chi lamenta poca comunicazione e chi, in alcuni casi, “troppa”. E’
il caso di Matteo, che abita a Firenze e ha 32 anni, e ha voluto dire la sua
sentendosi colpito nell’orgoglio:
Il 24
febbraio mi sono registrato al portale Manpower ed ho inviato la mia
candidatura come steward e come addetto alla comunicazione. Lavorare all’Expo è
un’esperienza che mi affascina e ogni tanto, mi piace “scappare” da Firenze per
confrontarmi con altre realtà. La risposta mi è arrivata l’indomani con una
mail per invitarmi a partecipare ad un colloquio di gruppo, in data 2 marzo,
per approfondire il mio profilo. Sono salito a Milano ed ho fatto il colloquio
che è durato un paio d’ore.
Anche qui,
Manpower sparisce.
Non ho avuto
più notizie da parte di Manpower e credevo di non aver passato la selezione, ma
l’8 di aprile mi è arrivata un’altra mail dove mi si chiedeva di tornare poiché
ero idoneo per la posizione di steward. Ho dovuto rimandare a causa di
un’estrazione di un dente del giudizio e mi hanno invitato per l’incontro del
17 aprile.
Nella mail c’era scritto che durante il colloquio ci avrebbero dato delle
informazioni più dettagliate per quel che riguarda il padiglione di
destinazione, le specifiche contrattuali e la turnistica. Ho preso il treno e
sono tornato a Milano.
Cosa succede
a Milano?
All’incontro
eravamo una trentina di persone ed è durato circa venti minuti. Ci hanno detto
che eravamo tutti assunti, il nome dello stand, la tipologia (quarto livello
CNAI) e la durata del contratto (sei mesi) e che l’orario sarebbe stato dalle
28 alle 36 ore con uno stipendio massimo di €1100 lorde. Tutto senza alcuna
agevolazione né di domicilio (alla mia domanda: “scusate ma potete consigliarci
in che zona cercare” mi hanno risposto “vai su internet e arrangiati”) né di
trasporti, né di mangiare (tenendo conto che il tema dell’Expo è
l’alimentazione fa abbastanza ridere) e che le ore di lavoro ci sarebbero state
comunicate soltanto alla firma del contratto. Cosa che in tutta onestà mi
sembra assurda. La maggior parte delle persone che, come me, provenivano da
fuori Milano, si sono irritate dato che le informazioni potevano benissimo
darcele per mail e non facendoci salire ancora una volta per venti minuti
soltanto.
Ma Milano
non ne aveva ancora abbastanza
Lunedì 20,
mi è arrivata l’ennesima mail dove sarei dovuto tornare a Milano per l’ennesima
volta a firmare il contratto. L’appuntamento mi è stato dato alle 9 di mattina,
cosa per me impossibile dato che il primo Freccia Rossa arriva a MiCentrale
alle 9. Mentre mi stavo convincendo su come passare la notte alla stazione, un
dipendente di Manpower mi chiama al cellulare per dirmi che le informazioni sul
tipo di contratto erano sbagliate: non più un quarto livello bensì un sesto per
la cifra di 1100€ lorde. Anche se non poteva, mi ha svelato in anteprima le ore
del mio contratto ovvero 35 settimanali per uno stipendio netto di circa
900€.Venendo da Firenze, in quelle 900€ devo pagarmi un affitto nell’hinterland
per un monolocale di 30/40 mq (lo preciso perché sono quasi due metri per cento
chili e un po’ di volume lo occupo) che svaria tra i 350/450€, l’abbonamento
alla metropolitana e il mangiare. Gli chiedo se mi può dare almeno un giorno
per pensarci e mi dice che va bene, perché nonostante sia un suicidio più che
un lavoro, non ho ancora deciso cosa fare. Ad oggi, quando manca quasi una
settimana dall’inizio dell’esposizione, so di essere stato assunto ma non ho
ancora firmato niente e nel mio caso è Manpower ad essere sparita.
Matteo è
demoralizzato
Sinceramente,
la mia idea è quella di mandare tutti in quel posto perché io mi sento
profondamente sminuito come persona. Sono cresciuto in una famiglia dove mi
hanno insegnato come prima cosa il rispetto. Un valore che con il passare degli
anni sta diventando antico quanto accendere il fuoco con due pietre. Sono
d’accordo sul fatto che in tanti hanno le spalle tonde, ma non mi sembra giusto
puntare le luci dei riflettori su di loro e il tono dell’articolo l’ho trovato
molto offensivo nei confronti di chi, come me, ha sempre lavorato con dignità.
Ho lavorato mattina, sera, sabati, domeniche e giorni festivi per poter avere
la mia casa, la mia indipendenza e non essere un peso per le finanze della mia
famiglia. Di conseguenza, non accetto di essere trattato come una bestia da
persone incompetenti che non sono in grado di (dis)organizzare la selezione di
un evento mondiale come questo. Se certe cose non le sappiamo fare, lasciamole
fare a chi sa. Ci eviteremo tutti una grossa perdita di tempo. Se posso
permettermi di darvi un consiglio, prima di uscire con questi titoloni che non
fanno bene a nessuno, cercate di ascoltare entrambe le campane e non soltanto
quelle che vi fanno comodo per creare ancora più malumore in questo paese di
lobotomizzati di reality show.
“LO
STIPENDIO NON ERA QUELLO!” - E’ infine la volta di Stella:
Ho una
laurea triennale in mediazione linguistica e una laurea magistrale in
Interpretariato di conferenza presso l’università IULM di Milano. Come molti
ragazzi ho inviato la candidatura per lavorare all’Expo ma non mi sono mai
stati offerti 1500€ NETTI al mese. A dicembre ho inviato 2 cv che mi hanno
portato a fare 4 colloqui distribuiti su 5 mesi. Due colloqui presso Adecco e
due presso Manpower.Venivano selezionati hostess/steward e guide per i
padiglioni con conoscenza dell’inglese e di una seconda lingua tra (spagnolo,
arabo, russo e cinese). Superata la selezione da adecco (test di lingua via mail
e colloquio di gruppo) mi è stato detto che per loro risultavo idonea, ma i
responsabili del padiglione avevano scelto altri candidati.
Stella non
ce l’aveva fatta, ma.
Ero però
invitata a seguire due settimane di corso di formazione sulla sicurezza con
orario 9-18 a Milano per ricevere “l’accreditamento” per entrare expo. A mia
domanda: accreditamento per lavorare dove? Mi viene risposto che potrebbero
chiamarmi per fare delle sostituzioni durante questi 6 mesi. Chiedo di poterci
pensare, poi rifiuto e successivamente vengo di nuovo contattata
telefonicamente da Adecco per propormi di fare richiesta la “dote lavoro” di
regione lombardia cosa che mi permetterebbe di seguire il corso gratuitamente
(ah, che fortuna!) A questo punto comunico via mail che non sono interessata a
seguire il corso per fare la riserva. Per quanto riguarda i termini del
contratto in fase di colloquio ci avevano comunicato che in caso di assunzione
saremmo risultati dipendenti di Adecco con contratto commerciale, la
retribuzione non era stata resa nota. Avremmo firmato prima un contratto di
prova di un mese e mezzo e poi se il cliente era soddisfatto si sarebbe firmato
un altro contratto. Nessuno ha parlato di 1500€ netti. Solo al candidato che
percepiva 1600€ di cassa integrazione è stato detto che non era possibile
lavorare e percepire la cassa integrazione e quindi consigliato di valutare
attentamente se fosse conveniente rinunciare alla cassa visto che lo stipendio
sarebbe stato molto inferiore.
La vita dei
ragazzi che dovevano scegliere di trasferirsi a Milano (e pagarsi il
trasferimento)
Presso
manpower invece su richiesta insistente di ragazzi provenienti da Bari, Napoli
e alcune regioni del centro-nord ansiosi di sapere se potevano permettersi di
affittare una stanza a Milano, la selezionatrice ha indicato una retribuzione
di 7€ l’ora, e uno stipendio lordo di 1200€ per una hostess full time. Peccato
che poi di fatto venivano offerti turni da 4 o 6 ore, con contratti part-time.
All’expo si lavora 5 giorni alla settimana su turni da lunedì alla domenica, 2
giorni di riposo non consecutivi e con orario dalle 09.30-15.30 o dalle 15.30
alle 21.30. So di amici e colleghi di università che il primo maggio
inizieranno a lavorare percependo 900€ netti al mese, hanno 25 anni, sono laureati
in mediazione linguistica e vivono con mamma e papà a Milano, quindi non devono
sostenere spese di affitto. Chi invece doveva affittare una stanza singola a
Milano per questi sei mesi ha probabilmente capito che dei 900€ gli sarebbe
rimasto ben poco. Chi invece avrebbe dovuto fare il pendolare e spostarsi tutti
i giorni con treno e metropolitana da Novara, Pavia e altre città verso Rho ha
valutato gli orari e si è reso conto che quando di turno fino alle 21.30
sarebbe arrivato a casa verso mezzanotte. Mi sembrano normali ragionamenti da
fare prima di accettare un lavoro. Se siamo conosciuti in tutto il mondo come
un popolo che ama i piaceri della vita non possiamo pretendere che i giovani
italiani siano stakanovisti robotizzati pronti a macinare km con il trasporto
pubblico attraversando la lombardia e disposti a lavorare con salario minimo
dormendo sotto i ponti bruciando la laurea per scaldarsi con un falò nel parco.
LA RISPOSTA
DI MANPOWER - La precisazione di Manpower, arrivata in serata, parlava di un
dato interpretato in maniera fantasiosa: l’80% non aveva rifiutato, bensì non
aveva continuato l’iter di selezione per le mansioni richieste. In più i numeri
si riferivano solo a delle figure ben precise e non a tutte quelle selezionate
per l’evento. In sostanza quelle percentuali e quei dati avrebbero dovuto
riferirsi solo a delle figure ben precise, quelle che avrebbero ricevuto il
famoso stipendio di 1300/1500 euro, e non a tutte.
GIOVANI E
LAVORO – L’occasione, tuttavia, porta a qualche considerazione su come
ultimamente venga raccontata la condizione dei giovani in cerca di lavoro.
Troppo spesso ci si ferma a dati e racconti probabilmente malposti, per
disegnare un quadro in cui i giovani risultano viziati bamboccioni che non
hanno voglia di fare niente. Le lettere che abbiamo letto dicono altro, ma
dicono altro anche i tanti ragazzi che ogni giorno, partita Iva alla mano,
cercano di inventarsi un futuro in un mercato sempre più difficile. Persone,
ragazzi, che abbandonano le loro case in cerca di fortuna, e chiedono solo di
poter “campare” senza dover pesare su genitori che, spesso, non possono
permettersi di assisterli. Non esistono solo choosy e bamboccioni, figure che
forse erano simil-veritiere cinque o dieci anni fa, ma oggi restituiscono una
verità fallace, resa tale da una crisi che non permette nemmeno di avvicinarsi
alla ricerca del lavoro con la solidità necessaria per potersi permettere i
sacrifici che comporta la gavetta. Gavetta che, dall’altro lato, non deve
essere sfruttamento. Forse raccontando meglio questa realtà si rende al paese
un servizio migliore. Al paese e a quei giovani che sono già abbastanza
umiliati dalla loro condizione, senza che nessuno li accusi di pigrizia senza
conoscere le loro storie.
http://www.giornalettismo.com
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